Molto spesso questi due
verbi (indurre e indulgere) vengono confusi perché ritenuti l’uno sinonimo dell’altro. Sono, invece,
due verbi a sé stanti con significati completamente diversi. Il primo – come
recitano i vocabolari – significa “spingere a un determinato atteggiamento o
comportamento”, quindi “incitare”, “convincere”, “persuadere” e può essere
seguito tanto dalla preposizione ‘in’ quanto dalla preposizione ‘a’: indurre
qualcuno ‘in’ tentazione; indurre ‘in’ errore; il suo comportamento mi ha
indotto ‘a’ lasciare la comitiva. L’uso di questa o quella preposizione
dipende, naturalmente, dal contesto. Il secondo sta per ‘accondiscendere’,
‘acconsentire’ e simili e si costruisce esclusivamente con la preposizione ‘a’:
indulgere ‘agli’ errori; indulgere ‘alla’ tentazione; indulgere ‘ai’ desiderata
di qualcuno. Alcuni vocabolari, forse per analogia con indurre, consentono
l’uso della preposizione ‘in’, ma è un uso “arbitrario” che non trova riscontri
nei testi letterari.
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C'è dato e... dato...
... e con significati distinti,
perché può essere sia sostantivo sia aggettivo. Come sostantivo maschile viene
adoperato nel linguaggio giuridico con l'accezione di "fatto vero",
"fatto accertato". Molti lo adoperano "abusivamente"
dandogli il significato di "notizie", "dimensioni",
"misure", "elementi" e simili: si attendono i dati del referendum. Chi ama la lingua
aborrisca da questo uso. Come aggettivo sta per "dedito",
"propenso", "appassionato", "incline",
"interessato", "consentito", "determinato" e
simili (ovviamente secondo il contesto): è un ragazzo dato (dedito) solo allo studio; quella porta si apre solo in date occasioni.
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Una serena Pasqua a tutte le amiche e a tutti gli amici che seguono le
nostre modeste noterelle sulla lingua italiana.
I COMMENTI RITENUTI OFFENSIVI NON VERRANNO PUBBLICATI.
Giornalista pubblicista - laurea magistrale in "Editoria e giornalismo" - sono sempre stato attento alle problematiche linguistiche.
Titolare della rubrica di lingua del “Giornale d’Italia” dal 1990 al 2002. Collaboro con varie testate tra cui il periodico romano “Città mese”. Ho scritto "Un tesoro di lingua" e, con Carlo Picozza, giornalista di “Repubblica”, il libro “Giornalismo - Errori e Orrori. Per non essere piantati in Nasso dall’italiano”, con la presentazione di Lorenzo Del Boca, già presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, con la prefazione di Curzio Maltese, editorialista di “Repubblica” e con le illustrazioni di Massimo Bucchi, vignettista di “Repubblica”. Editore Gangemi - Roma.
Volume vincitore alla III edizione del premio letterario nazionale "L'Intruso in Costa Smeralda". Con Carlo Picozza e Santo Strati ho scritto anche "S.O.S. Scrittura - Primo soccorso linguistico".
Per quesiti: fauras@iol.it Le immagini sono riprese dalla Rete; di dominio pubblico, quindi (se víolano i diritti d'autore scrivetemi, saranno prontamente rimosse).
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