Qualche anno fa, l'Accademia
della Crusca scese in campo - come usa dire oggi - per denunciare i troppi
errori linguistico-grammaticali di cui sono infarcite le varie pubblicazioni
che circolano nelle case degli italiani (quotidiani, settimanali, mensili, libri
e opuscoli vari) e auspicava, per bocca del suo presidente, la nascita di un
"organismo per l'omogeneità e la regolamentazione della lingua". A
distanza di qualche anno le cose non sono affatto cambiate, anzi... gli
strafalcioni sono in "perenne crescita". A nostro modo di vedere, per
raggiungere l'omogeneità e la correttezza della lingua non è necessaria la
creazione di un organismo ad hoc, è sufficiente che la scuola insegni bene la
madre lingua, affidando questo gravoso compito a docenti ben preparati e che
non attingano da grammatiche non degne di tale nome. E ce ne sono molte,
purtroppo, compilate da insegnanti che - per il bene della lingua italiana -
dovrebbero cambiare mestiere. Che cosa dire, infatti, di quei testi scolastici
che ancora insistono nel considerare errata l'espressione "ma però"? Gli
autori (sedicenti) sostengono la tesi secondo cui la locuzione è errata in
quanto il "ma" (congiunzione avversativa) è unito a "però"
(un'altra congiunzione avversativa): bisogna, quindi, scegliere nello scrivere
e nel parlare tra il "ma" e il "però" (o l'uno o l'altro,
insomma). Osservazione non pertinente perché la ripetizione delle due
congiunzioni avversative ha soltanto una funzione rafforzativa come, per
esempio, "ma pure", "ma tuttavia", "ma
nondimeno", espressioni che nessun grammatico (con la G maiuscola) ritiene
di dover condannare. Perché, dunque, il "ma però" dovrebbe esser
messo alla gogna quando è adoperato dal principe degli scrittori? Vogliamo -
presuntuosamente - condannare il Manzoni là dove scrive "... ma però c'era
abbondantemente da fare una mangiatina"? Chi condanna il "ma
però", insomma, dovrebbe condannare il "ma bensí"; questo sí, un
orrore, sebbene sulla bocca e sulla penna di giornalisti e di scrittori. Ma
tant'è. E sempre a proposito della congiunzione "ma", alcune
grammatiche (e, quindi, alcuni insegnanti) ritengono uno strafalcione
cominciare un periodo con la predetta congiunzione perché essendo avversativa
si può adoperare solo tra due frasi o due elementi che indicano contrasto come,
per esempio, "era bello 'ma' non elegante". E dove sta scritto? Quale
legge grammaticale proibisce l'uso della congiunzione "ma" a inizio
di un periodo? Si può benissimo - ed è formalmente corretto - cominciare una
frase o un periodo con il "ma" in quanto questa congiunzione indica
la conclusione o l'interruzione di un discorso per passare a un altro. Dunque,
cari amici, quando avete dei dubbi sintattico-grammaticali non consultate testi
di lingua scritti da illustri sconosciuti, amici di editori compiacenti: troppo
spesso questi "sacri testi" sono l'esempio della contraddizione, per
non dire delle "mostruosità linguistiche". In questo campo sarebbe
auspicabile e utilissimo l'intervento dell'Accademia della Crusca. Tutte le
pubblicazioni scolastiche inerenti alla lingua dovrebbero avere l'
"imprimatur" della suddetta Istituzione: in questo modo si
raggiungerebbe quell' "uniformità linguistica" auspicata - a suo
tempo - dal presidente dell'Accademia e le pubblicazioni che circolano nelle
nostre case sarebbero "piú leggibili" perché prive di strafalcioni e
improprietà varie.
domenica 14 aprile 2019
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