mercoledì 3 aprile 2019

Un uso "distorto" del verbo emettere


Il verbo emettere vale, propriamente, "mandar fuori, "produrre","emanare" (suoni, colori, odori ecc.): emettere un grido, un sibilo; emettere uno zampillo d'acqua; emettere un calore e simili. Spesso viene adoperato - a nostro modo di vedere - "distortamente" e col beneplacito dei vocabolari. Viene usato, cioè, con un significato che etimologicamente non ha: esporre, esprimere, proporre, pubblicare, decretare, diffondere, rilasciare, manifestare, formulare. Non vi è mai capitato di leggere sulla stampa, per esempio, «il tribunale ha emesso la sentenza di condanna"? oppure, «è stato emesso un decreto-legge in proposito»? Sono espressioni errate anche se - come detto - sono avallate dai vocabolari. L'unico - tra i dizionari consultati - che ci dà ragione è il Palazzi: «M.E. poco corretta la frase emettere un'opinione, per esprimerla, esporla». Attendiamo, naturalmente, gli strali di qualche linguista. Ma tant'è. Si veda qui e qui.


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La lingua "biforcuta" della stampa

Da un giornale in rete:
Brunei, entra in vigore la pena di morte tramite lapidazione per omosessuali ed adulteri
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Se non cadiamo in errore "entra in vigore" una legge, una norma, un regolamento, non una pena. Leggiamo dal Treccani in rete: «(...) Si usa soprattutto nelle locuz. entrare, andare, essere, rimanere in vigore: una legge che non è più in v.; il regolamento in v. non consente ..., le norme in v. vietano ...; la disposizione andrà in v. con l’inizio dell’anno venturo».

 

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