Vogliamo vedere come è nata la “merenda” -- sotto il profilo linguistico, ovviamente -- che – come sappiamo (o dovremmo sapere) – è una piccola colazione che si fa, generalmente, nel pomeriggio, tra il pranzo e la cena? Diamo la parola, in proposito, a Lodovico Griffa. “Uno dei castighi (…) per i ragazzi era la privazione della merenda (…). Non discutiamo qui se questo castigo corrisponda ai canoni di una corretta pedagogia; fermiamoci invece a considerare come esso ci riveli un certo modo di pensare a proposito della merenda. Chi ricorreva a questa punizione non intendeva certo privare il ragazzo di una cosa che gli fosse indispensabile o che gli venisse per diritto insopprimibile. Semplicemente pensava di non potergli concedere una cosa, che, essendo un di più, il ragazzo ‘doveva meritarsi’ e che invece con il suo comportamento non aveva meritato. La parola ‘merenda’, infatti, significa proprio ‘cose da meritare’ (è pari pari il gerundivo latino ‘merenda’, da ‘merere’, meritare, propriamente ‘cose da meritarsi per cibo’, ndr) (…). I nostri buoni vecchi dunque vedevano la merenda pomeridiana (che gli adulti usualmente non consumano) non come un pasto indispensabile (…) ma come un premio aggiunto al normale nutrimento: in quanto premio, essa si concedeva solo a chi l’aveva meritata. I pedagogisti, gli igienisti, i pediatri ci diranno se effettivamente la merenda vada considerata a questo modo; di fatto però nei tempi andati il concetto che si aveva, tradito proprio dal nome ‘merenda’, era questo”.
Sempre per gli amatori dell’etimologia [ritenuta, da alcuni linguisti, una
"scienza barbosa" (sic!)], ricordiamo che dal verbo “merere” derivano
alcune parole di uso comune quali “meritare” per l'appunto, “merito”, “emerito”
e… “meretrice”. Quest’ultimo vocabolo è il latino “meretrice(m)” e propriamente
vale “colei che merita un compenso”, “che si fa pagare”, “che guadagna” (per le
sue prestazioni). Da quest’ultimo termine discende, inoltre, l’aggettivo e
sostantivo “meretricio”, con il plurale, si badi bene, ‘meretrici’ per il
maschile e ‘meretricie’ per il femminile. Questa distinzione di plurali vale –
ci sembra superfluo chiarirlo – solo quando il vocabolo è in funzione
aggettivale.
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La lingua "biforcuta" della stampa
MOTORI
Porsche 911, l’impresa in Cile di due prototipi sul vulcano più alto del mondo
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Una domanda ai responsabili del giornale in rete: quanto è alto il mondo?
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Economia | IL RAPPORTO
Bankitalia, in Calabria ricorso a Reddito di Cittadinanza più alto d'Italia
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Anche qui: quanto è
alto il nostro Paese?
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Politica | IL PERSONAGGIO
Chi è Elvira Amata, neo assessore regionale in Sicilia. "Mi attende una nuova sfida"
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In buona lingua: neoassessora.
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DERBY ROMA-LAZIO
Il medico romanista lo salva, Giulio (laziale) lo porta all'Olimpico con lui: "Una promessa mantenuta"
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Senza parole!
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IL CASO
"Senza luce e stipendi, fatture false per lavorare nelle coop della moglie di Soumahoro": denunce di sfruttamento da parte di minorenni ospiti delle due strutture
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Correttamente: senza luce né stipendi. Si veda qui, al
punto 5.
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IL GIALLO
Uccise tre prostitute nel quartiere Prati. Non si esclude l'ipotesi serial killer
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I redattori addetti alla cronaca di Roma, di un autorevole quotidiano cittadino (in rete), dovrebbero conoscere la città di cui trattano. L'urbe è suddivisa in: rioni, quartieri, suburbi e zone. Prati è il XXII rione, non quartiere. Ma anche i vari TG non sono da meno. Tutti, all'unisono: quartiere Prati.
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Il vecchio arbusto nella caduta ha anche danneggiato una parte del sistema di areazione della terapia intensiva Covid e distrutto la cancellata dell'ospedale
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Correttamente: aerazione.
Stupisce, in proposito, il vocabolario Treccani in rete: ammette, anche se come
seconda occorrenza, la forma aereazione [aerazióne
(e aereazióne)].
(Le
immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i
diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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