Riteniamo importante spendere due parole sull’uso distorto (secondo chi scrive) – e, quindi, ‘raddrizzarlo’ – di due aggettivi tanto cari ai nostri burocrati: previo e salvo. Previo e salvo sono, come dicevamo, due aggettivi e in quanto tali concordano nel genere e nel numero con il sostantivo cui vengono anteposti. Ci capita sovente di leggere in documenti ufficiali – quelli redatti dalla ‘macchina burocratica’ - frasi tipo “la documentazione richiesta sarà rilasciata previo domanda scritta”; oppure “l’ufficio si riserva il diritto di decidere in merito, salvo eccezioni previste dalla legge”. Bene. Anzi male, malissimo. Quel ‘previo’ e quel ‘salvo’ sono maledettamente errati perché non sono avverbi – che rimangono, ovviamente, invariati – ma aggettivi, di conseguenza devono concordare con il sostantivo. La forma corretta deve essere, per tanto, previa domanda scritta e salve eccezioni (fatte salve le eccezioni). Previo, insomma, dal latino ‘prae’ (prima) e ‘via’ (strada), significa ‘inviato prima’, quindi ‘che precede’, ‘precedente’. Precedente (o previo), dunque, non è un aggettivo? Per quale motivo debba essere considerato alla stregua di un avverbio resta un mistero eleusino. Sicuramente qualche linguista dissentirà. Ce ne faremo una ragione.
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Qualche consiglio
(linguistico)
Malacitano – così
si chiama l’abitante di Malaga, città dell’Andalusia, non malagalese.
Malcostume – nella forma plurale il
termine si scinde in due parole: mali costumi.
Mettere in guardia – l’espressione
significa avvisare qualcuno di guardarsi da persone o da cose dalle quali
potrebbe averne un danno e si costruisce, per tanto, con la preposizione da,
non su: Paolo ha messo in guardia Giovanni dai risultati che
otterrebbe se intraprendesse quella strada.
Mezzogiorno – il suo plurale è mezzogiorni:
l’appuntamento è tutti i mezzogiorni.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
4 commenti:
"Mettere in guardia"
Non scriverei (o direi) "... dalle quali potrebbe averNE un danno...", ma "... dalle quali potrebbe avere un danno...".
Superfluo spiegare la ragione.
Vittorio Pepe
Quanto a "salvo" propongo la lettura dell'articolo:
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/salvo/1053&ved=2ahUKEwiyvafZ_Jf3AhUw_7sIHbpUBo8QFnoECEcQAQ&usg=AOvVaw2hX_FwjADXgtnkGvm7SUNP
Vittorio Pepe
Concordo: meglio senza il "ne" (che, però, non è un errore).
FR
Qui la lettura dell'articolo indicato da Pepe.
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