Contrariamente a quanto riportano le comuni grammatiche e i comuni
vocabolari, l’aggettivo e sostantivo “purosangue” non è tassativamente invariabile.
Essendo un nome composto si può pluralizzare secondo la regola della formazione
del plurale dei nomi composti. Tale norma stabilisce che i nomi composti di un aggettivo
e un sostantivo formano di regola il plurale come se fossero nomi semplici (cambia,
quindi, la desinenza del sostantivo): il biancospino, i biancospini; la vanagloria, le vanaglorie;
il purosangue, i… purosangui. Coloro che
preferiscono dire e scrivere “purosangui”, pertanto, non possono essere tacciati
di crassa ignoranza linguistica. Esiste anche, sebbene di uso raro, un altro
plurale: purisangue. Il plurale
ritenuto errato (purosangui) e, quindi, condannato dagli "addetti ai
lavori", come usa dire, è immortalato in numerose pubblicazioni (tra cui "Parlare italiano" del linguista Leo Pestelli). Attendiamo la riprensione, accompagnata dagli strali, dai/dei soliti "soloni della lingua". Ma tant'è.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Jean-Marie Le Pen ricoverato: situazione «grave» per il fondatore del Front National
La famiglia è vicino a lui
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In questo caso è "più corretto" l'aggettivo vicina.
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Diluvio a Roma, sott'acqua il primo piano di palazzina: evacuati gli inquilini
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Sarebbe interessante sapere a quanto ammonta la spesa per l'acquisto dei lassativi.
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Da “S.O.S. Scrittura – Primo soccorso linguistico” (Picozza – Raso – Strati)
Evacuare - si eviti l’uso di questo verbo quando sta per abbandonare, sgomberare e simili: un palazzo è stato fatto sgomberare.
(Le
immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i
diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)
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