di Salvatore Claudio Sgroi
1. Non dire mai "non esiste"
Come indicato
nel nostro precedente intervento n. 127 Uso
e logicismo etimologico "succube" vs "succubo", Maurizio Assalto nel suo pezzo su «Il mistero lessicale per cui diciamo succube invece
di succubo» ha adottato sul piano normativo come criterio di correttezza quello (neo)puristico
dell'etimo latino. E ha giudicato "priva di formulazione logica" la
variante succube, per lui addirittura
"lessem[a] storpiat[o], pretendendo che "per coerenza" il
parlante "dovrebbe dire incube
e non incubo (dal latino incubus)".
In realtà, una
scorsa al Devoto-Oli et alii (2017) o
al De Mauro (2000) o al GRADIT (20072)
o allo Zingarelli (2021), o al Garzanti (2020), o al Duro-Treccani (1987) o al
De Mauro-Mancini (2000), o al Battaglia (1972, vol. VII) o ancora al Panzini-Migliorini (1963) avrebbe consentito
di accertare che il lessema incube
è ben documentato in italiano.
Devoto-Oli et alii (2017) riporta infatti oltre incubo anche incube "agg., s.m. e f. Non com. Persona capace di esplicare un'intensa e assidua
azione suggestiva su una o più altre", con etimo sincronico: "Da incubo, sul modello di succube" e una problematica datazione: 1895,
non documentata che stride invero con la datazione di succube 1923, che sarebbe così successiva.
De Mauro (2000) lemmatizza oltre incubo anche:
" ìn·cu·be agg., s.m. e f. B[asso]U[so] che, chi esercita su qcn. un forte potere di
suggestione", con etimo sincronico "da incubo con sovrapp. di
succube", datazione 1895.
Anche Zingarelli (2021) accanto a incubo registra incube: "agg. e s.m. e f. (raro) che (o chi)
esercita su altri un forte potere di suggestione. Contr. succube", con etimo sincronico "[da incubo, sul modello di succubo-succube"
e la datazione 1963, ripresa dal Battaglia (1972) che rinvia a B. Migliorini
1963, Parole nuove, presente anche come
"Appendice di dodicimila parole" al Dizionario moderno di A. Panzini (Hoepli 196310).
In De Mauro-Mancini (2000) ancora ìncube "agg., s.m. e f." con
etimo sincronico "Da incubo con
sovrapp. di succube, var. di succubo" e datazione 1895.
Il Vocabolario
della lingua italiana di A. Duro (1987), (Treccani vol. II,
anche on line) riporta incube
"agg. e s.m.", "non com.", "Di persona che
esercita una energica azione suggestiva su un'altra (contrapposto a succubo o succube)", con etimo sincronico: "rifacimento di incubo, secondo succube".
S. Battaglia (1972) (vol. VII) Grande dizionario [storico] della lingua italiana a sua volta lemmatizza
Ìncube "sm. Chi esercita su
altri una forte suggestione (contrario di
succube)", con etimo sincronico "Variaz. di incubo (in analogia con succube",
documentato con la voce neopuristica di B. Migliorini 1963: "'Incube'. È stato
adoperato come reciproco di 'succube', cioè nel senso di chi influisce
preponderatamente sugli atti di un'altra persona. Meglio 'incubo' e
'succubo'".
3. Vitalità letteraria
e scientifica di incube
Quanto alla vitalità degli usi reali di incube, nella pagina letteraria del
domenicale del "Sole 24 ore", 25 anni di idee (1983-
2009), si riscontra un solo es. di Roberto Morini del
25.X.1987:
Ma una scorsa a "Google ricerca avanzata libri",
consente di accertare una certa vitalità, per limitarci al solo 2021-2022, di incube agg. e sost., in ambiti sia
scientifici che letterari:
(i)
AA.
VV., Marco Pingitore 2021: "Il genitore incube
possiede il controllo totale sulla vita del figlio. La limitazione della
libertà personale e l'assenza di privacy sono fattori che contribuiscono ad
esercitare il controllo nei suoi confronti (Nodi
e snodi nell'alienazione parentale, FrancoAngeli).
(ii)
Antonio
Semerari 2022: "Anche per Sighele questo rapporto è essenzialmente un
rapporto di potere dove vi sono un incube ed un succube. È l'incube che
progetta l'azione criminosa, ne instilla l'idea nel succube, il quale in
un primo momento sembra ribellarsi (La
relazione terapeutica. Storia, teoria e problemi, Laterza).
(iii)
AA.
VV., Marco Pingitore, Alessia Mirabelli 2021: "Essa rappresenta
l'impossibilità di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo tra
genitore e figlio principalmente a causa dei comportamenti devianti dell'altro genitore
incube"
(Voglio separarmi da te, non da nostro
figlio, FrancoAngeli).
