Ci siamo imbattuti ─ casualmente ─ nel sito "Come si scrive per il Sole24ore", "navigandolo" abbiamo notato alcune
inesattezze, per non definirle errori, che ─ a nostro avviso ─ vanno corrette per
non confondere i lettori.
A CAPO
Nei gruppi di tre o più consonanti la divisione va fatta fra
la prima e la seconda: inter-stizio, scon-tro, pol-trona; queste regolette
vanno applicate anche alle parole composte con un prefisso come trans, iper,
sub, super: quindi tran-salpino e non trans-alpino, iperat-tivo e non
iper-attivo, superat-tico e non super-attico.
Con le parole composte con i
prefissi la divisione in sillabe si può fare anche considerando il prefisso
sillaba a sé, quindi: trans-al-pi-no o tran-sal-pi-no
CHE
Non dire: «Il giorno che arrivò», ma: «Il giorno in cui
arrivò».
Si può dire (anche se non bello
stilisticamente) "il giorno che arrivò" perché si tratta del cosí
detto che polivalente.
CONCORDANZE
Nei riflessivi apparenti il participio passato concorda col
soggetto («Mi sono lavato le mani»; «I medici si sono riservati la prognosi»).
Si può concordare anche con
l'oggetto (essendo, appunto, un riflessivo apparente): mi sono lavate le mani o
mi sono lavato le mani.
DERIVATI
Presidente, forma sostantivata del participio presente di
presiedere, mantiene il maschile anche se riferito a donna. Idem per ministro e
architetto. Esempi: il presidente (e non la presidentessa) della Camera; il
ministro Livia Turco. Alla stessa stregua: avvocato e non avvocatessa; vigile e
non vigilessa; giudice e non giudichessa.
Femminili corretti: la
presidente del Senato; la ministra dell'Interno; l'avvocata Brambilla; la
giudice Susanna; l'architetta Sofia; la vigile Serafina; l'ingegnera Clotilde; l'assessora Silvana; la consigliera Stefania; la sindaca Filomena; la magistrata Irene; la soldata Patrizia; la medica (sic!) Valeria*; la capa** (sic!) dell'ufficio.
FORME IMPROPRIE
«Secondo noi, secondo l’oratore» ecc. Ma non: «Secondo i
casi». In tale espressione si dice: «A seconda dei casi, a seconda delle
circostanze».
Si
possono adoperare, indifferentemente, entrambe le locuzioni: secondo i casi o a
seconda dei casi.
PIOVERE
Ieri è piovuto, non ha piovuto. Questo verbo
vuole “essere” e non “avere” come ausiliare.
Piovere,
come tutti i verbi "meteorologici", prende l'ausiliare
"avere" quando è indicata la durata del fenomeno: ieri ha piovuto
dalle 16.00 alle 21.00; oggi non è piovuto.
NOMI COMPOSTI (impropriamente, perché non si tratta di nomi composti)
Vicepresidente, e non vice-presidente; vicedirettore, e non
vice-direttore. Allo stesso modo maxijoint, e non maxi-joint; superindice e non
super-indice. Nel caso, però, di scontro di due vocali uguali usare il
trattino. Quindi: maxi-intesa o mega-accordo.
Sempre
senza trattino. Se si "scontrano" due vocali la prima
"assorbe" la seconda: maxintesa; megaccordo. Si ha la crasi, insomma.
DIFFIDARE
Si diffida qualcuno a
fare qualcosa. O si diffida da qualcuno che non ci piace del tutto.
Si
diffida "di" qualcuno (non "da" qualcuno).
Se stesso (e non sé stesso). Ma «sé stessi» (perché si può
confondere con «se io stessi» e «se tu stessi» e «sé stesse» (perché si può
confondere con «se egli stesse»).
Il
pronome sé seguito da stesso e medesimo conserva (sempre) l'accento; non c'è un motivo
logico-grammaticale per ometterlo (la "regola" citata nella parentesi è una... regola fantasma).
Sfilare è transitivo se deriva da filo (sfilare una
collana), è intransitivo se deriva da fila (sfilata militare). Nel primo caso,
ausiliare avere (egli ha sfilato un bracciale), nel secondo caso, essere (gli
alpini sono sfilati).
Sfilare
nell'accezione di "camminare, marciare" si coniuga con l'ausiliare
avere, per analogia con i verbi sopra citati: gli alpini hanno sfilato (marciato) per le vie della città.
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* Nota
d'uso ("Sapere.it" De Agostini)
Il femminile
regolare di medico è medica, e così si può chiamare una donna che
eserciti il mestiere di medico. Alcuni preferiscono però chiamare anche una
donna medico, al maschile. Si tratta di una scelta che non ha basi
linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche
problema per le concordanze.
** Nota d'uso ("Sapere.it" De Agostini)
Il femminile regolare di capo, nel significato di persona che esercita un comando o dirige
un’impresa, è capa, e così si può chiamare una donna che svolge tale funzione;
tuttavia, poiché questa forma ha spesso un uso scherzoso, molti preferiscono
chiamare anche una donna capo, al maschile. Si tratta di una scelta, però, che può creare
nel discorso qualche problema per le concordanze.
Potremmo continuare...
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La lingua "biforcuta" della stampa
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Non ci stancheremo mai di ripeterlo: i prefissi e i
prefissoidi si scrivono "attaccati" alla parola che segue: maxiesame.
Treccani: maxi-.
– Primo elemento di parole composte formate modernamente, tratto dal lat.
maxĭmus «massimo» per tramite dell’inglese e in contrapp. a mini-, usato per
indicare dimensioni o lunghezze superiori al normale; originariamente adoperato
nel linguaggio della moda (per es., maxigonna, maxicappotto) e anche nel
linguaggio sport. (per es., maximoto), è molto frequente in ambito
giornalistico e nell’uso com. in luogo di perifrasi di analogo sign.:
maxitruffa, maxitamponamento, maxirissa.