lunedì 8 aprile 2019

Si usa ancora la lingua italiana (corretta)?

Da un amante della lingua italiana riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Buongiorno Dott. Raso,
sono letteralmente stufo di leggere sui giornali e di sentire, alla radio e alla televisione, storpiature inconcepibili della nostra lingua e obbrobri in lingue straniere – soprattutto inglese – per significati ben meglio esprimibili in italiano.

Comincio con alcuni esempi delle prime:

·        accellerare, forse volendo indicare una accelerazione ancor più bruciante;

·        areoporto – effettivamente questi scali occupano grandi aree;

·        le fila; ormai unica espressione per indicare le file. Le fila del PD; le fila dei soldati di Haftar. Forse sono tutti burattini?

Oltre ai “falsi” femminili, van di moda anche quelli veri usati a sproposito: “neve su entrambe i versanti del Bianco”.

L’errore più grave però è evacuare, col suo participio evacuato, usato con riferimento a persone, anziché a località, edifici, mezzi di trasporto. Pur rendendomi conto che si sta parlando di tragedie, quando sento che sono state fatte evacuare tutte assieme migliaia di persone, non posso trattenermi dal ridere, ricordando la battuta di Paolo Villaggio: “ca..ta pazzesca”. Ma non c’è limite al disastro linguistico! TG 5 delle ore 20,00 del 6 Aprile 2019: la giornalista (?) parla delle vicende libiche e ci racconta della evacuazione dei dipendenti ENI. In basso compare la scritta “ENI evaqua il personale italiano”! È forse una reminiscenza di quando, alle elementari, alcuni scrivevano con la q iniziale il nome dell’organo attraverso cui l’evacuazione avviene?

Vengo ora all’abuso di parole inglesi. La pubblicità ne è piena; anche quella di prodotti e di auto francesi (frequentando la Francia, so che là tutte le auto straniere – italiane, tedesche, inglesi, … – sono reclamizzate in francese). Ormai però ne è pieno anche il linguaggio corrente:

·        gli spettacoli “tutto esaurito” sono sold-out;

·        il Biellese morto in montagna un paio di settimane fa era un runner; tali sono anche i partecipanti alla Stramilano, il cui logo per altro è “Run generation”;

·        il 6 Aprile si è celebrato il “carbonara day” (a dispetto della cucina mediterranea …);

·        il matrimonio, con palesi violazioni della legalità, celebrato a Napoli un paio di settimane fa è stato definito trash (come se la spazzatura e l’illegalità fossero sinonimi);

·        in commercio non ci sono più “affaroni” o “convenienze”: sono tutti deal;

·        le botteghe di barbiere sono diventate barber shop;

·        gli insediamenti per i terremotati sfollati sono new town (li hanno mandati così lontano dall’Italia?); per altro non hanno nulla a che vedere con il fenomeno urbanistico inglese (città di medie dimensioni, costituite da villette piuttosto lussuose);

·        ci si mettono pure i nostri governanti: dopo lo stalking – con cui ci hanno molestati per anni – e altre amenità del genere (authority, fake news, flat tax, hotspot, jobs act, navigator, spending review, …), ora c’è pure il reato di revenge porn.

La mania dell’inglese colpisce anche a sproposito. Alcuni giorni or sono, il corrispondente da Parigi di un noto telegiornale ci ha parlato della Tour Eiffel, spiegandoci che i Francesi la chiamano affettuosamente Lady di ferro. Avendo una seconda residenza in Francia, so bene che l’appellativo è “Dame de fer”, quindi mi sarei atteso, in italiano, “Dama di ferro”; ma forse il suddetto corrispondente l’ha confusa con Margaret Thatcher!

Anche lo spagnolo, sia pure in misura minore, si fa sentire: vigilantes e murales sono i termini più diffusi; naturalmente sempre con la s finale, anche quando compaiono al singolare. Se no, si confonderebbero con gli equivalenti italiani (però il singolare di murales è mural)!