(iv) Leonardo Abazia 2021: "8) la
collusione psicopatologica della coppia succube/incube per difficoltà della vittima di discostarsi dal suo
molestatore" (La perizia psicologica in ambito civile e
penale, FrancoAngeli, vol. II).
(v) Lorenzo Benadusi 2021: " “L'incube che pretende la pederastia” doveva essere invece punito, come avveniva d'altronde per il corruttore di minorenne. Questa integrazione tra procedimento medico e giudiziario poteva realizzarsi solo ripristinando l'articolo 425 del codice sardo" (Il nemico dell'uomo nuovo. L'omosessualità nell'esperimento totalitario fascista, Feltrinelli).
B) Ambito letterario:
(vi) Gregory Maguire 2022: "«Una
personificazione, un incube o un succube. Il male è altro, non siamo noi.» «Nemmeno io?» chiese la Strega,
recitando la parte più vigorosamente di quanto prevedesse. «Un'omicida
confessa?» «Oh, dateci un taglio» continuò l'artista" (Wicked, Mondadori).
(vii)
Mariapia
Comand, Andrea
Mariani 2021: "Su questo impianto manicheo – donna / povera / succube,
uomo / ricco / incube
– Notari innesta un elemento che scardina le tradizionali
polarità patriarcali di genere e potere. Giuliana Bruno fa notare al proposito
un passaggio significativo" (Effemeridi del film. Episodi di storia materiale del
cinema italiano, Metelmi).
(viii) Franco
Dei·2021: "Dovevo valutare [...] le attenuanti che potevano competere
alla donna, stante la sua giovane età, il rapporto di succubanza della medesima
rispetto a quello di incube dell'amante, oltre ogni altro possibile
risvolto di fatto e psicologico della vicenda" (Se vi cade una tegola in testa ringraziate la Divina Provvidenza...,
Gruppo Albatros il filo).
4. Datazione di incube 1963, 1895, 1891 ecc.
Come su
indicato, il lessema incube è
retrodatato dal 1963 al 1895 in De Mauro, De Mauro-Mancini e nel Devoto-Oli et alii, pur senza indicazione della
fonte, e invero almeno una trentina sono le attestazioni degli anni '90
dell'800, reperibili grazie a Google libri. Possiamo così ulteriormente
retrodatare il 1895 con vari ess., tra cui
Sighele (Scipio) 1891: "V'è la coppia criminale (Corre): – il delinquente-nato, che suggestiona e corrompe il delinquente d'occasione, facendoselo schiavo (incube e succube)" (La folla delinquente, Bocca p. 31 = Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, p. 39).
1892: "In ogni coppia si trovano
sempre distinti i due tipi dell'incube e del succube; e sono sempre
analoghe le relazioni psicologiche fra loro (Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale in
relazione con l'antropologia e le scienze giuridiche e sociali, p. 764).
1892: "S'intende
parlo qui solamente del caso in cui l'incube ed il succube si differenziano con più
nettezza" (Rassegna di scienze sociali e politiche,
p. 306).
Cesare
Lombroso 1893: "La sintesi di questa minuziosa
analisi è contenuta nel capitolo, ove riassumendo tutte le osservazioni fatte,
si stabiliscono le note psicologiche caratteristiche tanto del tipo del succube come di quello dell'incube,
confrontandole con quelle esposte da Enrico Ferri nella sua Psicopatologia dell'omicidio" (Le più recenti scoperte ed applicazioni della psichiatria ed
antropologia criminale, Bocca, p. 249).
1893: "In tutte tre le forme si
trovano distinti i due tipi l'incube (il dominante, il forte, il
signore) ed il succube (il
dominato, il debole, l'asservito) e sempre analoghe le relazioni psicologiche
del primo verso il secondo e viceversa" (Il pensiero italiano. Repertorio mensile di studi applicati alla prosperità e coltura sociale, p.
239).
1896: "A proposito di Paolo: Francesca, il N. tira fuori la teoria della suggestione, Francesca sarebbe un'adultera passionale, e nella coppia criminosa ella è l'incube, Paolo il succube" (Rassegna critica della letteratura italiana, p. 129).
Bernardino
Alimena 1896:
"Abbiamo un incube
e un succube (1). Però, le legislazioni, tranne le accennate
teorie sulla complicità, non si sono mai occupate della responsabilità dei
delitti commessi a due, se si eccettui [...]" (I limiti e i modificatori dell'imputabilità
per l'avvocato, Bocca, p. 175).
