giovedì 11 novembre 2021

Il maresciallo e il mascalzone

 


S
e il maresciallo sapesse che anticamente la sua funzione non era affatto quella di comandante (di una stazione dei carabinieri, per esempio) bensì di sguattero addetto alla cura dei cavalli, farebbe fuoco e fiamme per costringere chi di dovere a mutare il nome (si fa per dire) del grado tanto sospirato. Bando agli scherzi. Vediamo come il vocabolo si è nobilitato nel corso dei secoli fino a raggiungere o, per meglio dire, acquisire l’accezione attuale: il più alto grado nella gerarchia dei sottufficiali; quindi il militare che è insignito di tale grado.

Il termine, innanzi tutto, pur provenendo dal tardo latino mariscalcus, si rifà a un’antichissima parola teutonica: marhskalk. «Marhskalk! Chi era costui?» per dirla alla Manzoni. Nient’altro che uno sguattero, un servo (shalk) addetto ai cavalli (marh), insomma l’inserviente della stalla.

Da questo antichissimo termine i linguisti medievali coniarono il vocabolo mariscalcus (da cui l’italiano antico mariscalco) che nel corso dei secoli dovette sottostare a molteplici alterazioni di forma: marescalco, maniscalco, maliscalco e perfino quella sincopata di mascalco.

A questo punto era necessario creare un termine che indicasse — accanto a quello di colui che aveva la cura dei cavalli — la funzione del marescalco; si ebbe, così, la mariscalcìa, marescalcìa, maliscalcìa, maniscalìa e la sincopata mascalcìa.

Quest’ultima parola è la sola arrivata fino a noi e rimasta nell’uso per indicare l’arte del maniscalco.  Entriamo ora nella storia per vedere come lo sguattero della stalla si è/sia evoluto e, quindi, nobilitato nel corso dei secoli.

Sappiamo tutti che nei tempi andati i nobili possedevano una grossissima scuderia la cui manutenzione richiedeva una non comune perizia e non poche responsabilità. Il titolo di marshalk, per tanto, salì di grado: prima fu attribuito al capo degli stallieri e infine, addirittura, al capo delle scuderie reali e imperiali, che era un altissimo ufficiale. La fortuna del servo addetto ai cavalli era, ormai, all’apogeo.

Il vocabolo, infatti, approdò alla corte dei nostri cugini  d'oltralpe trasformandosi in maréchal: lì si cominciò a insignire del titolo di maréchal il comandante della cavalleria e poi quello dell’intero esercito, di cui la cavalleria era la parte più nobile. Il nostro maresciallo, quindi, sotto il profilo etimologico è l’adattamento del francese maréchal.

Tradiremmo gli amatori della  lingua, però, se non mettessimo in evidenza un altro ramo della famiglia del maresciallo rimasto un umile ferratore di cavalli: il maniscalco. Quest’ultimo ha avuto dei discendenti poveri se non, addirittura, disgraziati.

Il vocabolo, infatti, si cominciò ad affibbiare a qualunque persona rozza e volgare («sei proprio un maniscalco!») poi, pian piano, ai briganti, ai malfattori e agli assassini di strada. Nacquero, così, gli accrescitivi sempre più dispregiativi: maliscalcione, maniscalcione e la solita forma  sincopata mascalcione per arrivare, finalmente, all’odierno mascalzone.

Sotto il profilo etimologico, dunque — sia ben chiaro — tra l’ultimo dei mascalzoni e il primo dei marescialli non c’è differenza alcuna.




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