martedì 9 marzo 2021

La "d eufonica"


 Dal sito "grammaticaitaliana.eu"

D eufonica - come e quando usarla

 
L'uso della d eufonica è, nella lingua italiana, un procedimento volto ad agevolare la pronuncia di parole consequenziali che, in assenza di questa, risulterebbero difficili da leggere o, in molti casi, cacofoniche.
Tale accorgimento consiste nell'aggiungere a preposizioni come “aeo” una d finale (epítesi) quando a seguirle sono parole che iniziano per vocale.

Le teorie moderne sul corretto utilizzo della d eufonica sono tante e discordanti: c'è infatti chi si ostina a preservarne l'utilizzo nella forma più antica, proponendo locuzioni ormai in disuso, come “od avendolo” e chi, invece, si limita a usarla a cospetto della preposizione “a” (ad) e della congiunzione “e” (ed).

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Rileviamo una contraddizione. L'autore/autrice scrive che «tale accorgimento consiste nell'aggiungere a preposizioni come “aeo una d finale (epítesi) quando a seguirle sono parole che iniziano per vocale». E «c'è (...) chi si ostina a preservarne l'utilizzo nella forma più antica, proponendo locuzioni ormai in disuso, come “od avendolo” (...)». 
    Se la "d eufonica" si aggiunge alle vocali "a, e, o" quando sono seguite da parole che cominciano per vocale la locuzione "od avendolo" è perfettamente in regola secondo la norma.
    Ma la norma "moderna" consiglia di aggiungere la "d eufonica" alle vocali "a" ed "e" quando queste ultime sono seguite dalle parole che cominciano con la stessa vocale: domani andrò ad Acireale, non piú a Enna; il mese prossimo visiterò Firenze ed Empoli. I cugini Giovanni ed Evaristo; i fratelli Mario e Antonio. Lo stesso discorso per quanto attiene alla "o": Giovanni o Emanuele; Francesco od Osvaldo  (ma personalmente lo sconsigliamo). 

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La lingua "biforcuta" della stampa

  Specialista in Anatomia patologica dell'unità (Uoc), a 38 anni anni fa parte del team vaccini della Difesa. Madre di due gemelline non ha rinunciato a lavorare durante la pandemia e ha concluso il dottorato, nonostante il parere di una dottoressa: "Non ce la puoi fare"

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Correttamente: di (Specialista di…)  (Specializzato in…)

 Treccani: specialista s. m. e f. [der. di speciale, sull’esempio del fr. spécialiste] (pl. m. -i). – Chi si è specializzato in un particolare settore di una scienza, di un’arte o di una professione: è uno s. di lingue e letterature orientaliquel regista è uno s. di film polizieschi; con questo sign., ha talora valore generico, altre volte è termine specifico di qualifiche professionali: uno s. di programmazione elettronicauno s. di design industriale, ecc. In partic., medico s., e più com. assol. specialista, medico-chirurgo che ha conseguito il diploma di specializzazione in un ramo particolare della medicina o della chirurgia: s. per le malattie dei bambinis. di malattie nervoseuno s. di otorinolaringoiatria, ecc.; farsi visitare dallo s.avere bisogno di uno specialista.(...).

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Abbiamo segnalato ─ al giornale interessato ─ lo "svarione", ma non è  stato apportato alcun emendamento. Evidentemente per questi "massinforma" il Treccani non è fededegno.


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Dal sito "libreriamo.it" un "quiz" per mettere alla prova la (vostra) conoscenza della grammatica italiana.

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