sabato 15 novembre 2025

“Solecista": il volto nascosto dell’errore linguistico

 

In un contesto comunicativo in cui la parola costituisce il principale veicolo di relazione, informazione e identità, il modo in cui ci si esprime assume una rilevanza crescente. Nonostante la centralità del linguaggio, manca tuttora una designazione specifica per il soggetto che commette errori linguistici in modo sistematico. Si ricorre, per lo più, a espressioni generiche quali “parlante scorretto” o “persona che fa errori”, formule descrittive che non offrono una denominazione univoca né una sintesi efficace del fenomeno. A partire da tale vuoto lessicale, chi scrive propone il neologismo “solecista”, coniato per identificare, con precisione e leggerezza, chi si discosta abitualmente dalle norme della lingua codificata.

Il lessema è tratto da “solecismo”, voce – che affonda le radici nel greco soloikismós – impiegata per designare gli errori linguistici attribuiti agli abitanti di Soli, colonia greca in Cilicia. La formazione di “solecista” risulta morfologicamente coerente: il suffisso -ista, ampiamente produttivo in italiano, è comunemente utilizzato per indicare chi pratica o incarna un comportamento, una disciplina o una tendenza (si pensi a pianista, latinista, sofista, revisionista). “Solecista” si inserisce dunque con naturalezza in tale paradigma morfologico, con una sfumatura che può essere tanto ironica quanto descrittiva.

Abbiamo notato, in proposito, che siamo stati preceduti nell’ “invenzione”. Da Google Libri, ricerca avanzata, abbiamo scoperto che il termine si trova, cronologicamente, in alcune opere:

Il “solecista”, dunque, è colui che, per abitudine, ignoranza, trascuratezza o disinvoltura, si esprime (e scrive) in modo scorretto rispetto alla lingua codificata, ovvero alla varietà linguistica regolata da norme grammaticali e sintattiche condivise. Non si tratta di un lapsus occasionale, bensì di una tendenza sistematica, di uno stile espressivo che ignora o sfida le convenzioni linguistiche. Il “solecista” può essere lo studente che infarcisce i propri elaborati di errori, il politico che inciampa nei congiuntivi, il commentatore che maltratta la punteggiatura, ma anche il professionista distratto, il giornalista frettoloso, il chiacchierone da bar. La figura del “solecista” è trasversale e diffusa, e proprio per questo merita una denominazione specifica.

Il neologismo risponde a un’esigenza di precisione concettuale: finora si è ricorso a perifrasi o descrizioni generiche, ma è mancata una parola che sintetizzasse il fenomeno con efficacia. “Solecista” si presta inoltre a un uso ironico e non stigmatizzante, risultando adatto a contesti didattici, giornalistici, culturali e persino letterari. Può assumere la funzione di etichetta scherzosa, di lemma da glossario linguistico, di segnale stilistico.

Come ogni neoformazione, “solecista” richiede un uso consapevole. Non deve trasformarsi in uno strumento di esclusione o di derisione, bensì in un’occasione per riflettere sull’uso della lingua, per promuovere consapevolezza linguistica e per favorire un’educazione fondata sul rispetto e sulla precisione. La sua efficacia sta nell’equilibrio tra rigore e leggerezza, tra osservazione critica e gioco linguistico.

In conclusione, “solecista” è una parola nuova (?), ma necessaria. In un’epoca in cui tutti parlano, scrivono e commentano, soprattutto nei “salotti televisivi”, attribuire un nome – senza cattiveria, ma con spirito critico – a chi si esprime e parla in modo scorretto rappresenta un atto di civiltà linguistica. Che si tratti di un insegnante, di un linguista, di un redattore o di un semplice amante delle parole, adottare il termine, adoperarlo e diffonderlo significa contribuire alla cura del linguaggio. E, in definitiva, alla qualità del pensiero.

Perché non lemmatizzare il sintagma in oggetto nei vocabolari dell’uso?

solecista /so·le·cì·sta/ s.m. e f. [der. di solecismo, con suff. -ista]. – Chi si esprime in modo scorretto rispetto alla lingua codificata, per abitudine, ignoranza o trascuratezza. ◆ È solecista il parlante che commette sistematicamente errori di costruzione, concordanza, uso verbale o lessicale. ◆ Uso ironico e descrittivo.





***

Un aggettivo “boicottato”: saporifero


È curioso notare come i vocabolari dell’uso, dal Treccani al Sabatini Coletti, sembrino ignorare o “boicottare” l’aggettivo saporifero, preferendo lemmi più consolidati come gustoso, sapido, aromatizzante. Eppure, la parola ha tutte le carte in regola per esistere.

Il lessema nasce da una formazione perfettamente regolare: dal latino sapor (“sapore”) + il suffisso -fero (“che porta, che produce”). Letteralmente, dunque, saporifero significa “che produce sapore, che dà gusto”, sul modello di parole ben accettate come odorifero, fruttifero, frigorifero, soporifero ecc.

Nonostante l’assenza nei dizionari dell’uso, saporifero compare in numerose pubblicazioni, soprattutto in ambito letterario e saggistico, dove viene adoperato per dare un tono ricercato o per sottolineare la capacità di un ingrediente, di un piatto o persino di un’immagine di “portare sapore”.

La mancata registrazione di saporifero nei vocabolari non riflette la sua vitalità: il sintagma vive e circola, dimostrando che la lingua non si lascia imbrigliare dalle scelte lessicografiche. Forse è tempo che i dizionari smettano di trascurarlo, anzi di ignorarlo, e gli diano il posto che merita.

 ***

La lingua “biforcuta” della stampa

Incendio in un palazzo del centro, pompieri in azione immediata

Clima: ondata di calore record, metereologhi avvertono sui rischi

La polizzia locale intensifica i controlli nel centro storico

Incidente stradale sull’autostrada, traffico bloccato per ore



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

Nessun commento: