di Salvatore Claudio Sgroi
1. Evento
mediatico
La
trasmissione domenicale di Rai-3 alle 10h.20 "Le parole per dirlo", condotta
da Noemi Gherrero, con la
collaborazione degli storici della lingua Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, è stata dedicata nella sua terza
puntata di domenica scorsa, 7 novembre, al linguaggio giornalistico,
egocentricamente dominata dall'ospite Massimo Giannini, direttore de "La
Stampa".
2. La pronuncia dei nomi (propri)
Nel corso della trasmissione Valeria della
Valle si è soffermata sulla pronuncia del nome proprio NOBEL, diventato nome comune, nobel,
per ricordarne la pronuncia "corretta" (tronca) "Nobèl" ,
per es. la nobèl Rita Montalcini, il
nobèl Giorgio Parisi, non essendo corretta invece la pronuncia (piana)
"Nòbel", perché non è quella etimologica tronca del nome proprio
dello svedese Nobèl.
Della Valle ha anche rilevato che i dizionari
indicano in prima battuta come corretta la pronuncia etimologica (nobèl), cui fanno seguire in quanto
"meno corretta" l'altra (nobel).
Sarà presumibilmente questa la scelta de Il nuovo Treccani, direttori scientifici V. Della Valle - G. Patota (2018), per me inattingibile. È invece certamente questa la prassi normativa del Nuovo Devoto-Oli, ovvero Il Vocabolario dell'italiano contemporaneo di Devoto-Oli-Serianni-Trifone (2021), che data la voce 1895: "nobel (no-bèl; meno corretto nò-bel)".
Analogo atteggiamento normativo è presente nello Zingarelli 2022, Vocabolario della lingua italiana a cura di M. Cannella-B. Lazzarini e A. Zaninello: "Nobèl o, più diffuso ma etim. meno corretto, Nòbel", con indicazione della maggiore diffusione della pronuncia giudicata "meno corretta". Lo stesso Zingarelli sotto la voce Errori comuni (pp. 812-813) ritorna su Nòbel, ribandendone la maggior diffusione e variandone la formulazione normativa da "meno corretto" a "non scorretto": "più diffuso: non scorretto" rispetto a Nobèl "più corretto o più ricercato".
Invece la censura per la pronuncia piana è
presente nel Sabatini-Coletti (1997-2007) che indica solo la pronuncia
etimologica svedese: "Nobel /no'bεl/ voce sved.; in it. s.m.". Sulla
stessa scia si colloca il DOP ovvero Dizionario d'ortografia e di pronuncia
di B. Migliorini-C. Tagliavini-P. Fiorelli (ERI 1981): "Nobel [sved. nobèl] cogn."
Nessun pregiudizio etimologico è per contro
presente in altri dizionari, che adottano una posizione normativamente descrittivista.
Il De
Mauro (2000) col GRADIT (19991, 20072) riporta le due
varianti nell'ordine: "nobèl, nòbel", ma normativamente giudicate alla
pari, entrambe corrette.
Non diversamente Il vocabolario della lingua italiana della Treccani (2005/2009): "Nobel
/no'bεl/ o /'nɔbel/ s.m.".
Il Garzanti
(2020) registra il lessema con la doppia pronuncia ma più pertinentemente nell'ordine
inverso: "nobel [nò-bel, o nobèl] e con una "Nota" in cui
ribadisce la correttezza normativa della pronuncia piana in base alla sua maggiore
diffusione: "La pronuncia nobèl riflette
quella del cognome nella lingua originale, lo svedese; tuttavia la pronuncia nòbel è prevalente e in quanto tale va
considerata corretta".
Alla fine il
DiPI, ovvero Dizionario di pronuncia italiana
di L. Canepari (Zanichelli 2000) si rivela normativamente
ineccepibile in quanto registra Nobel
con la pronuncia "moderna" piana /'nɔbel/, giudicata "la più
consigliabile" accanto alla pronuncia tronca /no'bεl/ giudicata
"tradizionale", ovvero "la più consigliata un tempo".
Anche il Battaglia nel Supplemento 2004 di E. Sanguineti recupera il lemma "Nòbel (nobèl)" indicando "alla pari" le due pronunce.
Il criterio normativo della Regola
storico-etimologica alla base del Devoto-Oli (2021) e dello Zingarelli 2022
continua la tradizione dei neopuristi italiani.
Così il Gabrielli
Si dice o non si dice? (Mondadori 1969) alla voce "Premio
Nobel" (pp. 51-52) osserva che "bisogna dire Nobèl, con l'accento sulla e,
e non Nòbel, con l'accento sulla o, come da tutti in Italia si diceva.
Non si tratta, infatti, di una errata pronuncia alla francese, ma della
corrente pronuncia svedese".
G. L. Messina, Dizionario dei neologismi dei barbarismi e
delle sigle (Angelo Signorelli, Roma 1983)
registra "Nobel" col seguente giudizio normativo: "anche se
comunissima in ital., la pron. Nòbel
(*) è sbagliata, giacché bisogna dire Nobèl.
Infatti in questi tipi di bisillabi lo svedese richiede l'accento sempre
sull'ultima sillaba". La voce è anche asteriscata perché rientrerebbe per
l'autore tra "le parole o le locuzioni biasimate dai puristi e i vocaboli
straneri che non hanno ragione di essere nella nostra lingua" (p. xvi).
M. Magni -G.A. Grecu Così si
dice così si scrive (De Vecchi 1990/2003)
sentenzia: "Non si pronuncia: Nòbel,
ma Nobèl (è un nome proprio)".
Da parte sua S. Novelli, Si dice? Non si
dice?. Dipende (Laterza 2014)
invece giustamente "preved[e] [...] che il cognome dello svedese Alfred Nobel e il nome del premio da lui
inventato, nobel, a fatica verrà
pronunciato, come si dovrebbe Nobèl (nobèl), in luogo del molto usato Nòbel (nòbel)" (p. 16).
Se la Regola alla base della pronuncia tronca (Nobèl) rivendicata normativamente e
neopuristicamente è senz'alcun dubbio quella esogena, storico-etimologica dello
svedese, qual'è però la Regola
(inconscia) sincronico-strutturale alla
base della diffusissima (e quindi normativamente corretta) pronuncia piana Nòbel?
Com' è noto, l'italiano è una lingua in cui le
parole piane (con ritmo trocaico) prevalgono su quelle tronche, sdrucciole e
bisdrucciole. Anzi stando a una ragionevole analisi di F. Mancini-M. Voghera
(1994) su un campione di occorrenze-lemmi dell'italiano parlato (il LIP 1993 demauriano), pochissimo citata
e ora opportunamente richiamata nel recente manuale di G. Marotta - L. Vanelli,
Fonologia e prosodia
dell’italiano (Carocci 2021, cap. 7), il 93% dei lemmi
bisillabi ha un'accentazione piana, a fronte dell'81% delle parole
trisillabiche piane. Le parole tronche sono invece il 16,2% a fronte delle sdrucciole
l'8,8%. Più in generale le parole piane (bisillabe e trisillabe) sono il 74,6%.
E quindi la prevalenza in assoluto delle parole
piane (74,6%), e delle bisillabe piane (93%) sulle bisillabe tronche (16,2%), spiega
la pronuncia piana di nòbel rispetto
a nobèl; cfr. per es. le 6 parole terminanti
in -l piane nel De Mauro 2000: alcol, cocktail, diesel, rimmel, serial,
tunnel, rispetto alle 2 tronche: hotel,
pascal.
La pronuncia piana di nobel /'nɔbel/ è inoltre sul piano ortografico rafforzata
dall'assenza di un segnaccento sull'ultima sillaba del lessema, che è invece
obbligatorio nelle parole tronche (cfr. bontà,
perché, virtù, finì, portò).
Un'ulteriore motivazione alla base della
pronuncia piana del "prèmio nòbel"-- in bocca al citato giornalista
Giannini della trasmissione, in barba alle indicazioni normative della storica
della lingua -- è ancora da ricercare
nel ritmo del sintagma in questione, costituito da due simmetrici piedi trocaici,
piani, ovvero sequenze di sillaba tonica e sillaba atona: /prè.mio. nò.bel/, rispetto
alla sequenza /prè.mio.no.bèl/ formata da un piede dattilico ovvero da una
sillaba tonica e due atone (prè.mio.no-) e un piede, cosiddetto,
"degenerato" (.bèl),
formato cioè da una sola sillaba tonica.
Sommario
1. Evento
mediatico
2. La pronuncia dei nomi (propri)
3. I dizionari dinanzi all'uso dei parlanti
3.1. Varianti dizionaristiche
alla pari
4. La tradizione neopuristica dinanzi alla pronuncia
an-etimologica Nòbel
5. La Regola sincronico-strutturale della pronuncia piana nòbel?
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