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Due parole sul verbo
"ribattere", che si può costruire tanto transitivamente quanto
intransitivamente, ma non "ad capochiam". È intransitivo e si coniuga con l’ausiliare
avere quando vale “insistere ostinatamente su un determinato argomento che ci
interessa in modo particolare”: sono ore e ore che ribatti sulla stessa questione; non fece che ribattere su quel punto del programma (la questione stava particolarmente a
cuore). In tutti gli altri casi è transitivo. È tremendamente errato dire o
scrivere, quindi, “ribattere alle
accuse”. La sola forma corretta è “ribattere le accuse”. È un grossolano errore, insomma, (e la stampa, in
questo, è “maestra”) adoperare il verbo intransitivamente quando non “rientra”
nei significati su menzionati. Se si hanno dei dubbi, in proposito, si adoperi
il verbo “replicare” (in luogo di ribattere) che si può costruire con la
preposizione “a”: replicare a un ordine. Abbiamo dalla nostra il vocabolario
Sabatini Coletti in rete: Contraddire un'affermazione: r.
le accuse; con l'arg. sottinteso, replicare: è
sempre pronto a r.
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La lingua "biforcuta" della stampa
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La lingua "biforcuta" della stampa
Da un quotidiano in rete:
Sosta selvaggia, giro
di vite della Procura: vanno a giudizio una decina di automobilisti
Con la loro vettura
hanno bloccato la circolazione dei mezzi pubblici per oltre mezz'ora. Rischiano
fino a un anno
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Un'unica vettura per una decina di automobilisti? Una decina
di automobilisti all'interno di una vettura? Correttamente: con le loro
vetture (ogni automobilista ha la propria vettura, ovviamente).
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