domenica 3 marzo 2019

Sgroi - 13 - "Coorte?!?" Che cosa avrebbe detto Tullio De Mauro?


di Salvatore Claudio Sgroi *


1. L'evento
Qualche giorno fa ho ricevuto un allegato con il seguente titolo in italiano e in inglese relativo all'evento a Roma-Tre della

"Inaugurazione secondo semestre coorte 2018-2019
Opening day of the 2018-2019 intake second semester"

e contemporanea

"Intitolazione ufficiale della coorte 2018-2019 a Tullio De Mauro
Official ceremony to name the 2018-2019 intake after Tullio De Mauro"

2. Reazione del ricevente e delusione dei dizionari
La mia istintiva reazione come parlante è stata di fastidio perché non ho capito il senso del messaggio ruotante attorno al termine chiave "coorte" (e ingl. intake). Un messaggio quindi oscuro, "sbagliato" perché centrato sulla scelta di un termine poco comune e ignoto a un laureato. Che mi ha obbligato a ricorrere a un dizionario come il De Mauro 2000, senza però gran conforto con l'accezione specialistica 3. "TS stat. insieme di individui che in uno stesso periodo di tempo hanno vissuto tutti uno stesso evento". Né è andata meglio con il Devoto-Oli-Serianni-Trifone 2017, e l'ultima ediz. dello Zingarelli 2019, e l'accezione anch'essa di "statist.", assente ancora nel Sabatini-Coletti 2007.

3. Mini-inchiesta tra gli universitari
Ulteriormente indispettito, ho quindi chiesto a una ventina di amici-colleghi se avevano familiarità con tale uso di coorte. Dalla mini-inchiesta è emerso che il 45% dei colleghi universitari italiani ignorava tale accezione, mentre chi la conosceva, almeno passivamente, da 20 anni a questa parte, o da 10 o da 5, l'aveva acquisita in seguito alla sua esperienza (non sempre gratificante) con la burocrazia dell'Università,  del MIUR e il suo linguaggio burocratico-amministrativo.

3.1. Gli "ignari"
Dal nord (Veneto, Emilia) al centro (Lazio) al sud (Calabria, Sicilia) il termine è risultato ignoto, oltre a chi scrive, come accennato, a 8 universitari su 20, ovvero il 45%!

Una collega veneta ha così commentato:

(i) "Ha innervosito anche me, la coorte! E parecchio. Non l'ho assolutamente mai sentito o letto, se non riferito a soldati armati ecc.".
"Ma fa comunque saltare i nervi che uffici pubblici usino termini sconosciuti [...]!".

E con richiamo risorgimentale:

E come "PS: noi ci basiamo sul lessico dell'inno nazionale, "base granitica"!

Non diversamente un collega emiliano che ha commentato anche con un occasionalismo neologico:

(ii) "Davvero, caro Salvatore, maissimo (superlativo di ‘mai’: se si può dire ‘prestissimo’…) sentito il significato, di cui mi scrivi, attribuito a ‘coorte'. Non siamo tu ed io degli alieni, soprattutto se si tratta di usi linguistici, cui prestiamo una certa attenzione da alcuni (svariati) decenni, quindi….".

E un collega calabrese, ancora con richiamo risorgimentale:

(iii) "Stringiamci a coorte, Siam pronti alla morte...": Questo è l'unico significato che conosco. In questo caso, non capisco il significato nemmeno dal contesto. Ma che vuol dire?".

Due colleghi siciliani:

(iv) "Caro Salvo, scopro con te quest'uso 'civile-accademico-' del termine, a me prima ignoto. Tu insegni che non c'è da meravigliarsi delle stranezze...".

e in maniera secca:

(v) "Nauseato! Faremo le nostre falangi".

Non diversamente un collega emiliano, con riferimento anche alla presenza dell'inglese:

(vi) "L'espressione mi risulta oscura. E non mi aiuta certo la traduzione [...].
Mentre il titolo inglese è decifrabile, anche se non chiaro, quello italiano mi sembra una goffa traduzione dal primo".

E uno romano:

(vii) "l' Italia è piena di furbetti, che hanno una conoscenza scarsa o nulla dell'inglese ma che fanno finta di essere anglofoni per nascondere una sostanziale mancanza di idee".

