Sulla preposizione (semplice o articolata) che deve seguire
la preposizione impropria "fuori"
i vocabolari non sono tutti concordi e i linguisti si accapigliano:
"di" o "da"? "Fuori di" o "fuori da"?
Ci vediamo fuori del portone o fuori dal portone? Personalmente seguiamo -
senza se e senza ma, espressione tanto cara ai politici che frequentano i vari
salotti televisivi - le indicazioni dell'illustre glottologo Aldo Gabrielli, la
cui "fede linguistica" non può esser messa in discussione: «Fuori si
unisce al suo termine soltanto con la preposizione "di": fuori di
casa, fuori dei piedi, fuori dell'uscio e simili. Mai con la preposizione
"da", anche se non manca qualche esempio antico; perciò non diremo
"fuori da sé", "fuori da casa", "fuori dai
piedi"». Gli fa eco il linguista Vincenzo Ceppellini, che nel suo
"Dizionario Grammaticale" scrive: «Preposizione che indica distanza o
esclusione. È seguita dalla preposizione "di": "Son rimasto fuori di casa"; "È
uscito fuori di strada" (sebbene si trovi talora: fuori strada)». Come
dicevamo, alcuni vocabolari ammettono solo la preposizione "dI"; altri, salomonicamente, consentono tanto la
preposizione "di" quanto la preposizione "da". Che fare?
Seguite ciò che vi suggerisce il vostro "istinto linguistico". La
Crusca sembra essere dalla nostra parte.
sabato 6 febbraio 2016
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