martedì 1 novembre 2022

Sgroi 141 - IL PRESIDENTE / IL PREMIER O LA PRESIDENTE / LA PREMIER (DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)?




di Salvatore Claudio Sgroi


 1. L'evento politico-mediatico

Da quando il 22 ottobre Giorgia Meloni è diventata "presidente del Consiglio dei ministri" si è posto il problema sulla denominazione del capo del governo se al femminile "la presidente del Consiglio dei ministri" o al maschile "il presidente del Consiglio dei ministri". Diciamo subito che il sost. femminile "la presidente" indica a un tempo sia (i) il ruolo di una "persona che, nominata per elezione o con investitura dall'alto, dirige, sovrintende e coordina le attività di un organo, un ente, un'istituzione e sim." (così il Dizionario di De Mauro 2000, anche in rete), sia (ii) l'appartenenza al sesso femminile, mentre il sost. masch. "il presidente" indica soltanto il ruolo svolto in questione, senza alcun riferimento al sesso maschio/femmina o altro che sia.

I due usi del sost., maschile e femminile, sono quindi entrambi previsti dalla grammatica, entrambi corretti e, aggiungiamo, entrambi "ideologici", come argomenteremo più sotto, ovvero di opposta ideologia.

 

2. La scelta "corretta" e "ideologica" di Giorgia Meloni

Dinanzi a questa duplice possibilità la Meloni ha deciso, il giorno della nomina, di voler essere denominata al maschile come "il presidente del Consiglio", peraltro in continuità con la sua prassi linguistica quale presidente del partito "Fratelli d'Italia". Così il Fatto Quotidiano.it 23 ottobre ha potuto intitolare:

"Giorgia Meloni per le comunicazioni ufficiali usa il maschile: “il” e non “la” presidente"",

ripreso in Wikipedia:

"Il giorno stesso comunica la sua scelta di usare gli articoli e i pronomi maschili per la propria carica, venendo dunque identificata nelle comunicazioni ufficiali come "il Presidente del Consiglio".

E così il Messaggero.it 23 ott. ha a sua volta intitolato:

"Giorgia Meloni sarà "il presidente" (al maschile): la svolta linguistica della prima donna premier diventa un caso".

E sottotitolo:

"È questa la formula che userà nelle comunicazioni ufficiali. E non è la prima volta che una donna rifiuta il sostantivo al femminile".

 

2.1. Seguaci e precedenti

Dopo tale presa di posizione, su la Repubblica.it di Palermo 25.X. si è potuto leggere la seguente dichiarazione della vicesindaca di Palermo, Carolina Varchi, di Fratelli d'Italia:

"sono vicesindaco e non vicesindaca"; "Non firmerò alcun atto se la desinenza sarà al femminile", in contrapposizione alla direttiva del segretario generale del Comune.

Tra i precedenti al maschile si ricorderà il caso di Beatrice Venezi, che al Festival di Sanremo affermò di preferire di essere definita “direttore d’orchestra” anziché "direttrice". Su cui ci siamo soffermati a suo tempo in questo blog: 100. "Il direttore d'orchestra" e/a Sanremo (mercoledì 17 marzo 2021) e 101. La femminilizzazione dei nomi e le regole della lingua italiana. A proposito di "direttore/direttrice d'orchestra" (sabato 20 marzo 2021).

Sergio Lepri nel suo Breve manuale di giornalismo (www.sergiolepri.it) ricordava che "Susanna Agnelli voleva essere chiamata (quando lo era) senatore (ma l’Ansa la chiamava “senatrice”, anche per non fare confusione col suo nonno senatore)".

"Nel primo anno di presidenza della Camera Nilde Jotti si diceva “il presidente” (ma accettò poi l’uso dell’Ansa, che la chiamava “la presidente”)".

"All’articolo maschile (“il presidente”) tornò Irene Pivetti (e l’Ansa non fece niente per convincerla; era cambiato il suo direttore)".

"Anche Susanna Camusso si fa chiamare “segretario generale”, nonostante che per anni abbia combattuto il maschilismo di certi operai"

 

3. Una scelta anti-grammaticale ma di "consuetudine sociale"?

Alla luce di quanto sopra, non è quindi condivisibile il giudizio "grammaticale" della storica della lingua (AdnKronos), per la quale "il presidente Meloni non rispetterebbe la lingua italiana", e si tratterebbe solo di una scelta "ideologica" e di "consuetudine sociale":

"Secondo la grammatica italiana Giorgia Meloni dovrebbe essere chiamata la presidente. Ma, dal punto di vista della consuetudine sociale, se la presidente desidera essere indicata come il presidente ne ha diritto."