Qualcun altro, così un 3° collega siciliano, ignorava l'accezione burocratica, ma conosceva valenze settoriali di coorte in altri ambiti culturali, quali il servizio militare e muovendo da esso decodificava almeno in parte il senso del nostro testo:

(viii.a) "caro i linguaggi della modernità accademica (e non solo) mi restano estranei quanto a te.
coorte credo sia un termine tecnico per indicare una "leva" di studenti, militari, insomma gruppi che entrano tutti insieme e insieme proseguono (ne sentii parlare per la prima volta appunto durante la leva militare)
(viii.b) intake non l'ho mai sentito dire. sarà una traduzione del termine, ma impropria perchè vuole dire (secondo me) i nuovi ingressi dunque non è l'equivalente.
non so che altro aggiungere! se non "Italian first" (rischiando di essere preso per un leghista)"

3.2. Gli "informati sui fatti", loro malgrado
Altri -- 11 su 20 -- ovvero il 55%, hanno invece dichiarato di conoscere da 20 anni o giù di lì il termine, con un giudizio metalinguistico per lo più negativo.


3.2.1. "Elementare, Watson!"
La voce era per alcuni talmente nota da non richiedere alcuna esplicitazione.
Così per una 4a collega siciliana:

(i) "In corsa. Sì conosco COORTE in quel senso almeno dal 2000. Un abbraccio".

Un romano ha ammesso (quasi una colpa) la competenza decennale ("purtroppo"), ma non la particolare vitalità della voce giudicata negativamente:

(ii) "sì, purtroppo lo conoscevo. andava di moda fino a una decina di anni fa... credevo anzi che fosse morto, anche lui, invece.. a differenza degli umani, le parole risorgono! lunga vita a tutti".

Un piemontese ha dichiarato una competenza (passiva) decennale, del burocratismo accademico, giudicato negativamente ("usi distorti", "malvezzo"):

(iii) "Sì, quell’accezione di coorte la conoscevo, ma l’ho sempre considerato uno di quegli usi distorti che la burocrazia accademica ogni tanto s’inventa per il diletto delle masse incolte (sì, belli loro!). Mi ricordo che ero caduto dalle nuvole quando l’avevo scoperto, anche se più che stupito mi ero rassegnato, ben conoscendo i miei coglionazzi… Sarà solo una decina di anni che lo so, perché  ho sempre cercato di tenermi il più lontano possibile dalle grane burocratiche, verso cui ancor più che inetto sono allergico. Ma di sicuro il malvezzo ha origini più  antiche".

Un 5° siciliano ha rivelato la sua competenza dell'accezione accademica, acquisita, come dire, sul campo, e giudicata negativamente:

(iv) "Sì sapevo della coorte, avendo fatto il presidente del corso di laurea; ma io ci manderei la legione a punire questi innovatori!".

Un romano ha dichiarato la particolare competenza semantica del "burocratese-aziendalese", giudicando "inopportuno" l'uso in quel contesto comunicativo:

(v) "sì, conoscevo questo significato di coorte, avendo evidentemente (ahimè!) un rapporto col burocratese-aziendalese universitario maggiore del tuo. Trovo però anch’io che, in quel contesto, l’uso di quel termine è stato inopportuno".

Una collega veneta, intervistata per interposta persona, ha semioticamente risposto con "volto atteggiato al disgusto" e trovato metalinguisticamente "disgustosa questa scelta lessicale":

(vi) "le ho chiesto al volo se sapeva cosa significa 'coorte' per l'amministrazione dell'università; ha atteggiato il volto al disgusto e ha ammesso che ormai sa anche lei cosa significa, ma non di meno considera disgustosa questa scelta lessicale da parte degli uffici - anche del ministero!".


3.2.2. Competenti e lessicografi
Altri colleghi, competenti linguistica- e metalinguisticamente, hanno invece esplicitato l'accezione burocratica del termine.
In maniera asciutta e con un secco giudizio negativo un collega laziale si è così espresso:

(vii) "con questo termine (orrendo) si indica l'insieme degli studenti iscritti in un dato a.a.".

Un collega lombardo ha definito la particolare accezione di "coorte come insieme degli immatricolati di un anno accademico", indicando l'occasione in cui l'ha acquisita, e valutando "l'uso un po' surreale" rispetto alla familiare valenza risorgimentale del termine:

(viii) "[In Emilia-Romagna] ho imparato l'accezione di coorte come insieme degli immatricolati di un anno accademico. Ho sempre trovato l'uso un po' surreale, soprattutto perché ormai coorte sopravvive solo grazie all'inno di Mameli".