Cordiali saluti
(lettera firmata)

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Con la speranza che questi lai non restino inascoltati.

 

14 commenti:

Lettera firmata2 ha detto...

Qui non c'è nulla da ascoltare, Raso. Sempre la solita solfa!
Lettera firmata2

Fausto Raso ha detto...

Ho pubblicato il commento in via eccezionale (essendo anonimo) perché la "solita solfa" non è mia ma di un lettore che, spero, mi autorizzi a pubblicare il suo nome. Mi auguro che l'anonimo non sia il solito Poldo.

L.F.2 ha detto...

CHE, SPERO, MI AUTORIZZI - SPERO, che prevede l'uso del congiuntivo, qui è un inciso e, in quanto tale, può essere eliminato. IL LETTORE CHE MI AUTORIZZI ecc...
Che erroraccio, Raso!
L.F.2

Fausto Raso ha detto...

Caro anonimo,
pubblico il suo commento, ma «l'erroraccio», proprio NON CI STA! Studi di piú! Oppure chieda lumi a chi "ne sa piú di me".

Salvatore C. ha detto...

Gentile dr Raso,
certi personaggi aprono bocca e le danno fiato, come suol dirsi. Mi piacerebbe sapere dall'anonimo (lettera firmata2) dove ha ravvisato "l'erroraccio" in cui lei sarebbe incorso.
Un cordiale saluto
Salvatore C. (Catania)

L.F.2 ha detto...

Punto 1 - I miei commenti non sono più anonimi degli altri qui pubblicati.
Punto 2 - Salvatore C., lei parli per sé.
Punto 3 - Raso, la frase DI UN LETTORE CHE MI AUTORIZZI (SPERO è un inciso, perché posto tra due virgole!) è scorretta.
L.F.2

Fausto Raso ha detto...

Caro anonimo L.F.2,
se vuole che pubblichi altri suoi commenti mi deve motivare l'erroraccio in base alle "leggi orto-sintattico-grammaticali" della lingua italiana. Se non è in grado di farlo chieda aiuto a qualche "linguista d'assalto". Per quel che mi riguarda resto fermo sulla mia opinione: non ho commesso alcun erroraccio.

Marco R. ha detto...

L'anonimo L.F.2 ancora insiste. Ci spieghi, per favore, dove sta l'erroraccio del dott. Raso, al quale vanno i miei ringraziamenti per le sue preziose noterelle sulla lingua italiana.
Marco R. da Vicenza

L.F.2 ha detto...

Fausto Raso scrive: "Ho pubblicato il suo commento in via eccezionale perché la solita solfa non è mia ma di un lettore che, spero, mi autorizzi a pubblicare il suo nome." (Si presti attenzione alle due virgole)
Il congiuntivo presente "(mi) autorizzi" è giustificato dalla forma verbale "spero" che però non regge la frase successiva, in quanto trattasi di un inciso.
La frase corretta avrebbe dovuto recitare: "Ho pubblicato il suo commento in via eccezionale perché la solita solfa non è mia ma di un lettore che spero mi autorizzi a pubblicare il suo nome." (Si presti attenzione all'assenza delle due virgole)
Invito i fantomatici difensori di Raso a prendere coscienza di quanto scrivono e del buon uso della lingua italiana.
Anche io speravo che il lettore autorizzasse... ma tant'è, per dirla con Raso.
L.F.2

Fausto Raso ha detto...

Caro anonimo L.F.2,
ero arcisicuro di non aver commesso alcun erroraccio. Ho voluto chiedere conferma, però, a un illustre linguista. Ecco il suo "verdetto":
a) la "solita solfa" non è mia ma di un lettore che, spero, mi autorizzi a pubblicare il suo nome.
Mi sarei aspetto un commento sulle due virgole che un purista non avrebbe perdonato! Le due virgole invece sono corrette e significative perché enfatizzano (altro che “inciso”, come fraintende il lettore) la sua frase. Si potevano anche sostituire con due trattini: “che – spero – mi autorizzi...”.
b) Lo spero non è un “inciso”, come fraintende il lettore per via delle due virgole. Tant’è che se lo elimina la frase risulterebbe un pò strana sintatticamente e semanticamente:
la "solita solfa" non è mia ma di un lettore che mi autorizzi a pubblicare il suo nome
c) Conclusione deve difendere le due virgole con funzione enfatica, equivalenti, come detto, ai due trattini.

