domenica 14 aprile 2019

Falsi errori


Qualche anno fa, l'Accademia della Crusca scese in campo - come usa dire oggi - per denunciare i troppi errori linguistico-grammaticali di cui sono infarcite le varie pubblicazioni che circolano nelle case degli italiani (quotidiani, settimanali, mensili, libri e opuscoli vari) e auspicava, per bocca del suo presidente, la nascita di un "organismo per l'omogeneità e la regolamentazione della lingua". A distanza di qualche anno le cose non sono affatto cambiate, anzi... gli strafalcioni sono in "perenne crescita". A nostro modo di vedere, per raggiungere l'omogeneità e la correttezza della lingua non è necessaria la creazione di un organismo ad hoc, è sufficiente che la scuola insegni bene la madre lingua, affidando questo gravoso compito a docenti ben preparati e che non attingano da grammatiche non degne di tale nome. E ce ne sono molte, purtroppo, compilate da insegnanti che - per il bene della lingua italiana - dovrebbero cambiare mestiere. Che cosa dire, infatti, di quei testi scolastici che ancora insistono nel considerare errata l'espressione "ma però"? Gli autori (sedicenti) sostengono la tesi secondo cui la locuzione è errata in quanto il "ma" (congiunzione avversativa) è unito a "però" (un'altra congiunzione avversativa): bisogna, quindi, scegliere nello scrivere e nel parlare tra il "ma" e il "però" (o l'uno o l'altro, insomma). Osservazione non pertinente perché la ripetizione delle due congiunzioni avversative ha soltanto una funzione rafforzativa come, per esempio, "ma pure", "ma tuttavia", "ma nondimeno", espressioni che nessun grammatico (con la G maiuscola) ritiene di dover condannare. Perché, dunque, il "ma però" dovrebbe esser messo alla gogna quando è adoperato dal principe degli scrittori? Vogliamo - presuntuosamente - condannare il Manzoni là dove scrive "... ma però c'era abbondantemente da fare una mangiatina"? Chi condanna il "ma però", insomma, dovrebbe condannare il "ma bensí"; questo sí, un orrore, sebbene sulla bocca e sulla penna di giornalisti e di scrittori. Ma tant'è. E sempre a proposito della congiunzione "ma", alcune grammatiche (e, quindi, alcuni insegnanti) ritengono uno strafalcione cominciare un periodo con la predetta congiunzione perché essendo avversativa si può adoperare solo tra due frasi o due elementi che indicano contrasto come, per esempio, "era bello 'ma' non elegante". E dove sta scritto? Quale legge grammaticale proibisce l'uso della congiunzione "ma" a inizio di un periodo? Si può benissimo - ed è formalmente corretto - cominciare una frase o un periodo con il "ma" in quanto questa congiunzione indica la conclusione o l'interruzione di un discorso per passare a un altro. Dunque, cari amici, quando avete dei dubbi sintattico-grammaticali non consultate testi di lingua scritti da illustri sconosciuti, amici di editori compiacenti: troppo spesso questi "sacri testi" sono l'esempio della contraddizione, per non dire delle "mostruosità linguistiche". In questo campo sarebbe auspicabile e utilissimo l'intervento dell'Accademia della Crusca. Tutte le pubblicazioni scolastiche inerenti alla lingua dovrebbero avere l' "imprimatur" della suddetta Istituzione: in questo modo si raggiungerebbe quell' "uniformità linguistica" auspicata - a suo tempo - dal presidente dell'Accademia e le pubblicazioni che circolano nelle nostre case sarebbero "piú leggibili" perché prive di strafalcioni e improprietà varie.  

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