"Se vogliamo stare alla grammatica e all'aggiornamento della lingua italiana Giorgia Meloni deve essere chiamata 'la presidente' visto che appartiene al genere femminile così come diciamo la giudice, la rettrice".

"Dico solo qual è la forma che rispetta la lingua italiana".

"se queste persone amano essere declinate al maschile è una loro scelta personale e ideologica che non corrisponde all'uso grammaticale".

Sotto il profilo invece della consuetudine sociale, "se la presidente vuole essere chiamata in questo modo ne ha tutto il diritto".

In realtà, non solo la Meloni ne ha il diritto, ma la sua è una scelta "grammaticale" e certamente "ideologica", come l'opposta scelta al femminile "la presidente".

Analoga è la solfa "anti-grammaticale" di Michela Murgia, secondo cui "Bisognerebbe chiedere a Giorgia Meloni per quale motivo ce l'ha con la lingua italiana. Perché 'il presidente' ha il suo femminile che è 'la presidente', quindi non è che si può arbitrariamente decidere quale parte della grammatica italiana rispettare e quale parte no. Quindi non è questione di femminismo, è questione di parlare la nostra lingua".

Non diversamente per il giornalista Paolo Guzzanti "è sbagliato il maschile" (Rai-4, 28.X, 19h30), anche perché a suo giudizio per la Crusca si deve dire "la presidente".

 

3.1. E l'Accademia della Crusca?

Molto più condivisibile invece il giudizio grammaticale del Presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, che in AdnKronos ha dichiarato quanto al maschile:

“Chi preferisce le forme tradizionali maschili ha comunque diritto di farlo”. “Chi vuole interpretate il maschile non marcato come un errore di grammatica, commette un eccesso. Si tratta solo di una preferenza linguistica, magari ormai minoritaria, dettata dall’appartenenza anagrafica a una diversa generazione, o dettata da una cosciente scelta ideologica (una scelta che, di per sé, non vedo come possa essere messa sotto accusa quale fosse un errore grammaticale)”.

Per noi, ripetiamo, una scelta non solo grammaticale ma non meno ideologica di quella al femminile.

 

3.2. Gli oppositori "ideologici" del maschile

Gli oppositori dell'uso maschile del presidente Giorgia Meloni, non hanno mancato di fare sentire la loro voce. Così Laura Boldrini, che in quanto presidente della Camera aveva rivendicato l'uso del femminile, ha dichiarato per l'occasione: "il femminile è bellissimo"; il maschile "lo trovo ridicolo, io non lo farei mai" (in Pagella Politica).

Cecilia Robustelli, adepta delle Raccomandazioni di Alma Sabatini (1987) e sostenitrice del "Progetto Genere e Linguaggio e le Linee Guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo", ha una posizione prescrittivista per il femminile:

"La grammatica italiana ha delle regole ben precise sull'argomento: tutte le forme maschili hanno un corrispondente femminile e il genere grammaticale deve[!!!] riflettere il genere sessuale".

Ancora più prescrittivista con minacce di sanzioni la posizione dell'Usigrai:

"'Il' premier o 'la' premier? Il diktat del sindacato Rai: i giornalisti devono usare il femminile", ricordava il Messaggero.it, che riportava le parole del sindacato:

«Ricordiamo che il contratto Rai Usigrai contiene al proprio interno il Manifesto di Venezia che fa preciso riferimento al linguaggio di genere, e che la policy di genere aziendale, recentemente approvata dal consiglio di amministrazione della Rai indica di usare il femminile lì dove esista. Nessun collega può essere dunque obbligato ad usare il maschile, anzi i giornalisti Rai sono tenuti a declinare al femminile i nomi. Ordini di servizio o indicazioni in senso contrario verranno contestati dal sindacato nelle sedi opportune. Chiediamo alle colleghe, ai colleghi di segnalarci eventuali violazioni».

 

4. La funzione del genere grammaticale

In tutto il dibattito pro e contro il/la presidente, dal mio punto di vista si ignora il fatto essenziale che la funzione del genere grammaticale valida per i nomi animati e non-animati è quella di garantire la coesione sintattica mediante l'accordo, ess. la casa è piccola, la bimba è cresciuta, la vipera (maschio/femmina) è pericolosa, la spia (uomo/donna) è stata scoperta, c'è stata una vittima (uomo/donna). Cfr. i nostri precedenti interventi in questo blog p.e. 2. Per smentire la teoria della lingua sessista (martedì 17 gennaio 2017); 4. Ancora sul sessismo linguistico (venerdì 20 gennaio 2017); ecc., e in sede più accademica Il genere grammaticale e la teoria sessista della lingua, in (As)saggi di grammatica 'laica', Ediz. dell'Orso, 2018, cap. II.

