Non possiamo, dunque, rimanere impassibili davanti a orrori ortografici di cui è infarcita la stampa e gli opinionisti non possono più addebitare gli errori ortografici alla svista dei correttori di bozze, categoria ormai estinta. Vediamo, dunque, sfogliando a caso qualche quotidiano, alcune indecenze ortografiche, in corsivo gli orrori.
L’arrestato, per farsi compatire, camminava a mò d’ubriaco; con quel pò pò di alterigia era naturale che tutti lo snobbassero; nella casa degli orrori è comparsa la scritta villa d’affittare; in quella notte tranquilla gl’astri brillavano sullo sfondo azzurro; nessun’ uomo, di questi tempi, può sentirsi tranquillo se abita una villa isolata; qual’è il difetto peggiore, domandò all’intervistata; il suo comportamento è veramente d’ammirare; gl’umori degli astanti non lasciavano presagire nulla di buono; il suo modo di fare è pressocché inaccettabile; il ragazzo è uscito dal coma grazie all’attente cure della mamma; sei proprio un bel angelo, disse la mamma al figlioletto; fate attenzione, recitava un cartello affisso nella fabbrica, gl’acidi sono nocivi alla salute; l’auto dei banditi non ha rispettato l’alt della polizia e ha accellerato la corsa; l’uomo è stato investito sulle striscie pedonali; il ministro ha, però, ribadito che non tutti beneficieranno delle agevolazioni.
Potremmo continuare, ma non vogliamo tediarvi oltre misura.
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Si presti
attenzione ai due termini: il primo può essere tanto sostantivo quanto
aggettivo (quell’uomo è un sanguinario; un pazzo sanguinario); il secondo è
solo aggettivo (una ferita sanguinosa). Vediamo la composizione e il
significato intrinseco delle due parole. Sanguinario, dunque, significa che è
portato a uccidere e ce lo dice il suffisso "-ario" atto a indicare
un mestiere, una professione, un’attività (impresa / impresario; banca /
bancario; sangue... sanguinario). Sanguinoso, invece, con il suffisso "-oso"
che indica la presenza di una certa qualità o condizione, sta per sporco di
sangue.
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La parola
che proponiamo oggi è insonte.
Sebbene sia relegata in soffitta la segnaliamo perché dal "sapore"
aulico. È un aggettivo e vale "innocuo", "che non fa male",
"che non nuoce", "che non danneggia".
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