Nella nostra lingua, così ricca di sfumature e così abile nel nominare l’invisibile, esistono zone d’esperienza che restano senza parola, non hanno, cioè, un termine atto a "identificarle". Piccoli "gesti mentali", movimenti interni, anticipazioni emotive che tutti conosciamo ma che non trovano un nome preciso. È in questi interstizi che nasce sovrappiglio: un neologismo necessario, limpido, immediatamente comprensibile, capace di dare forma a un comportamento diffusissimo eppure linguisticamente orfano. Una parola che arriva come risposta naturale a un bisogno espressivo: nominare la preoccupazione che precede i fatti, l’allarme che scatta troppo presto, il pensiero che corre più veloce della realtà.
L’etimologia, pur essendo una costruzione moderna, è trasparente e coerente con la morfologia italiana: sovra- indica eccedenza, surplus, ciò che va oltre il necessario; piglio (con raddoppiamento fonosintattico) rimanda alla presa rapida, allo scatto mentale, al "gesto" improvviso con cui la mente afferra qualcosa. L’unione dei due sintagmi produce un’immagine nitida: il pensiero che “prende” un problema prima che esista, che lo afferra in anticipo, che lo porta con sé come un peso non richiesto. È un composto che suona naturale, quasi inevitabile, come se fosse sempre stato lì, in attesa di essere pronunciato.
Il significato è netto: sovrappiglio è la preoccupazione preventiva, spesso immotivata; è l’ansia che precede il fatto, il timore che nasce prima della realtà. È il "gesto mentale" di chi immagina scenari sfavorevoli, se non catastrofici, di chi si carica di ipotesi, di chi anticipa il peggio senza che il peggio abbia ancora bussato. Dire «non fare sovrappigli» significa invitare alla misura; dire «sono in pieno sovrappiglio» significa riconoscere un eccesso di allerta, un moto mentale che scatta troppo presto.
Le modalità d’uso sono versatili e immediate. Il termine funziona come sostantivo («un sovrappiglio inutile»), come plurale d’esperienza («giornate piene di sovrappigli»), e genera, naturalmente, il verbo pronominale sovrappigliarsi, utile per descrivere il processo in atto («mi sto sovrappigliando»). È un lemma che vive bene nel parlato, ma non stona in un registro più sorvegliato: ha una dignità semantica che gli permette di attraversare i contesti senza perdere efficacia. È, in definitiva, una neoformazione che non chiede di essere spiegata: si lascia capire da sé.
sovrappìglio sost. m. Tendenza a preoccuparsi in anticipo, assumendo mentalmente problemi non ancora sorti; preoccupazione preventiva, spesso immotivata, generata da un eccesso di allerta o da un’abitudine a proiettare scenari sfavorevoli.
Etim. Formazione moderna, comp. di sovra- (con valore di eccedenza) e piglio nel senso figurato di “presa mentale rapida, scatto d’attenzione”.
Uso – «Mi è venuto un sovrappiglio inutile: temevo che tutto andasse storto.» – «In certi giorni vivo di sovrappigli, più che di fatti.» – «Liberati dei sovrappigli: la realtà è meno minacciosa di quanto immagini.»
sovrappigliàrsi v. pron. – «Mi sto sovrappigliando per nulla»; «Tende a sovrappigliarsi prima di ogni decisione».
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Curiosità natalizie
Giotto, nei primi anni del Trecento, dipinse la Stella di Betlemme come una vera cometa, ispirandosi al passaggio della Halley del 1301: un dettaglio che avrebbe segnato per sempre l’immaginario natalizio. Molti secoli dopo, nel 1965, un’altra “stella” risuonò nello spazio, quando gli astronauti della missione Gemini 6 suonarono Jingle Bells, dando vita alla prima esecuzione musicale oltre l’atmosfera terrestre. Dalle orbite celesti alle tradizioni popolari, il Natale continua a sorprendere: in Ucraina si appendono ragnatele sull’albero, memoria di una leggenda in cui i ragni, mossi a compassione, decorarono con fili d’oro e d’argento l’abete di una famiglia poverissima. In Norvegia, invece, la Vigilia si nascondono le scope per evitare che le streghe le rubino per volare nella notte più lunga dell’anno. E in Germania, tra i rami dell’albero, può celarsi un cetriolo di vetro: chi lo scova per primo riceve un dono extra o un augurio speciale.

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