giovedì 28 aprile 2022

Sull'uso (corretto) di "mezzo"


 D
ue parole sull’uso corretto di “mezzo” perché la stampa, nonostante le nostre modeste “prediche” continua, imperterrita, ad adoperare il vocabolo in oggetto in modo errato; lo considera sempre aggettivo e lo concorda con il sostantivo cui si riferisce: due ore e mezza. No, amici: due ore e mezzo. Questa la sola forma corretta (nonostante ci siano i soliti bastian contrari fra i vocabolaristi e i linguisti). 

Perché “due ore e mezzo” è l’unica forma corretta? Perché in questo caso “mezzo” non è aggettivo, ma sostantivo neutro e sta per “una metà” (di un’ora). Si dirà correttamente, quindi, due ore e mezzo, vale a dire due ore e “una metà” di un’ora. Quando mezzo è sostantivo, insomma, e, come detto, sta per una metà ed è posposto al sostantivo al quale è unito tramite la congiunzione “e” deve rimanere invariato: due etti e mezzo; cinque chili e mezzo; due settimane e mezzo; tre ore e mezzo. Attenzione, però, amici lettori, a non confondere “mezzo” con “metà”, ché sono due cose distinte, come giustamente fa osservare Leo Pestelli nel suo preziosissimo libro.

«Metà è una delle parti uguali di checchessia, le quali, unite insieme, compongono un tutto; Mezzo, quel punto che è ugualmente lontano dagli estremi, il lettore ci perdoni il ricordo pedantesco; ma importava rinfrescare che Metà non è Mezzo. “Abbiamo fatto una metà del cammino”, è dunque ben detto; non cosí, come purtroppo si dice: “Siamo a metà del cammino”, perché essendo nel punto che segna le due metà della strada, siamo, come insegna Dante nel primo verso della Commedia, “Nel mezzo del cammino” o “A mezzo il cammino”. Cosí, rettamente: “Vi attendo a mezzo febbraio”, e non “alla metà di febbraio”».

 Pedanteria? Giudicate voi.

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Abbruttire e abbrutire - si presti attenzione a questi verbi: non sono sinonimi l'uno dell'atro, come taluni credono. Il primo, con due "t", significa "diventare brutto", "rendere brutto"; il secondo vale "ridurre allo stato di bruto". Ambedue, nel corso della coniugazione, prendono l’infisso -isc- in alcuni tempi e modi.

 

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La lingua "biforcuta" della stampa

Dopo le denunce degli abusi di massa compiute da soldati russi, le associazioni umanitarie cercano di fornire dai Paesi europei migliaia di farmaci

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Sono compiute le denunce, non gli abusi? Dalla stampa non si finisce mai d'imparare.

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AZOVSTAL

L'appello del battaglione Azov: "Accordo per evacuare civili e militari, ma finché siamo qui Mariupol non è russa"

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Nonostante il beneplacito di lessicografi e linguisti circa l'evacuazione, l'afrore giunto fino a noi ci ha fatto perdere i sensi.

 



(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)



3 commenti:

Vittorio Pepe ha detto...

@ Raso

Concordo con lei sull'osservazione riguardante "... le denunce degli abusi di massa compiute...".
Cosa pensa di "... le associazioni umanitarie cercano di *fornire dai Paesi europei*..."?
A lei sembra una forma corretta? A me no.

Vittorio Pepe

Fausto Raso ha detto...

*fornire dai Paesi europei* fa accapponare la pelle per la sua scorrettezza. Ho preferito sorvolare...
FR

V.Ppnr ha detto...

Sono d'accordo.
Vittorio Pepe