Il verbo "andare",
della prima coniugazione, nella sua accezione primaria vale
"spostarsi", "muoversi da un luogo a un altro": vado a Roma
(vale a dire mi sposto dal luogo abituale per andare in un altro). Può anche,
di volta in volta, acquisire il significato di "dirigersi",
"recarsi" e cosí via. È bene, quindi, che coloro che amano il bel
parlare e il bello scrivere non abusino di questo verbo "multivalente"
ma adoperino - secondo i casi - un verbo
piú appropriato tranne, ovviamente, in alcune locuzioni particolari - proprie
del nostro idioma - in cui "andare" la fa da padrone per dare una
maggiore efficacia espressiva al discorso. Vediamole assieme. "Andare a
fondo", esaminare attentamente una questione; "andare a zonzo", girellare
qua e là, senza una precisa meta; "andare per le lunghe", indugiare
troppo, procedere con molta lentezza; "andare a genio", soddisfare,
piacere; "andare per la maggiore", essere fra i primi, essere "di
moda"; "andare in fumo", non concludere nulla; "andare a
ruba", essere venduto in pochissimo tempo; "andare a rotoli",
essere rovinato; "andare a nozze", sposarsi, ma anche
"piacere"; "andare con uno", frequentarlo assiduamente;
"andare a Canossa", pentirsi; "andare col vento in poppa", procedere
favorevolmente, non incontrare ostacoli di sorta; "andare a vuoto",
riuscire vano; "andare per terra", cadere; "andare in
persona" (espressione poco usata), recarsi personalmente; "andare
d'amore e d'accordo", essere in perfetta armonia con qualcuno. Potremmo
continuare, ma non vogliamo tediarvi oltre misura. Non possiamo chiudere, però,
queste noterelle senza rammentarvi che il verbo in oggetto è adoperato
correttamente per indicare un particolare modo di abbigliarsi, di atteggiarsi:
"andare pulito", vestito bene; "andare in maniche di
camicia".
***
Diritto "di" o diritto "a"?
Spesso si è in dubbio sull'uso
delle due preposizioni. Secondo il linguista Luciano Satta «Il sostantivo si
costruisce preferibilmente cosí: “diritto a” in presenza di un sostantivo se vi
è la preposizione articolata (diritto alla retribuzione) o l’articolo
indeterminato (diritto a una retribuzione) o l’aggettivo indefinito (diritto a
qualche retribuzione); “diritto di” ancora in presenza di un sostantivo, se non
vi è articolo (diritto di sciopero) o in presenza di un verbo all’infinito
(diritto di scioperare). È superfluo dire che se il verbo dipendente è di modo
finito si usa la congiunzione “che”, con il verbo al congiuntivo (il diritto che
si sappia la verità)».
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