Un 6° collega siciliano ha chiarito l'uso burocratico, giudicandolo "assai improprio":

(ix) "sì, sapevo dell’uso burocratico di ‘coorte’ per indicare i diversi anni di un Corso di studi universitario. A me sembra un utilizzo assai improprio e mi fa piacere che lo sembri anche a te, che sei più liberale di me nell’uso del lessico e della grammatica".

 Un collega emiliano con eco all'accezione risorgimentale, ma senz'alcuna valutazione negativa, ha così precisato:

(x) "Si', coorte usa anche a Bologna, direi da 3 - 4 anni, piu' o meno come equivalente di 'classe'.
Strimgiamci a coorte".

3.2.3. Un competente con vocazione storico-lessicografica
Un 7° collega siciliano si è lasciato prendere dall'intrigo del mio quesito e mi ha fornito in più e-mail dati notevoli sulle vicende del burocratismo:

(xi.a) "La coorte nella scienza statistica e nella demografia indica un insieme di individui, facenti parte di una popolazione comunque predefinita, che sono caratterizzati dall'aver sperimentato uno stesso evento in un periodo predefinito. Un esempio di coorte sono i nati in un determinato anno".
 (xi.b) "Si è un termine proprio degli ordinamenti didattici universitari (posso darti attestazioni di atti pertinenti) frequente nei consigli di corso di laurea e nei lavori di commissione per distribuire gli studenti per annata in funzione del monitoraggio delle carriere di analisi sulle performance e sulle dispersioni sull'incremento/decremento degli iscritti";
"era di uso corrente nelle commissioni didattiche";
"non ignoravo affatto il termine, è il contesto che hai portato alla mia attenzione che è anomalo".
(xi.c) "non si discosta però da altri casi di forte divario semantico (qui il passaggio è militare > statistica)".  
(xi.d) "in un documento interno sugli ordinamenti didattici circolato 3 aprile 2015 tra i docenti del Corso di laurea di cui facevo parte, era riportata la seguente formulazione in cui l’uso di coorte appare ormai scontato in relazione alla dispersione differenziata per anno".
"I dati si riferiscono agli studenti che si sono immatricolati per la prima volta al Sistema universitario nell’Ateneo di ***. Tali studenti sono stati raggruppati in intervalli in base ai CFU acquisiti. [...]".

4. Una coorte statistica e accademica anglica?
Il sospetto che la coorte statistica e burocratico-accademico-amministrativa possa essere un neologismo semantico, demaurianamente una "neosemia", non endogeno ma esogeno, o calco semantico sull'inglese, è rafforzato dall'Oxford English Dictionary (on line) che registra il franco-latinismo s. cohors ("< French cohorte, < Latin cohort-em").) court, enclosure, company of soldiers, tenth part of a legion") come termine della statistica con ess. a partire dal 1944, 1947, laddove in ambito accademico italiano la coorte sembrerebbe nota a partire dal 2000:

"b. In demography, a group of persons having a common statistical characteristic, esp. that of being born in the same year":
1944 H. P. Fairchild Dict. Sociol. 45/2 Cohort (demographical usage), a group of persons starting life together";
1947 P. K. Whelpton in Proc. Internat. Statist. Conf. (Washington) III. B. 632 (...) cohorts of women (i.e. women grouped by date of birth), and by classifying the births to each cohort".

4.1. La cohors nella competenza di una anglo-nativofona.
Una collega anglo-nativofona in risposta alla mia domanda:

"En passant, tu conoscevi il termine [cohors] e lo usi?. Io ignoravo tranquillamente l’accezione stat. [di coorte], che invece una collega conosceva da almeno 20anni!!!"

ha da parte sua così ricostruito la sua competenza lessicale del termine cohors:

[1] "I first came across the word when learning about Roman history at school but [2] in recent years have only read it in scientific publications about drug trials which friends often ask me to translate from English into Italian.[3] I don't think I ever see it elsewhere but it wouldn't strike me as unusual if I did".

In una seconda e-mail ha così aggiornato la sua competenza:

"I have twice heard people using the word Cohort since my last e-mail, [4] once (on the radio) with the meaning of University intake for 1 year and [5] once (in a conversation in a restaurant) in the meaning of people born in the same period. The use of the word is rising it seems".

