di Salvatore Claudio Sgroi 1. L'evento ministeriale
Il 4 giugno 2020 il ministro della P.A. Fabiana Dadone, constatando in senato che
(i) "il lavoro agile, o smart
working, si è rivelato uno
strumento chiave nel periodo cruciale dell'emergenza sanitaria" ha
previsto che "ciascuna amministrazione, individuate le attività
smartabili, attivi la modalità agile ad almeno la metà di esse" (cit.
da Licia Corbolante 17 giugno).
L'aggettivo smartabile è poi ritornato in altri
testi e in altri sintagmi:
(ii) "i
lavoratori e le mansioni che il ministero definisce 'smartabili'"
(sito del Ministero 9 giugno; e Lorenzo Salvia e Massimo Persotti 17 giugno).
(iii)
"Il 60% delle attività 'smartabili' dovrebbe essere effettuato da
remoto" (ibid.).
(iv) "I
lavori 'smartabili' sarebbero soprattutto quelli delle funzioni centrali
(i ministeri e le Agenzie fiscali) [...] e gli Enti locali (Comuni, Regioni,
Province)" (ibid. e in Andrea
Bassi "Il Messaggero" 19 giugno).
(v)
"espletamento delle pratiche e delle procedure non 'smartabili'
connesse alle attività economiche strategiche" (L. Salvia e M. Persotti 17
giugno).
(vi)
"Adesso si dice 'smartabili' per indicare le attività che
possono essere fatte da fuori ufficio. Va di moda, ma non è una parola
orrenda?" (L. Savia intervista al ministro Dadone, in "Corriere della
Sera" 17/18 giugno).
2. Trasparenza semantica
Come è stato
osservato da L. Corbolante, l'agg. smartabile
nella citazione (i) è adoperato nel significato di "eseguibile da
remoto", ovvero "a distanza", "in modalità
telematica", da casa, senza che sia necessaria la propria presenza sul
posto di lavoro.
La chiarezza
semantica del termine risulta altresì -- aggiungiamo -- dalla sua struttura
morfologica e dai suoi rapporti paradigmatici, il suffissato smart-abile essendo collegato con smart working abbastanza diffuso e
citato tra l'altro poco prima, a sua volta ulteriormente chiosato col traducente
lavoro agile.
3. Necessità del derivato smartabile
Alla luce di
quanto sopra, l'agg. smart-abile si
rivela necessario per esprimere un concetto pertinente nella logica della P.A.
e del ministro.
Come del
resto ha riconosciuto la stessa Crusca, per bocca di Paolo D'Achille, il diffondersi di tale derivato "segnala
un'esigenza reale: quella di definire in qualche modo, all'interno del lavoro
agile, la singola pratica lavorativa che può prestarsi ad essere svolta a
distanza" (intervista di Maria Cristina Carratù a P. D'Achille, in
"la Repubblica, Firenze" 22 giugno, p. 5).
4. Sostituibilità di smartabile con un concorrente?
Se poi in
un'ottica neopuristica cerchiamo un possibile sostituto più comune e più
trasparente, ci si rende conto che in effetti esso non sembra facilmente
disponibile. Le parafrasi di cui sopra "eseguibile da remoto/a distanza/da
casa per via telematica" sono infatti solo parafrasi sintagmaticamente
costose.
"Volendo
essere coerenti -- riconosce lo stesso D'Achille
-- bisognerebbe trovare qualche derivato da 'lavoro agile', tipo 'lavorabile
agilmente' o 'da svolger in lavoro agile'". Alzando le braccia, D'Achille
conclude però che "al momento il derivato non c'è". Ovvero
"Stiamo riflettendo su come trovarne uno".
Intanto, Fabio Marri ha proposto telelavorabile, collegato con telelavoro quale resa di smart working 'lavoro agile' (in un
macro-saggio Lingua e burocrazia alla
prova del Covid, in c. di st. in "Lingua Nostra", in 3 puntate da
dic. 2020 a dic. 2021, e-mail 26 sett.), e ha ricordato che L. Corbolante ha
proposto (24 giugno) un "remotizzabile".