Con i nomi animati, spesso ma non sempre, c'è pure la possibilità di indicare referenzialmente, accanto al ruolo, anche il sesso (limitatamente peraltro a maschio e femmina), che sembra emergere in primo piano, relegando sullo sfondo il ruolo. È quindi evidente che nella scelta grammaticale "del presidente" Giorgia Meloni, la Meloni voglia far emergere il suo ruolo di capo del governo e non il fatto di essere donna.

Proprio il non tener conto della funzione morfo-sintattica a-ideologica del genere grammaticale, ha condizionato il citato Lepri a giudicare "Un inconscio paradossale rigurgito di maschilismo da parte femminista" (p. 20) l'uso del maschile riferito a una donna.

 

5. Conclusione

È quindi un gesto di cortesia rispettare quest'uso al maschile quando ci si rivolge a lei e non di denominarla al femminile, come invece ha voluto fare -- poco cortesemente -- Matteo Renzi in occasione della sua dichiarazione di voto al senato il 26 ottobre.

 

6. La storia continua (in tre atti)

Atto Primo. Il 28 ott. avevamo scritto l'intervento di cui sopra, quando il 29 abbiamo appreso (IlSole24Ore.it; Microsoft Start) e sentito in TV (Rai News 24) che Carlo Deodato, nuovo segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, aveva diffuso la seguente nota:

«A tutti i Ministeri

Gabinetto

ROMA

Per opportuna informazione si comunica che l'appellativo da utilizzare per il Presidente del Consiglio dei Ministri è: 'Il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Giorgia Meloni'

Cordiali saluti

Il Segretario Generale

Carlo Deodato».

 

E in una nota successiva era apparsa la seguente motivazione:

«Tale formula è stata adottata dagli uffici della Presidenza in quanto indicata come la più corretta dall’Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze».

Atto Secondo. Lo stesso Segretario aveva fatto retromarcia con  una comunicazione 

 in cui si precisava: «Tuttavia, il Presidente del Consiglio, On. Giorgia Meloni, chiede che l’appellativo da utilizzare nelle comunicazioni istituzionali sia “Il Presidente del Consiglio dei Ministri”. Si chiede, quindi, di non tener conto della nota in oggetto».

Atto Terzo. A questo punto, la Meloni è intervenuta sui social, ritornando sui suoi passi, a favore di una posizione liberista:

«Leggo che il principale tema di discussione di oggi sarebbe su circolari burocratiche interne, più o meno sbagliate, attorno al grande tema di come definire la prima donna Presidente del Consiglio - scrive Meloni su Facebook - Fate pure. Io mi sto occupando di bollette, tasse, lavoro, certezza della pena, manovra di bilancio. Per come la vedo io, potete chiamarmi come credete, anche Giorgia» (il Tempo.it 29.X).

Resta comunque da vedere quale sarà l'uso ufficiale.

 

 Sommario

1. L'evento politico-mediatico

2. La scelta "corretta" e "ideologica" di Giorgia Meloni

2.1. I seguaci e i precedenti

3. Una scelta anti-grammaticale ma di "consuetudine sociale"?

3.1. E l'Accademia della Crusca?

3.2. Gli oppositori "ideologici" del maschile

4. La funzione del genere grammaticale

5. Conclusione

6. La storia continua (in tre atti)

 

 

 



 (Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)



2 commenti:

falcone42 ha detto...

La Costituzione recita, all'art. 92:
"Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri."
E ancora (art. 93): "Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica."
Evidentemente la Costituzione non fa riferimento al sesso, ma al ruolo. Alcuni possono sostenere che la Costituzione sia maschilista; altri che i Padri costituenti non potevano prevedere che tali ruoli potessero essere ricoperti da donne. E allora? Riscriviamo la Costituzione in termini politicamente corretti? Es. (art. 93): "Il/la Presidente del Consiglio ... nelle mani del/della Presidente della Repubblica".
Penso che siano accuratamente da evitare: "Il primo presidente donna ..." [meglio, secondo me: "La prima donna presidente ..."]; "La Meloni, presidente ..."; ecc.
Circa "il premier / la premier", ricordo che in Italia il premierato non esiste.

Anonimo ha detto...

ottima ed equilibrata disamina, Claudio, scientificamente fondata!
Lorenzo Renzi