Crediamo sia giunto il momento di sfatare un’altra baggianata che ci hanno insegnato a scuola, vale a dire la scorrettezza del verbo azzittare (far tacere).
Guai se qualcuno accennava la.... a, veniva subito redarguito
dall’insegnante che si affrettava a correggere: Si dice zittire,
bestiola! La bestiola, invece, era lui (o lei) che non sapeva che azzittare,
con la variante azzittire, è, invece, forma correttissima al pari
di zittire (questo, forse, più adoperato).
È il medesimo caso, insomma, del verbo scancellare che alcuni
insegnati, ancora, si ostinano a ritenere errato.
Azzittare, dunque, lo troviamo in molti autori tra cui Vittorio Alfieri;
inoltre è a lemma nei vocabolari (non tutti, per la verità).
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La lingua "biforcuta" della stampa
LE NUOVE REGOLE
Green Pass, da domani
la stretta: tra controlli e multe, vaccinati e non, ecco cosa cambia
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Correttamente: vaccinati e no. Si tratta, infatti, del
"no olofrastico". Da Aldo Gabrielli, Il
Museo degli Errori, Oscar Mondadori, Milano 1977:
“Vuoi venire o non?”
Quanta
gente, anche colta, scrive in questo modo, e non sa di sbagliare! “Che tu
voglia o non, la cosa non mi riguarda”, “Che questo gli piacesse o non ci
sembrava indifferente”: frasi raccolte sui giornali, fin sui libri. E sono
frasi sbagliatissime, proprio da matita blu. Bisogna dire: “Vuoi venire o no?”,
“Che tu lo voglia o no”, “Che gli piacesse o no”. Ed è presto spiegato il
perché.
La negativa no,
così fortemente tonica, riassume in sé tutto un discorso (i grammatici la
definiscono parola olofrastica, come il sì affermativo): “Vuoi
venire o no?”; quel monosillabo no racchiude infatti l’intera frase
sottintesa “non vuoi venire?”; tanto è vero che noi possiamo anche dire
distesamente “Vuoi venire o non vuoi venire?”. La negativa non, invece,
non ha questo valore riassuntivo, ma è soltanto la premessa negativa di una
frase che segue. Nessuno infatti alla domanda “Vuoi venire?” risponderebbe con
un semplice “Non” che lascerebbe la frase in sospeso; ma risponderebbe per
esteso “Non voglio venire” o userebbe la negazione “No” che riassume questa
frase. Vittorini intitolò un suo libro Uomini e no, come dire “Uomini e
non uomini”; “Uomini e non” sarebbe stato un titolo strafalcionato.
(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico,
quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi: saranno prontamente rimosse)
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