martedì 7 aprile 2020

La "nascita" del mappamondo


Tutti  conosciamo - per "pratica" - il significato di mappamondo.  Se non altro basta aprire un qualsivoglia vocabolario della lingua italiana - il Palazzi, per esempio - e leggere: «Il globo terrestre rappresentato con una sfera di cartapesta, per lo piú girevole su un asse corrispondente all'asse terrestre; che piú propriamente si chiama globo - carta geografica del globo terrestre in due emisferi; e si distingue perciò dal planisfero, che riproduce la superficie terrestre tutta di un pezzo in forma di rettangolo - mappamondo celeste, la rappresentazione grafica dei due emisferi celesti - scherzoso: deretano - N. planisferi». 
   Ma che cosa è questa "mappa"? Non è altro che un pezzo di tela, di lino. Quando i cartografi (medievali?) rappresentarono per la prima volta i contorni del mondo fino ad allora conosciuto, non li disegnarono su un pezzo di carta ma su un pezzo di lino, su un drappo, vale a dire su una 'mappa', donde il termine latino mappa mundi, la "mappa (carta) del mondo". Da qui le varie mappe, tra cui quelle catastali, e un qualsivoglia disegno tecnico rappresentato su un grande foglio di carta (o di tessuto). Si veda anche qui, sebbene l'autore non sia ritenuto fededegno da numerosi linguisti.


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La parola proposta da questo portale e non a lemma nei vocabolari dell'uso: plenura. Sostantivo femminile tratto dal latino plenus, pieno: in grande quantità. Da non confondere con "penuria", l'esatto contrario.

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