venerdì 4 giugno 2021

«Scrivere per il "Sole24ore"»


 Ci siamo imbattuti ─ casualmente ─  nel sito "Come si scrive per il Sole24ore", "navigandolo" abbiamo notato alcune inesattezze, per non definirle errori, che ─ a nostro avviso ─ vanno corrette per non confondere i lettori.

 A CAPO

Nei gruppi di tre o più consonanti la divisione va fatta fra la prima e la seconda: inter-stizio, scon-tro, pol-trona;  queste regolette vanno applicate anche alle parole composte con un prefisso come trans, iper, sub, super: quindi tran-salpino e non trans-alpino, iperat-tivo e non iper-attivo, superat-tico e non super-attico.

Con le parole composte con i prefissi la divisione in sillabe si può fare anche considerando il prefisso sillaba a sé, quindi: trans-al-pi-no o tran-sal-pi-no

CHE

Non dire: «Il giorno che arrivò», ma: «Il giorno in cui arrivò».

Si può dire (anche se non bello stilisticamente) "il giorno che arrivò" perché si tratta del cosí detto che polivalente.

 CONCORDANZE

Nei riflessivi apparenti il participio passato concorda col soggetto («Mi sono lavato le mani»; «I medici si sono riservati la prognosi»).

Si può concordare anche con l'oggetto (essendo, appunto, un riflessivo apparente): mi sono lavate le mani o mi sono lavato le mani.

DERIVATI

Presidente, forma sostantivata del participio presente di presiedere, mantiene il maschile anche se riferito a donna. Idem per ministro e architetto. Esempi: il presidente (e non la presidentessa) della Camera; il ministro Livia Turco. Alla stessa stregua: avvocato e non avvocatessa; vigile e non vigilessa; giudice e non giudichessa.

Femminili corretti: la presidente del Senato; la ministra dell'Interno; l'avvocata Brambilla; la giudice Susanna; l'architetta Sofia; la vigile Serafina; l'ingegnera Clotilde; l'assessora Silvana; la consigliera Stefania; la sindaca Filomena; la magistrata Irene; la soldata Patrizia; la medica (sic!) Valeria*; la capa** (sic!) dell'ufficio.

FORME IMPROPRIE

«Secondo noi, secondo l’oratore» ecc. Ma non: «Secondo i casi». In tale espressione si dice: «A seconda dei casi, a seconda delle circostanze».

Si possono adoperare, indifferentemente, entrambe le locuzioni: secondo i casi o a seconda dei casi.

 PIOVERE 

Ieri è piovuto, non ha piovuto. Questo verbo vuole “essere” e non “avere” come ausiliare.

Piovere, come tutti i verbi "meteorologici", prende l'ausiliare "avere" quando è indicata la durata del fenomeno: ieri ha piovuto dalle 16.00 alle 21.00; oggi non è piovuto.

NOMI COMPOSTI  (impropriamente, perché non si tratta di nomi composti)

Vicepresidente, e non vice-presidente; vicedirettore, e non vice-direttore. Allo stesso modo maxijoint, e non maxi-joint; superindice e non super-indice. Nel caso, però, di scontro di due vocali uguali usare il trattino. Quindi: maxi-intesa o mega-accordo.

Sempre senza trattino. Se si "scontrano" due vocali la prima "assorbe" la seconda: maxintesa; megaccordo. Si ha la crasi, insomma.

 DIFFIDARE

 Si diffida qualcuno a fare qualcosa. O si diffida da qualcuno che non ci piace del tutto.

Si diffida "di" qualcuno (non "da" qualcuno).

Se stesso (e non sé stesso). Ma «sé stessi» (perché si può confondere con «se io stessi» e «se tu stessi» e «sé stesse» (perché si può confondere con «se egli stesse»).

Il pronome sé seguito da stesso e medesimo conserva (sempre) l'accento; non c'è un motivo logico-grammaticale per ometterlo (la "regola" citata nella parentesi è una... regola fantasma).

Sfilare è transitivo se deriva da filo (sfilare una collana), è intransitivo se deriva da fila (sfilata militare). Nel primo caso, ausiliare avere (egli ha sfilato un bracciale), nel secondo caso, essere (gli alpini sono sfilati).

Sfilare nell'accezione di "camminare, marciare" si coniuga con l'ausiliare avere, per analogia con i verbi sopra citati: gli alpini hanno sfilato (marciato) per le vie della città. 

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 * Nota d'uso ("Sapere.it" De Agostini)

  Il femminile regolare di medico è medica, e così si può chiamare una donna che eserciti il mestiere di medico. Alcuni preferiscono però chiamare anche una donna medico, al maschile. Si tratta di una scelta che non ha basi linguistiche, ma sociologiche, e che comunque può creare, nel discorso, qualche problema per le concordanze.

** Nota d'uso ("Sapere.it" De Agostini)

Il femminile regolare di capo, nel significato di persona che esercita un comando o dirige un’impresa, è capa, e così si può chiamare una donna che svolge tale funzione; tuttavia, poiché questa forma ha spesso un uso scherzoso, molti preferiscono chiamare anche una donna capo, al maschile. Si tratta di una scelta, però, che può creare nel discorso qualche problema per le concordanze.

Potremmo continuare...

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La lingua "biforcuta" della stampa

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Non ci stancheremo mai di ripeterlo: i prefissi e i prefissoidi si scrivono "attaccati" alla parola che segue: maxiesame.

Treccani: maxi-. – Primo elemento di parole composte formate modernamente, tratto dal lat. maxĭmus «massimo» per tramite dell’inglese e in contrapp. a mini-, usato per indicare dimensioni o lunghezze superiori al normale; originariamente adoperato nel linguaggio della moda (per es., maxigonna, maxicappotto) e anche nel linguaggio sport. (per es., maximoto), è molto frequente in ambito giornalistico e nell’uso com. in luogo di perifrasi di analogo sign.: maxitruffa, maxitamponamento, maxirissa.





 

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