Un articolo di Salvatore Claudio Sgroi
(Docente di linguistica generale presso l'Università di
Catania)
La“Guida pratica all'italiano scritto”di Vera Gheno (Cesati
ed.), destinato agli universitari (ma non solo), è non poco intrigante, non
foss'altro che per il sottotitolo neologico: “(senza diventare grammarnazi)”. I
10 capitoli del volumetto (in 16°) comportano azzeccatissime “appendici”di
autori diversi, che mettono a fuoco aspetti centrali del saper scrivere: da
leggere quindi subito. C'è per es. Calvino sulla "Esattezza" (1988) e
l'antilingua (1965); De Mauro 2006 autobiografico; Meneghello 1963; don Milani (1967)
che denuncia: «ma voi avete più in onore la grammatica [prescrittivista] che la
Costituzione» (p. 64); la poetessa ungherese Imre Oravecz 1972 con una “poesia
in prosa”trasgressivamente scandita dalla sola virgola, tradotta dalla stessa
Gheno; un divertente brano letterario di S. Benni 1976 “La Luisona”a confronto
con una appetibile ricetta dell'Artusi (1891); un istruttivo art. di L. Carrada
2013 su “Il paradosso della lettura sul web”. M. Rigoni Stern 1999 in “Inverni
lontani”ricorda gli “ex combattenti”che leggevano i libri presi in prestito
dalla biblioteca «nelle lunghe sere invernali, magari a voce alta, (...) nelle stalle
mentre si aspettava il parto delle vacche» e quando li restituivano «avevano
odore di vacca e di letame» ed erano “un po' sciupati" (p. 120). Ironico e
divertente è il dialogo di “Palombella rossa”di N. Moretti (1989), in cui
Michele intollerante dinanzi al linguaggio della reporter non si trattiene da
"nazigrammar" dallo schiaffeggiarla. A chiusura, una "Appendice
comica" di malapropismi, normativamente "errati", es.
“prostituta d'alto borgo”. I 10 capp. riguardano aspetti essenziali dello
scrivere: "stesura", "revisione", "tecniche per
leggere e prendere appunti" ("una vera e propria ginnastica
cerebrale" p. 97), "costruzione del testo: coesivi e
connettivi", "punteggiatura", "lessico", "ferri
del mestieri", "ortografia", "bibliografia". Quanto al
«concetto di norma linguistica», l'autrice malgrado il sotto-titolo rassicurante
del volumetto, non riesce a trattenersi dal confessare di essere
"grammarnazi". Così a proposito della ortografia morfologica
"guadagn-iamo" (rispetto a quella fonetica "guadagnamo")
dichiara: «Ma noi siamo grammarnazi, e continueremo a consigliarne l'uso» (pp.
52, 7). Nel definire i criteri della norma l'autrice invoca l'autorità dei
grammatici, anziché l'uso degli scriventi colti. «Gli scrittori (...) non
andrebbero presi come riprova della correttezza di un certo uso, avendo noi a
disposizione dizionari e grammatiche» (p. 74). Per l'autrice è sbagliato citare
uno scrittore (...) come riprova dell'uso corretto». L'atteggiamento
(neo)purista emerge in più occasioni, per es. quando oppone i "prestiti di
necessità" a quelli "di lusso" "innecessari" (p. 26) e
ripropone i traducenti puramente logicistici di Castellani 1987, definiti
«neocòni interessanti», quali "smog = fubbia"; "weekend =
intredima", e ci fermiamo qui.
L'autrice non sempre distingue l'it. pop.
("sbagliato") da quello "medio" o "neostandard"
(p. 40). Così "ci ho" è sì corretto ma non "ciò" (errato)
(p. 41). L'es. con l'indicativo "io penso che è meglio" è invero
"frase corretta" (pp. 7-8), come "penso che è bello" (p.
41), non meno di "io penso che sia meglio". Al di là di questi
aspetti normativi non sempre condivisibili, la Gheno però individua nella pratica della lettura
«lenta, immersiva, profonda» (p. 108) la via ottimale sia per migliorare la
competenza ortografica col «ricordo visivo» (p. 57) che per «per imparare lo
stile corretto di un testo scientifico» (p. 126).
Liberi di nascere, liberi di morire
----------------
A nostro avviso il titolo non è corretto sotto il profilo della logica: si è liberi di morire ma non di nascere. Non decidiamo noi di venire al mondo (altri decidono per noi). Corretto - secondo noi - liberi di vivere, liberi di morire. Il parere degli amici blogghisti?
***
Un giornale in rete titolava:Liberi di nascere, liberi di morire
----------------
A nostro avviso il titolo non è corretto sotto il profilo della logica: si è liberi di morire ma non di nascere. Non decidiamo noi di venire al mondo (altri decidono per noi). Corretto - secondo noi - liberi di vivere, liberi di morire. Il parere degli amici blogghisti?
Nessun commento:
Posta un commento