Alfredo
Niceforo 1898:
"Nella psiche di chi suggestiona vi è una maggior quantità di energia che
non nella debolissima energia del succube; in una coppia delinquente, l'incube tiene
in sé stesso il crimine allo stato embriologico, il succube non è che un
mezzo quasi materiale [...]" (Criminali
e degenerati dell'inferno dantesco, Bocca, p. 36).
Rodolfo
Laschi 1899:
"Come in certe società criminose studiate da Sighele, vi è, si può dire,
anche qui l'incube
ed il succube della speculazione: da una parte l'uomo forte, intelligente,
senza senso morale, ma dalle eminenti qualità suggestive [...]" (La delinquenza bancaria nella sociologia
criminale, nella storia e nel diritto,
Bocca, p. 134).
1899: "più
specialmente in Egidio e nella monaca di Monza, abbiamo un'esatta
rappresentazione della coppia criminale, le figure dell'incube e del succube,
sono ritratte con mirabile perfezione di caratteri" (p. 438); "Succube ed incube.
Don Rodrigo e Conte Attilio formano la coppia di amici criminali. La Folla
delinquente, ha fornito a Manzoni un argomento di profonde intuizioni
psicologiche" (La scuola positiva
nella giurisprudenza penale, p. 630).
Ecc.
Alla luce di queste retrodatazioni di incube
dal 1923 al 1891 sembra allora più pertinente scartare l'etimo sincronico di incube ricalcato sull'it. succube, e proporre come etimo il fr. incube peraltro con analogo significato,
omesso nel Trésor de la langue française
(e nel Petit Robert), come dimostra la seguente citazione in Google libri:
Georges
Sorel 1894: "M. Sighele a désigné, d'une manière heureuse, les deux êtres réunis
dans un couple de subordination anormale: il les appelle l'incube et le succube; ces mots peignent très
bien la nature des choses" (La
psychologie du juge, Bocca, p. 17).
1901: "Nous venons donc de voir,
quoique d'une manière très rapide et sommaire, que dans tous ces couples nous
sommes toujours en présence d'un individu qui en suggestionne un autre, c'est à
dire d'un incube et d'un succube" (Congrès
internat. d'Anthropologie criminelle, p. 72).
1. Non dire mai "non esiste"
2. Incube
lessicograficamente di "basso uso"
3. Vitalità scientifica e letteraria di incube
4. Datazione di incube 1963, 1895, 1891, ecc.
5. Etimo diacronico di incube 1963, 1895, 1891 (e di succube 1923, 1891)
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
5 commenti:
@ Sgroi
Ottima analisi, dalla cui lettura scaturisce ora un dubbio, o meglio una curiosità.
Se non erro, negli esempi da lei riportati la forma "incube" si riferisce a persona, il più delle volte contrapposta a "succube".
"Incube vs incubo": possiamo considerare "incube" come termine che caratterizza una persona, a differenza di "incubo" che, invece, definisce un accadimento (onirico) oppure uno stato d'animo (angoscia)?
Vittorio Pepe
@ Sgroi
Cosa dire?
Grazie per l'attenzione: con la sua risposta ha pienamente soddisfatto la mia curiosità.
Ora avrei altre curiosità, riguardanti il suo comportamento, ma le terrò per me.
Vittorio Pepe
Vittorio Pepe ha detto...
@ Sgroi
Ottima analisi, dalla cui lettura scaturisce ora un dubbio, o meglio una curiosità.
Se non erro, negli esempi da lei riportati la forma "incube" si riferisce a persona, il più delle volte contrapposta a "succube".
"Incube vs incubo": possiamo considerare "incube" come termine che caratterizza una persona, a differenza di "incubo" che, invece, definisce un accadimento (onirico) oppure uno stato d'animo (angoscia)?
ELEMENTARE, WATSON! -- LEI VUOLE SOLO ESSERE RASSICURATO! -- LEI NON ERRA SULLA CONTRAPPOSIZIONE “INCUBE vs SUCCUBE”, NE’ SULLA OPPOSIZIONE SEMANTICA TRA INCUB-O ed INCUB-E (quest’ultimo certamente meno comune). -- SPERO INVECE CHE LEI ABBIA COLTO LA DIFFERENZA TRA L’INTERVENTO n. 127 e n. 128, E LA PORTATA METODOLOGICA DELLE DUE ARGOMENTAZIONI, DIVERSAMENTE “SCIENTIFICHE”
S.C.S.
Tanto per precisare: non sono sordo.
Vittorio Pepe
@ Sgroi
Aggiungo: non sono uno studente in cerca di rassicurazioni.
Concludo: mentre io posso affermare di aver colto "LA DIFFERENZA TRA L'INTERVENTO n. 127 e n. 128,...", dubito che lei possa affermare di aver colto lo spirito del mio primo commento.
Vittorio Pepe
Posta un commento