lunedì 29 novembre 2021

Perché io "esco" e noi "usciamo"?


 Sarebbe interessante conoscere il motivo per il quale il verbo “uscire” muta la “u” in “e” nel corso della coniugazione in alcune persone, tempi e modi. Insomma: perché io “esco” e noi “usciamo”?

Grazie
(Lettera firmata)

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Cortese amico, la questione è un po’ complessa. Le forme in “e” (esco) sono un retaggio dell’antico verbo “escire” (ancora esistente, veda 
qui). Con il trascorrere del tempo, inoltre, per influsso di “uscio” e per una questione - diciamo - di suono, la “e” del tema si è mutata in “u” in posizione protonica mentre è rimasta in posizione tonica: noi “usciàmo” (posizione protonica); io “èsco” (posizione tonica). Protonico, in linguistica, è un aggettivo che indica una lettera (o un gruppo di lettere) che precede la sillaba o la vocale tonica, la vocale o la sillaba, cioè, sulla quale cade l’accento. Per farla breve: nel corso della coniugazione, insomma, la vocale tematica (la vocale che fa parte della radice del verbo) è “e” se su questa cade l’accento (io èsco); è, invece, “u” se questa non è accentata (voi uscíte).

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Cadere nella pania

Chissà quanti gentili blogghisti hanno sperimentato, senza rendersene conto, questo modo di dire sulla loro pelle. Come? Cedendo a lusinghe che, in realtà, nascondevano un tranello. La “pania” è - come recitano i vocabolari - una “sostanza collosa estratta dalle bacche del vischio che, spalmata su bastoncini di legno, serve a catturare piccoli uccelli”. In senso figurato, quindi, cade nella pania la persona che resta vittima di un inganno, di un raggiro, di un’insidia.

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Trasamare

Tra le parole della nostra lingua che andrebbero “riesumate” metteremmo il verbo “trasamare”, vale a dire amare immensamente, accesamente. Se non cadiamo in errore questo verbo è registrato solo dallo Zingarelli e dal De Mauro. È composto con le voci latine “trans” e “amare”. Si trova, comunque, in molti libri.

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Assassare

È un vero peccato che i vocabolari abbiano relegato nella soffitta della lingua il verbo assassare, cioè scagliar sassi contro qualcuno, immortalato, fino a qualche secolo, fa in molti libri. I lessicografi ci ripensino. Assassare non è più pratico di tirar sassi, scagliare sassi e simili?

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I purosangui (sic!)

Contrariamente a quanto riportano le comuni grammatiche e i comuni vocabolari, l’aggettivo e sostantivo “purosangue” non è tassativamente invariabile. Essendo un nome composto si può pluralizzare secondo la regola della formazione del plurale dei  nomi composti. Tale norma stabilisce che i nomi composti di un  aggettivo e un sostantivo formano di regola il plurale come se fossero nomi semplici (cambia, quindi, la desinenza del sostantivo): il biancospino, i biancospini; la vanagloria, le vanaglorie; il purosangue, i... purosangui. Coloro che preferiscono dire e scrivere “purosangui”, pertanto, non possono essere tacciati di crassa ignoranza linguistica.

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La lingua "biforcuta" della stampa

Neve sul viterbese e ai Castelli: oltre dieci centimetri di neve, chiuse le scuole in diversi comuni

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Correttamente: Viterbese, con la V 'maiuscolata' trattandosi di un'area geografica.













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