I baci che ti ho dato o i baci che ti ho dati? Siete stanchi, nervosi, affaticati, sfiduciati, non riuscite ad ‘accordarvi’ sul dato o dati? Non vi preoccupate, è arrivato per voi, solo per voi, il vostro “accordatore”. Tranquillizzatevi, non accordo il vostro pianoforte, bensì la vostra 'lingua'. Sedetevi comodamente, rilassatevi e ascoltatemi.
Il participio, innanzi tutto, vale a dire uno dei modi indefiniti del verbo, ha tale nome in quanto “partecipa” della natura del verbo, ossia esprime l’idea del verbo come se si trattasse dell’attributo di un nome; è, perciò, simile all’aggettivo e concorda con il nome cui si riferisce nel genere (maschile e femminile) e nel numero (singolare e plurale). Quanto detto, però, vale per il participio presente il cui uso più comune è quello con funzione aggettivale. Per quanto riguarda il participio passato il discorso è un po’ più complesso (ma non molto). Vediamo.
Quando anch’esso è in funzione aggettivale si comporta come il fratello presente, concorda, cioè, con il sostantivo cui si riferisce: hai le mani bucate (non: ‘bucato’). Allorché il participio passato è coniugato con l’ausiliare essere la concordanza ha sempre luogo: ci siamo ‘incontrati’ per caso e ci siamo ‘rivisti’ con piacere. I “dolori”, si fa per dire, cominciano quando il nostro amico (il participio passato) è coniugato con l’ausiliare avere o con i riflessivi apparenti. Cominciamo con questi ultimi in cui la concordanza o no è lasciata esclusivamente al gusto di chi parla o scrive: si può dire, infatti, mi sono ‘lavato’ le mani o mi sono ‘lavate’ le mani. Con il verbo avere il participio passato dei verbi intransitivi resta invariato: ti ho ‘telefonato’ (anche se il pronome ‘ti’ si riferisce a una donna).
Con i verbi transitivi attivi, coniugati con l’ausiliare avere, alcuni linguisti lasciano alla discrezionalità di chi scrive o parla la concordanza o no del participio passato. Si può dire, insomma, ha ‘indetto’ o ‘indetta’ una conferenza stampa; ha ‘aperto’ o ‘aperta’ la porta. È meglio fare, però, alcuni… “distinguo”. Se il participio passato precede il complemento oggetto resta invariato, ossia maschile singolare: i bambini hanno ‘studiato’ la poesia; i bambini hanno ‘studiato’ le poesie. Se, invece, il complemento oggetto si trova prima del verbo, cioè prima del participio passato, ed è rappresentato dalle particelle pronominali atone (mi, ti, ci, si, vi, la, le, li, ne) il participio passato concorda con il complemento oggetto: i fanciulli la poesia l’hanno ‘imparata”; i fanciulli le poesie le hanno ‘imparate’. Con i pronomi relativi l’accordo si può fare oppure no; anche in questo caso autorevoli linguisti lasciano al gusto di chi parla o scrive piena libertà di “coscienza linguistica”. Alcuni insigni grammatici consigliano, tuttavia, di lasciare il participio passato invariato, vale a dire nella forma maschile singolare: i baci che ti ho dato, ma anche i baci che ti ho ‘dati’; le canzoni che ti ho dedicato, ma anche le canzoni che ti ho ‘dedicate’.
Prima di chiudere voglio ricordarvi che anche il participio passato è usato, spessissimo, in funzione di aggettivo (o sostantivo): ecco gli uomini ‘eletti’ o, semplicemente, gli ‘eletti’; nel primo caso ha valore di aggettivo, nel secondo di sostantivo.
Con la speranza di essere stato chiaro, di essere, cioè, riuscito a dissipare ogni vostro dubbio sulla concordanza del participio, vi ringrazio della vostra attenzione e vi do appuntamento alla prossima occasione ricordandovi, anche, di essere a vostra completa disposizione dalle colonne di questo libero “blog”. Grazie ancora e un caro saluto dal vostro amico
Accordatore
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