Sí, ci siamo "bardati" per ricevere gli strali che ci scaglieranno i linguisti "ufficiali" ─ se leggeranno le nostre noterelle ─ perché ciò che stiamo per scrivere non ha l'avallo (siamo consapevoli) dei dizionari e dei testi di linguistica; intendiamo parlare di un sostantivo ritenuto invariabile: tagliamare. A nostro modo di vedere, invece, il lessema in oggetto ─ che nella costruzione navale in legno designa il pezzo che viene montato sulla faccia anteriore della ruota di prua al fine di fendere l'acqua ─ si pluralizza regolarmente: il tagliamare/i tagliamari. E per due motivi. Uno logico, l'altro grammaticale. Il tagliamare è un pezzo a sé stante che si monta sulla nave, quindi piú navi piú tagliamari. E veniamo al motivo grammaticale. I nomi composti di una voce verbale (tagliare) e di un sostantivo maschile singolare (mare) nella forma plurale mutano la desinenza del secondo elemento, cioè del sostantivo: il parafango/i parafanghi; il tagliamare... i tagliamari. Il plurale "errato" è immortalato in numerose pubblicazioni del passato. Qui e qui.
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