Francesco Sabatini, proprio stamattina, domenica 27, alle 8h.35 in
"RAI-1 Mattina" nella sua rubrica "Soccorso
Linguistico", ha giudicato smartabile "da rifiutare" e da
sostituire con "attività agevolate".
5. Struttura morfologica di smart-abile
Volendo
analizzare in sincronia la struttura morfologica dell'agg. smartabile, esso si configura come denominale di smart, ovvero: [[smart]N + -abile]Agg..
5.1. Smart s.m. un'abbreviazione
A sua volta
il sost. smart è abbreviazione del citato smart working 'lavoro agile'. Al riguardo non mancano varie
attestazioni, per es. nella citata intervista di L. Savia al ministro F. Dadone ("Corriere della sera" 17-18
giugno):
(i)
"Quante sono le persone in smart?" (domanda di L. Savia).
(ii)
"Ma a regime quante persone resteranno in smart, quanti giorni si
resterà a casa e quanti in ufficio?" (idem).
(iii) un lavoratore in 'smart' ci mette
4 ore o 10 ore" (Andrea Bassi in "Il Messaggero" 19 giugno).
Con valore
aggettivale:
(iv)
"il ministro [...] ha intenzione di fare in modo che una quota
significativa dei dipendenti pubblici possa continuare ad operare in modalità
'smart'" (idem).
Con valore
avverbiale:
(v) "Lavorare
smart significa guardare il corpus del lavoro, il progetto e gli obiettivi,
e non soltanto le singole scadenze" (risposta del ministro F. Dadone a L.
Savia).
6. Valutazione metalinguistica di smartabile: "un ircocervo",
ecc.
Com'era
facile attendersi, il giudizio sul neologismo smart-abile, espresso dai parlanti (non-linguisti), malgrado esso
abbia riempito un vuoto lessicale della lingua italiana per esprimere un
concetto nuovo, non è stato affatto benevolo o "tenero".
Un "ircocervo"
è stato etichettato dalla giornalista M.C. Carratù
nella citata intervista a P. D'Achille, lessicograficamente quasi "un animale metà
caprone e metà cervo", o fig. un termine "intrinsecamente
contraddittorio, impossibile e, quindi, inesistente". Ovvero ancora per la
stessa giornalista una "contorta
derivazione". E per il
giornalista L. Salvia nella su citata intervista al ministro: "ma non è
una parola orrenda?". Per L.
Corbolante si tratta di una "neoformazione ibrida anomala". Fabio
Marri segnala "l'arbitraria 'testa' del derivato" (nel cit. saggio in
c. di st.). Invece per P. D'Achille, "un pezzettino, smart, ibrida[to] col suffisso -abile".
6.1. Glottoplaste e prima
attestazione di smartabile
In un
agguerrito art. Smartare o non smartare?, posted on july 16, 2020, https://fabiomontermini.altervista.org./, Fabio Montermini ha da
parte sua datato la prima attestazione di smartabile
il 23 marzo, identificandone altresì l'onomaturgo nell’utente Twitter MementoArturo
AN che "aveva coniato il neologismo, in un contesto che mi sembra
tra il militante e lo scherzoso". Retrodatando così le attestazioni del
ministro risalenti al 4 e 16 giugno.
6.2. Smartabile: anglicismo o neoformazione italiana?
Quanto alla sua etimologia, diciamo subito che smartabile è una neoformazione tutta
italiana e non un anglicismo, come peraltro confermatomi da una colta
anglo-nativofona. Oltre che essere assente nell'Oxford English Dictionary.
Dinanzi al mio quesito se a lei fosse noto l'ingl. smart-able quale
"potenziale deverbale del nome/agg. smart o del verbo (to)
smart; cfr. to eat > eat-able", a cui far corrispondere
l'it.
smartabile (le attività
smartabili ‘da svolgere a casa, on line, da remoto’), ha senza esitazione
risposto che in inglese "smartable
non esiste!".
