giovedì 16 ottobre 2025

Il contrario di violenza?

 


Da un titolo del quotidiano 
la Repubblica in Rete:


La Crusca ci ha detto che non esiste il contrario della parola violenza. Troviamone una”

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La lingua italiana, ricchissima di sfumature, sembra paradossalmente priva di un termine che si opponga con pari forza alla parola “violenza”. Non basta “pace”, troppo neutra e statica. Non basta “gentilezza”, troppo individuale e comportamentale. Nemmeno ‘nonviolenza’ è sufficiente, poiché definisce per negazione.

E allora, se “La Crusca ci ha detto che non esiste il contrario della parola violenza”, noi lo inventiamo. O, meglio: la inventiamo. Proponiamo, dunque, tre neoformazioni al vaglio della prestigiosa istituzione linguistica.

Abbiamo esplorato le radici semantiche della concordia, dell’armonia, dell’accordo, della benignità, e della pace stessa, innestando su ciascuna un suffisso che restituisca astrattezza, intensità e sostanza. Il risultato è una costellazione di neologismi audaci, ciascuno capace di evocare una forza attiva, luminosa, disarmante.

Non sono semplici sinonimi: sono tentativi di lessicalizzazione del contrario. Ecco dunque:

Pacità


Derivato da “pace” con suffisso astratto -ità, come “ferocità”.

  • Evoca una condizione attiva di pacificazione, non solo assenza di conflitto.

    Esempio: La pacità del gesto disarmò ogni ostilità.

Concordità

  • Variante più intensa di “concordia”, con suffisso che la rende astratta e vigorosa.

    Esempio: La concordità sociale è il vero antidoto alla violenza.

Armonità

  • Da “armonia”, con suffisso che la rende sostanza.

    Suona come sorella di “ferocità”, ma in chiave luminosa.

    Esempio: L’armonità del dialogo ha dissolto ogni tensione.


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L’angiarro

 Gli amici lettori che seguono le nostre noterelle, con molta probabilità, non si saranno mai imbattuti nel termine sopra citato. Il vocabolo, infatti, non è registrato nei comuni vocabolari non essendo un termine schiettamente italiano ma un arabismo entrato nella nostra lingua. Lo registra il Tommaseo-Bellini,  però. Ma cosa significa? Lo "domandiamo" allo stesso Tommaseo.


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2 commenti:

monMArtre ha detto...

Scusate,
ma non capisco la necessità di avere un contrario per la parola violenza.
A parte che è un sostantivo e mi chiedo, quindi, qual è il contrario di treno e di tavolo.
Si può volere il contrario di un sostantivo se lo si pensa accompagnato da un verbo: agire con violenza, agire con amore; picchiare con violenza, picchiare con delicatezza; discutere violentemente, discutere pacatamente.
Non avrebbe senso il contrario di violenza contro le donne. Cos'è? Fare carezze, ignorarle, accondiscendere?
Direi, di conseguenza, che non c'è bisogno d'inventare altre parole.
Chi ne ha sentito la necessità, cosa voleva esprimere col concetto contrario?

Postilla
Considerando che la domanda se l'è posta Repubblica e considerando il fondo del barile raggiunto dai giornalisti, direi che si può considerare chiusa la questione: non esiste alcuna esigenza.

Fausto Raso ha detto...

Mi sembra che la domanda non se la sia posta il giornale, ma i familiari di una vittima. Il titolo, infatti, è "virgolettato".
FR