No, non ci rassegniamo e continuiamo con i nostri lai. Abbiamo
sempre sostenuto la tesi secondo la quale la stampa deve divulgare le notizie
nel rispetto delle regole orto-sintattico-grammaticali della lingua italiana.
Purtroppo queste regole vengono sempre piú disattese da coloro che per mestiere
"propagano" la lingua, o perché non le conoscono o perché - cosa
ancora piú grave - pur conoscendole non le rispettano in quanto,
presuntuosamente, si sentono i "depositari della verità linguistica"
e la diffondono, pertanto, a loro piacimento. No, non ci rassegniamo e
continuiamo con i nostri lai. Una prova provata (un'altra, fra le tante) si ha in questo titolo di un
quotidiano in rete:
Sesso per un posto da titolare in squadra:
arrestati due allenatori di calcio giovanile
Sedicenne li
denuncia, coinvolto anche arbitro
Mancini: "Abusi
su minori? Fenomeno esiste"
Quel "da" è tremendamente errato. La preposizione
corretta da adoperare è "di" perché non siamo in presenza di un
complemento di fine o scopo retto, appunto, dalla preposizione da; ci troviamo davanti a un normalissimo
complemento di specificazione. Il "posto" - per dirlo terra terra - quando vale
"incarico", "impiego" si fa seguire dalla preposizione
"di": un posto (incarico) di direttore
d'orchestra; un posto di assessore;
un posto di operatore ecologico. In questi casi si specifica, infatti, il "tipo" di posto o di impiego.
Treccani: 6. a. (posto, ndr) Impiego, ufficio che costituisce l’occupazione
abituale e da cui si traggono, tutti o in parte, i mezzi di sostentamento: essere alla ricerca di un p.;
trovare un p.;
offrire, procurare un p.; avere un buon p., un ottimo p., un p. misero, modesto; perdere, conservare il p.; ci tengo al mio p.!; seguito dalla specificazione
dell’impiego: mettere
a concorso trecento p. di maestro; è
vacante il p. di segretario, di redattore capo;
anche con riferimento a cariche elevate: aspirare
a un p. più alto;
si sono presi i p.
migliori; avere, occupare un p. di grande responsabilità;
essere ai p. di comando.
1 commento:
Parole "supersante", dott. Raso.
Non so se è ancora "in vigore" l'iniziativa "i giornali nella scuola", nel caso... poveri studenti.
Con cordialità
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