6.3. Smart working: pseudoanglicismo?
Aggiungiano anche che il composto libero smart working, assente nell'OED e
ritenuto in italiano uno "pseudoanglicismo" (per es. da Antonio
Zoppetti ed altri), è in realtà anglicismo a pieno titolo. Assente sì nell'OED, ma facente parte della competenza
nativa della stessa informante di cui sopra:
"I have
searched as much as I could in the OED
for smart working and smartable but can find neither. This
does surprise me as I hear and read smart working several times a day at the moment,
especially since Boris is advising people to work from home now (a double
U-turn!)".
6.4. Smartabile deverbale o denominale? I derivati in -bile, ovvero il suffisso {-bile} e i suoi allomorfi (-bile, -ibile e -abile)
Chiarito che
il lessema smart-abile è una
neoformazione italiana, che colma un vuoto del lessico della lingua nazionale,
l'analisi della derivazione morfologica del suffissato è utile a fugare
ingiustificate altre analisi alla base di impertinenti giudizi di erroneità
normativa del lessema.
Come abbiamo chiarito in sedi più accademiche tre
lustri fa (2003 e 2004), è opportuno distinguere il suffisso {-bile} e i suoi allomorfi (-bile, -ibile e -abile), ovvero
forme diverse del suffisso, che si combinano con basi sia (a) verbali che (b)
nominali. Esemplificando:
(a.i)
"Tema verbale (di I, II, III coniugazione) + -bile", ess. numera/bile,
leggi/bile, udi/bile.
(a.ii)
"Participio passato + -ibile",
ess. fatt/ibile, ris/ibile, fless/ibile.
(a.iii)
"Confisso participiale latino + -ibile",
ess. omiss/ibile, estens/ibile,
perfett/ibile.
(b)
"Nome + -abile", almeno una
quarantina di derivati, per es. camion/abile,
"carro + -abile" < carr/abile, "papa + -abile" >
pap/abile, tasc/abile, cicl/abile, teatr/abile, quirin/abile, ecc.
En passant, il derivato futur/ibile (< dal lat. futuribilis)
non è un denominale da futuro s.m.,
perché ci saremmo aspettati *futur/abile,
ma un derivato la cui base è costituita dal "confisso" futuro (<lat. futurum).
Alla luce di
ciò, smart-abile è un normale,
"ortodosso", agg. denominale, previsto dalle regole della morfologia
derivazionale dell'italiano.
Avendo poi
Montermini individuato nella sua incalzante ricerca nei social su ricordata
qualche es. con il verbo smartare
(denominale da smart): -- "seppur raramente, occorrenze di smartare ‘lavorare
in smart’ si trovano", ha puntualizzato -- si può anche ritenere smartabile in seconda battuta deverbale:
"smarta/bile", anziché
denominale "smart/abile".
7. Smartabile: neoformazione italiana, derivata regolarmente,
necessaria e normativamente corretta
Alla fine, smartabile
si configura come neoformazione italiana del linguaggio amministrativo,
derivata regolarmente, che colma un vuoto del lessico italiano, e
normativamente inoltre corretta perché in uso da parte di utenti colti.
Soggettivamente,
l'utente può anche (in tutta legittimità) ritenere "orrendo" tale
lessema, ma non può giudicare errato l'uso altrui solo perché non gli piace.
Sommario
1. L'evento
ministeriale
2.
Trasparenza semantica
3. Necessità
del derivato smartabile
4.
Sostituibilità di smartabile con un concorrente?
5. Struttura
morfologica di smart-abile
5.1. Smart s.m. un'abbreviazione
6.
Valutazione metalinguistica di smartabile
: "un ircocervo", ecc.
6.1.
Glottoplaste e prima attestazione di smartabile
6.2. Smartabile: anglicismo o neoformazione
italiana?
6.3. Smart working: pseudoanglicismo?
6.4. Smartabile deverbale o denominale? I
derivati in -bile, ovvero il suffisso
{-bile} e i suoi
allomorfi (-bile, -ibile e -abile)
7. Smartabile: neoformazione italiana,
derivata regolarmente, necessaria e normativamente corretta