Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo
Il
sostantivo "tabulato", sottintendente l'aggettivo
"telefonico", è usatissimo in Italia. Il suono "tecnologicamente
avanzato" di "tabulato" sembrerebbe relegare il termine in un
lessico da addetti ai lavori. In realtà "tabulato" è termine molto
diffuso nel parlare comune proprio perché in fatto di telefonate e di
telefonini gli italiani si considerano tutti, a giusta ragione, degli addetti
ai lavori.
All'inizio
del suo folgorante successo linguistico "tabulato" poteva far pensare
a un tipo di cioccolato, che so un cioccolato "Toblerone" nuovo
formato... Ma subito il "tabulato" superò il dubbio culinario espresso da
"che se magna?" per assumere tranquillamente la propria identità
tecnico-scientifica che può essere
resa in "l’elenco di tutte le chiamate effettuate da
un certo telefono in un certo arco di tempo". Assieme al tabulato e accanto
all'"utenza" si sono affermati nel parlare comune dell'italiano anche
i termini "cella" e "traffico".
Con
orgoglio noi italiani possiamo dire che né i francesi, né gli angloamericani
possono vantare di avere nel loro vocabolario un termine altrettanto incisivo
ed espressivo del nostro "tabulato". Giudicate voi. Gli anglofoni
ricorrono a "printout", "spreadsheet", "call
record", "phone record", "CDR", "phone
calls", I francofoni a "sortie imprimée" e "relevés
téléphoniques", "factures téléphoniques", "listing
d'appel", "liste des appels", "relevé d'appels"... Un
marasma dispersivo che non può che
umilmente inchinarsi di fronte ai nostri tabulati tutti d'un pezzo.
"Tabulato"
non rischia di essere soppiantato dal solito americanismo, proprio perché già
possiede un'aura d'efficientismo americano. È termine sonoro, icastico, ben
accetto a tutti e soprattutto agli inquirenti. In Italia, senza intercettazioni
e senza tabulati - tutti noi lo sappiamo - moltissime indagini si
risolverebbero in un nulla di fatto.
L'italiano
è forse il popolo al mondo che parla di più al telefono. Fortunatamente per le
mamme, destinatarie di molte di queste telefonate. E fortunatamente anche per
magistrati e poliziotti. Infatti, se nella penisola si parla per parlare, ossia
per non dire granché a parte i ricorrenti sfoghi d'umore o il necessario
"Butta la pasta!", in altri casi ciò che gli italiani dicono, chi chiamano,
e da dove chiamano, possono costituire prove incriminanti. E gli inquirenti
rendono note con generosità ai giornalisti, ben prima del processo (che forse
non avrà mai luogo perché in molti casi non esiste reato) le trascrizioni delle
intercettazioni telefoniche fatte al personaggio di spicco i cui maneggi
interessano grandemente il pubblico, i giornalisti, e i talk show.
7 commenti:
Interessante articolo. Complimenti al dottor Antonelli.
A volte si trova in una lingua una parola sintetica e concisa dove in un'altra si ricorre a quello che c'è di disponibile. Cito la prima che mi viene a mente: trisnonno, che gli anglofoni e i francofoni devono, in apnea, dire great-great-grandfather, arrière-arrière-grand-père.
Ora, se in italiano abbiamo nipote del nonno, e in inglese great-great-grandfather, espressioni che farebbero fatica ad entrare nelle caselle delle parole crociate, poco ne cale. L'importante è capirsi.
Renato P.
Sono contento che il mio scritto le sia piaciuto.
Sì, noi abbiamo “trisnonno” (o “trisavolo”); non solo, ma abbiamo “quadrisnonno” (o “quadrisavolo”).
Di che far mordere la polvere agli anglofoni che devono gargarizzarsi con quel « great...», che gratta un po’ l’ugola, tante di quelle volte che rischiano di perdere il conto. Noi invece abbiamo questi saettanti termini.
Incoraggio quindi tutti a usarli più spesso...
A onor del vero bisogna dire che a volte le parole ci sono ma non le usiamo. Per nipote del nonno c'è il termine abiatico.
Faccio mie le Sue parole: Incoraggio quindi tutti a usarli più spesso.
Renato P.
Abiatico, tra l’altro, tanto per complicare inutilmente le cose, è ammesso anche con due b: abbiatico. Ma, in ogni modo, chi si è mai servito di questo termine? Immaginate una conversazione del tipo. X dice: “Allora mio nipote...” E Y di rincalzo: “Abbia pazienza… Di quale nipote sta parlando? di suo nipote abbiatico o di suo nipote non abbiatico?”
L'oscillazione tra le due forme grafiche, nello specifico, abbiatico e abiatico, a mio parere non è ragione d'intralcio al suo uso corretto. Analogamente abbiamo familiare e famigliare, e questo non ne preclude assolutamente l'uso.
Nel mio modo di ragionare, le parole, dottor Antonelli, se ci sono e sono più specifiche di altre, dovrebbero essere usate. Se non le conosciamo (la qual cosa è plausibile giacché di parole autologiche c'è penuria) si consulta il dizionario come faccio io.
Delle parole, più che dirne bene o male, bisognerebbe farci l'orecchio e usarle in maniera appropriata e in un dato contesto.
Renato P.
Non è l'oscillazione di "abiatico-abbiatico" a scoraggiare l'uso di tale sostantivo, ma il fatto che nessuno lo conosce, nessuno lo usa, né in settentrione, né al centro, né nel meridione, né nelle isole. Stando ai dizionari il termine “abiatico/abbiatico”, che è un sostantivo e non un aggettivo, significa “nipote di nonno”. Ma avete mai udito qualcuno usare tale termine invece di “nipote”? L’avete mai trovato, per iscritto, in una frase ad esempio del genere “Adoro i miei due abiatici”, o anche “adoro i miei abiaticini (o abiatichini)” o anche “La mia abiatica preferita è Luisa”?
Ma sono d’accordo: bisognerebbe cominciare ad usarlo.
Dia lei il buon esempio…
Nel 2004 in un intervento in un sito linguistico rimisi in circolazione questo termine.
Dottor Antonelli, giudichi Lei come siamo messi dalle impressioni e i commenti. Così dobbiamo constatare che la parola tronista, tanto per citarne una, attecchisce e trionfa, mentre abiatico viene respinto. Mah, io continuo per il mio cammino.
Intervento n.3 https://forum.wordreference.com/threads/nipote.2934775/
Renato P.
Posta un commento