Nel cielo d’inverno, quando l’aria profuma di neve e le case si accendono come lanterne, viveva una piccola stella, Lumìna. Non era tra le più grandi né tra le più appariscenti: stava in un angolo quieto del firmamento, dove il silenzio sembrava fatto apposta per lei.
Tutte le notti osservava le altre stelle che scintillavano sicure, mentre lei tremolava appena, come una candela che teme di spegnersi.
Una sera di dicembre, mentre sulla Terra cominciavano a comparire i primi presepi e le prime ghirlande, il Vento del Nord passò di lì, portando con sé odore di legna bruciata e campanelli lontani.
«Perché tremi così, piccola Lumìna?», chiese con voce che sapeva di neve fresca.
«Perché non servo a niente», rispose lei. «Non illumino abbastanza, non guido nessuno, non annuncio nulla. Sono solo… piccola.»
Il Vento del Nord sorrise piano, con quella tenerezza che si riserva a chi non sa ancora quanto brilla.
«A volte», disse, «le cose piccole diventano preziose proprio quando arriva il Natale.»
E se ne andò, lasciandola con un pensiero che brillava più di lei.
Passarono notti, finché arrivò quella speciale: la vigilia di Natale. La Terra, laggiù, era un mosaico di luci. Le famiglie preparavano tavole, i bambini lasciavano biscotti e latte, le strade profumavano di arancia e cannella. Ma c’erano anche finestre buie, cuori un po’ soli, persone che avrebbero voluto sentire una voce, un abbraccio, un segno.
Lumìna guardò tutto questo e sentì dentro di sé un calore nuovo, come se qualcuno avesse acceso una piccola lanterna nel suo cuore stellare.
«Forse posso fare qualcosa anch’io», pensò.
Provò a brillare. Poco. Poi un po’ di più. Poi ancora.
E accadde una cosa meravigliosa: più cercava di illuminare gli altri, più la sua luce cresceva. Non diventò enorme, non diventò la più luminosa del cielo. Ma diventò chiara, calda, natalizia.
Una bambina, affacciata alla finestra accanto all’albero addobbato, la notò per prima.
«Papà, guarda! Quella stella sembra che ci faccia gli auguri.»
E il papà, che aveva avuto una giornata difficile, si sentì più leggero.
Una donna anziana, sola, la vide e pensò: «Forse questa notte non sono dimenticata.»
Un ragazzo che aveva perso fiducia in sé stesso la guardò e pensò: «Se brilla lei, posso farcela anch’io.»
E così, senza rumore, senza clamore, Lumìna diventò la stella che sapeva aspettare: aspettava solo il momento giusto per essere utile, e quel momento era arrivato proprio nella notte più luminosa dell’anno.
Da allora, ogni Natale, chi guarda bene il cielo può scorgere una piccola luce che sembra dire: non serve essere grandi per portare un po’ di Natale nel cuore di qualcuno; basta esserci, quando qualcuno ha bisogno della tua luce.
Il Natale non è grandezza, ma presenza.
Anche la luce più piccola può scaldare una notte intera.
Donare illumina chi riceve, ma anche chi dona.
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(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: fauras@iol.it)

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