giovedì 27 novembre 2025

La fine silenziosa del correttore di bozze

 

Per decenni il correttore di bozze è stato il custode invisibile della parola scritta. Non compariva mai in prima fila, non firmava articoli né editoriali, ma la sua impronta era ovunque: nei titoli privi di refusi, nelle pagine curate fino all’ultima virgola, nella credibilità che un giornale poteva vantare davanti ai suoi lettori. Era un mestiere paziente e meticoloso, fatto di occhio allenato e di rigore filologico.

Con l’avvento dei sistemi digitali, tra gli anni ’80 e ’90, la figura del correttore cominciò a perdere terreno. Gli editori, spinti dalla necessità di ridurre i costi e accelerare i tempi di produzione, decisero di affidare la revisione direttamente ai redattori. Questi ultimi, già gravati dal compito di scrivere e impaginare, si trovarono a dover controllare testi in condizioni di urgenza continua. La logica industriale del “fare presto” ebbe la meglio sulla cura artigianale: il correttore di bozze fu progressivamente eliminato, sostituito da "software" di controllo ortografico (quasi sempre non "affidabili") e da procedure interne meno rigorose.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I titoli che scivolano, i refusi che trapelano, gli strafalcioni che diventano virali sui "social": piccoli incidenti linguistici che, accumulandosi, minano la reputazione delle testate. Non si tratta solo di errori di ortografia: spesso emergono sviste sintattiche, improprietà lessicali, persino confusioni logiche che un occhio esperto avrebbe intercettato.

La scomparsa del correttore di bozze è anche la scomparsa di un certo modo di intendere il giornalismo: quello che considerava la precisione linguistica parte integrante della notizia da comunicare. Oggi, la sua assenza è percepita soprattutto da chi vigila con attenzione filologica, e la sua figura appare quasi mitologica, simbolo di un’epoca in cui la parola stampata era trattata come un bene prezioso, da proteggere e custodire.

Dove manca il correttore, la lingua perde il suo guardiano silenzioso.

Da un giornale in rete:

L’etargo degli orsi si accorcia: colpa del clima

C’è n’è per tutti: il Black Friday invade i negozi  




1 commento:

Matteo Rinaldi ha detto...

Pensate se uscisse il nuovo disco di un artista senza l’enorme lavoro di chi ripulisce i suoni e li fonde assieme in modo perfetto. Non riconoscereste l’artista, ve lo assicuro.
Il correttore di bozze era importante tanto quanto. Grazie Fausto!