4.1. Intake in inglese
Quanto all'intake proposto come traducente ingl. di coorte, nel testo bilingue da cui abbiamo preso le mosse (§ 1), è stato reso nel Ragazzini con la parafrasi “numero di studenti ammessi (a una facoltà, ecc.)”, mentre l'OED documenta la particolare accezione negli anni '40 del '900:

"b. (One of) a group of entrants to the army, a school, a trade, etc.
1943 B. Webb Our Partnership (1948) ii. 79 It was.. among educational ladders ..the most elaborate in its organisation of ‘intakes’ and promotions".

5. Uso "educato" di coorte?
In conclusione, l'uso di coorte 'insieme di matricole, o di iscritti in un determinato a.a.' sembra in termini di "educazione linguistica" poco felice, "inopportuno" (per riprendere il giudizio del collega romano del § 3.2.1, v), comunicativamente a rischio, anche per il 45% degli universitari, dato il contesto in cui è stato adoperato. Ovvero con le parole della collega veneta su ricordata al § 3.1 (i), l'uso non è condivisibile, dal momento che

"questa scelta va in direzione contraria rispetto alle varie raccomandazioni periodiche in favore di un linguaggio più chiaro delle nostre amministrazioni".


6. Post-scriptum
      Aggiungo la risposta critica di un collega romano, 21° informante, che non so come mi era sfuggita, da inserire nella schiera de "Gli 'informati sui fatti', loro malgrado", ovvero nel § 3.2.2 “Competenti e lessicografi”:
 "Ahimè sì, sapevo del sign. buro-miurico del bellicistico coorte (cioè 'contingente di studenti di un determinato anno accademico') che tuttavia, nella locandina in questione, è totalmente  fuori luogo, a mio modesto modo di vedere: bastava indicare l'anno sic et simpliciter, perché non di burocrazia trattasi, sibbene di onorificenza. Ma che ce voi fa'?"

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania










1 commento:

Ines Desideri ha detto...

Su “coorte” e “intake”

Sebbene il vocabolo “coorte” riporti, oggi, quasi esclusivamente all'Inno di Mameli, ritengo opportuno precisare che esso viene adoperato, e con una certa frequenza, nei saggi di sociologia e di medicina, oltre che - come abbiamo notato - nell'ambito accademico.

Per quanto concerne la sociologia il termine “coorte” viene messo in relazione a “generazione”: si pensi al sociologo tedesco K. Mannheim, il quale, nell'opera “Il problema delle generazioni” (1928), definì in maniera scientifica il significato di “generazione” e sottolineò la differenza esistente tra “generazione” e “coorte”.
Con la prima si fa riferimento principalmente alla posizione nei rapporti familiari; con la seconda alla condivisione della stessa esperienza o posizione nel processo storico e sociale. Viene definita “coorte” l’insieme di individui che sono nati in un determinato anno (coorte di nascita) o arco di anni oppure che hanno iniziato una determinata esperienza nello stesso periodo.
Da ciò si deduce che in una stessa generazione possono esservi coorti diverse, poiché una generazione copre un arco di tempo ampio.

In “The cohort as a concept in the study of social change” (1965) il sociologo americano N.B. Ryder definì coorte “l’insieme di individui che hanno sperimentato lo stesso evento nello stesso intervallo di tempo”, definizione poi ripresa e approfondita da A. Bagnasco, M. Barbagli e A. Cavalli in “Corso di sociologia” (1997).

In epidemiologia la “coorte” è un gruppo di soggetti – aventi caratteristiche precedentemente definite – seguiti o tracciati per un certo periodo di tempo, definito “studio di coorte”, durante il quale vengono effettuate sperimentazioni cliniche, allo scopo di determinare esiti specifici riguardanti la salute.

Si accenna a Tullio De Mauro. Bene: nel Grande dizionario italiano dei sinonimi e contrari, da lui curato, alla voce “coorte” troviamo “AU schiera; LE stuolo”.

Dal titolo dell’opera di Ryder – “The cohort as a concept in the study of social change” – possiamo dedurre che “coorte” fu allora tradotto “cohort” (come nel dizionario Garzanti), e non “intake”, sebbene il Dictionary of contemporary English (Longman) riporti come definizione 2. “the number of people allowed to enter a school, profession etc. : an increase in the intake of foreign students”.

Cordialmente
Ines Desideri