Ines Desideri ha detto...

Sebbene il tono del lettore L.F.2 sia sgradevole – penso che si possa esprimere la propria opinione con garbo, anche se molto diversa da quelle altrui – ritengo che la sua osservazione sia pertinente.
Non solo pertinente, ma corretta, a mio avviso.

Dall'ultimo commento del lettore, l’unico chiaro e inequivocabile, si evince la ragione in base alla quale egli sostiene che la frase “... la ‘solita solfa’ non è mia ma di un lettore che, spero, mi autorizzi a pubblicare il suo nome” contiene un errore: la ragione è che “spero”, qui preceduto e seguito dalla virgola, è una frase incidentale.
Secondo me l’osservazione non fa una grinza. Secondo me “,spero,” è una frase incidentale.

Un illustre linguista ha emesso il “verdetto”: è un verdetto che non condivido.
Tutti conosciamo le funzioni della virgola e non mi risulta che essa, se posta prima e dopo un vocabolo o una frase (“spero”, in questo caso), possa avere una funzione enfatica, come non mi risulta che i due trattini ( “che – spero – mi autorizzi...”) possano avere una funzione enfatica.

La virgola viene usata in luogo di trattini o di parentesi nelle frasi incidentali, che possono contenere anche solo una parola, e in questo caso devono essere due, come i trattini e le parentesi. E come in tutti gli incisi.
L’illustre linguista può gentilmente spiegarmi meglio la funzione enfatica di “,spero,”?

Ancora: “b) Lo spero non è un ‘inciso’, come fraintende il lettore per via delle due virgole. Tant’è che se lo elimina la frase risulterebbe un pò strana sintatticamente e semanticamente: la "solita solfa" non è mia ma di un lettore che mi autorizzi a pubblicare il suo nome.”
Qui è il punto: “spero” tra due virgole è una frase incidentale, ma non può essere eliminata a causa del “mi autorizzi...”.
Del resto il lettore L.F.2 ha proposto un periodo – uno tra i vari possibili – che non esclude “spero”.

Ringrazio il dottor Raso per la gentile ospitalità.

Cordialmente
Ines Desideri

L.F.2 ha detto...

Un linguista che scrive PÒ anziché PO'... è tutto dire. Pur essendo diffusa la grafia PÒ è scorretta.
Sig.ra Ines Desideri, GRAZIE.
L.F.2

Fausto Raso ha detto...

Carissimo anonimo L.F.2,
guardi qui (Dizionario di Ortografia e di Pronunzia). "Meno bene" non significa SCORRETTO.

falcone42 ha detto...

Ecco alcune “perle” colte al volo questa mattina, in una ventina di minuti di ascolto (distratto) della radio.
• Parlando di IMU e TARI: “… abbiamo dato una facility ai proprietari”.
• Al termine del notiziario sportivo: “… la più cordiale buona giornata”. Fa sempre piacere che la giornata sia buona, ma nessuno – nemmeno chi ha pronunciato la frase – si attende che sia la più cordiale. Forse la frase corretta dovrebbe essere: “Il più cordiale augurio di buona giornata”; dopo di che, visto “buona giornata” è un augurio, questo sostantivo può essere sottinteso. Non per questo, comunque, ciò che rimane diventa femminile.
• Pubblicità: “… vieni nei nostri store”.
• Considerazioni sul commercio al dettaglio: “Saracinesche abbassate nelle vie dello shopping”. Poco dopo: “Sono state adottate una serie di misure …”.

P.P. Falcone