La nostra lingua, tra le più musicali, è ricca di sfumature e varianti, e spesso ci troviamo di fronte a forme verbali che, secondo chi scrive, sono corrette ma non trovano riscontro nei dizionari ufficiali. Una di queste forme è il verbo "rimpinguire", che si potrebbe considerare una variante intensiva di "impinguire". Tuttavia, i principali vocabolari dell’uso attestano solo "impinguire" e "impinguare" con la variante "rimpinguare". Perché, dunque,"rimpinguire" no?
"Impinguire" è
correttamente attestato e proviene dal latino "pinguis",
che significa "grasso" o "pingue". Il verbo in
oggetto significa, quindi, "rendere pingue" o "ingrassare":
"L'alimentazione ricca di dolci ha impinguito l'atleta".
"L'allevatore
ha impinguito i suoi animali per venderli alle fiere". E, con uso figurato, "le numerose multe hanno impinguito le casse del comune".
Parallelamente,
troviamo anche "impinguare", adoperato con il medesimo
significato di "impinguire": "Le piogge abbondanti
hanno impinguato le riserve d'acqua."
"Ha deciso di
impinguare la sua collezione di libri antichi."
"Rimpinguare",
variante di "impinguare", con l'aggiunta del prefisso
"ri-", conferisce al verbo un senso di azione ripetuta o
intensiva. Significa, pertanto, "impinguare di nuovo" o
"rendere più pingue". Questa forma è, infatti, ampiamente
riconosciuta e usata nella lingua italiana: "Ogni mese,
rimpinguava il suo portafogli con i risparmi".
"Dopo
le spese natalizie, ha dovuto rimpinguare il conto".
Nonostante
la logica porterebbe a ritenere "rimpinguire" come una
possibile variante di “impinguire”, i vocabolari ufficiali non
attestano questa forma. Ciò potrebbe essere dovuto a diversi
fattori:
a) "Il verbo 'rimpinguire', non essendo di uso comune e cristallizzato come 'rimpinguare', potrebbe non aver attirato l'interesse dei lessicografi."
b) La lingua tende a semplificarsi e a conservare le forme più chiare e dirette. "Rimpinguare" offre una chiara e immediata comprensione, evitando ambiguità.
c) Le regole di
derivazione e formazione delle parole nel lessico italiano possono
non supportare pienamente la forma "rimpinguire",
preferendo "rimpinguare".
"Rimpinguire",
comunque, anche se ignorato dai vocabolari, si trova in alcune
pubblicazioni. I compilatori dei vocabolari ci facciano, dunque, un pensierino...
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“Librivendolo”? Perché no!?
Nel vasto e affascinante universo della lingua italiana ci troviamo, spesso, davanti a vuoti lessicali: mancanza di termini specifici per designare alcune professioni o attività. Uno di questi vuoti riguarda l’appellativo da dare a chi si occupa della vendita di libri usati. Chi scrive propone librivendolo, formato con ‘libri’ e ‘vendolo’. Questa neoformazione cattura immediatamente l' “essenza” dell'attività, rendendo chiaro il ruolo di chi vende libri usati.
In un'epoca in cui la sostenibilità e il
riciclo sono sempre più valorizzati, il ruolo del venditore di libri
usati assume un'importanza crescente. I "librivendoli" non
soltanto contribuiscono a ridurre gli sprechi, ma arricchiscono anche
il nostro patrimonio culturale, rendendo accessibili a tutti i libri
che altrimenti potrebbero andare perduti.
Invitiamo,
quindi, i lessicografi a considerare l'inserimento del neologismo
lessicale "librivendolo" nei vocabolari. Riteniamo che
questo termine abbia tutti i requisiti per entrare nell'uso comune,
riflettendo accuratamente la realtà contemporanea e la necessità di
una lingua che si adatti ai cambiamenti della società.
Incoraggiamo, pertanto, tutti coloro che amano i libri ad adoperare ‘librivendolo' nelle loro conversazioni quotidiane e i giornalisti a diffonderlo con i loro articoli. Solo attraverso l'uso comune e la diffusione possiamo sperare di vedere questo termine “cristallizzarsi” ed entrare ufficialmente nel nostro stupendo lessico.
PS: ci siamo accorti, per caso, che qualcuno ci ha preceduto nella nostra "invenzione".
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