Sì, proprio così: chi si fidanza si fida. E per conoscere il perché occorre prendere il discorso alla lontana e rifarsi — come avviene spesso per le questioni di lingua — all'idioma dei nostri antenati: il latino.
Dobbiamo risalire, infatti, al participio passato del verbo
latino 'spondere' (promettere solennemente),' sponsus'.
Lo sponsus e la sponsa (il promesso e la
promessa) erano, quindi, coloro che promettevano solennemente di unirsi in
matrimonio tra loro. Nell'antica Roma la formula rituale che gli innamorati si
scambiavano all'atto del fidanzamento era: 'spondesne? '(prometti?);
alla quale si rispondeva: 'spondeo' (prometto).
Il cerimoniale della promessa di matrimonio prevedeva anche che ciascuno
dei promessi infilasse nel dito dell'altro un anello, elemento
di una catena spirituale, come segno tangibile di fede/fiducia reciproca; da
questa cerimonia proviene anche il nome di fede che si dà
all'anello nuziale. E siamo, così, giunti al... fidanzamento.
Fede nella lingua dei nostri antenati (latini) si diceva 'fides', da
questo termine si coniò 'fidentia' (fidanza, fiducia) e di qui
i vocaboli italiani fidanzarsi, fidanzati, fidanzamento. Il
fidanzamento, per tanto, si può definire un atto di fiducia tra
due giovani.
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Forse pochi sanno che la meretrice è cosí denominata perché "merita una
ricompensa" (per le sue prestazioni). Gli scherzi dell'etimologia.
L'origine è, infatti, il verbo latino "merere" (meritare,
guadagnare). Da questo verbo sono "nati" anche la "merenda"
(piccolo pasto che si deve meritare), il "merito" e l'
"emerito".
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La lingua "biforcuta" della stampa
McDonald’s assume 40 persone nel torinese
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Correttamente: Torinese, con la "t" maiuscola, perché indica un'area geografica (il territorio della provincia di Torino).
(L'immagine è ripresa dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víola i
diritti d'autore scrivetemi: sarà prontamente rimossa)
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