di
Salvatore Claudio Sgroi *
1.
L'evento
Domenica 10 marzo un ascoltatore di
RAI-1, nel corso della istruttiva rubrica linguistica di "Uno mattina in
famiglia", ha sottoposto all'attenzione di Francesco Sabatini un
(presunto) errore colto in bocca alla Clerici che aveva parlato di
"frammistione tra i due voti" del pubblico e della giuria, a
proposito del festival di Sanremo.
Il senso di frammistione è peraltro chiaro: vale 'commistione, mescolanza'. Ma
si colpevolizza la presentatrice per aver usato una parola (presuntivamente) inesistente,
e quindi per aver sbagliato. Colpevole, si potrebbe anche dire, di essere (presunta)
'onomaturga o 'glottoplaste'.
2.
Frammistione sconosciuto?
Una rapida scorsa in Google consente
però di accertare l'esistenza del termine frammistione
in testi istituzionali di sociolinguisti come Gaetano Berruto:
"Ora, la frammistione
di elementi di due lingue in una stessa frase è soggetta a regole e
restrizioni sintattiche o è del tutto libera e casuale? I linguisti si sono a
lungo interrogati sull'esistenza di principi regolativi dell'enunciazione
mistilingue e soprattutto, dato che la risposta più condivisa è che tali
principi esistano, su quali realmente siano" (Prima lezione di Sociolinguistica, Laterza, 2005, p. 64).
Il termine appare anche in altri ambiti
culturali. Per es. in una rivista giuridica come "Giustizia Civile"
fondata nel 1951:
"prospetta in
via ipotetica una lettura della preclusione delle eccezioni processuali
rilevabili solo ad istanza di parte in grado di evitarne la frammistione —
oggi inevitabile — con le questioni attinenti al merito" (p. 2528).
O nella storia dell'arte a proposito della
valutazione di Andrea Spiriti dell'olio su tela "I padri della chiesa
latina":
"[...]
ipotizzare l'origine agostiniana del quadro, visto che esso coglie il Santo
come presunto fondatore dell'ordine prima che come presule. Opera interessante
sul piano della frammistione di elementi culturali".
Il lettore paziente potrà scovare altra
esemplificazione. Mi limito a citare un significativo es. del 1803, presente in
un testo tradotto dall'inglese:
Erasmo
Darwin 1803:
"Linneo, nella Introduzione a' suoi
ordini naturali, suppone che pochissimi fossero i vegetabili dapprima
creati, e che il loro numero sia andato crescendo in ragione della frammistione
de' loro sponsali" (Zoonomia ovvero
leggi della vita organica, Milano, Pirotta e Maspero, p. 234).
3.
Etimo sincronico o diacronico?
In attesa che i dizionari accolgano il
termine, c'è da chiedersi quale ne sia l'etimo.
L'analisi di frammistione è invero trasparente al parlante comune che può
analizzarlo come suffissato formato dal part. pass. "frammisto + suffisso -ione".
Apparentemente quindi frammist-ione sembrerebbe
una neoformazione, una voce cioè creata in italiano, un neologismo almeno
dell'800. Sennonché i suffissati in -ione
non sono neoformazioni, ma prestiti da altre lingue, cfr. eros-ione dal
lat. erosiōne(m), confus-ione dal lat. confusiōne(m), trasmiss-ione dal lat. transmissiōne(m), ecc.
La base Frammisto, databile av. 1765, è a sua volta latinismo, dal lat. intermixtus, part. pass. di intermiscere. Il sost. femm. frammistione è quindi riconducibile al
s.f. latino intermixtionem. Il lat. intermixtio, -onis è documentato nel IV sec. d.C. con C. Marius Victorinus
grammatico e retore (cfr. Calonghi Dizionario
latino italiano). E la forma intermixtione
è adoperata anche nel latino moderno, "Recentior Latinitas", almeno a
partire dal 1500, stando al Thesaurus
formarum totius latinitatis a Plauto usque ad saeculum XXum a
cura di P. Tombeur (1998).
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