Dal dr Claudio Antonelli riceviamo e pubblichiamo
“Occorre
il green pass!” si sentono dire continuamente e ossessivamente i turisti
stranieri in Italia. Documento ch’essi non hanno e di cui non hanno mai sentito
parlare prima. Posseggono, invece, l’attestazione delle vaccinazioni
regolamentari, ottenute nel loro Paese di origine. Il che ha permesso loro di
giungere in Italia, dove in aeroporto hanno esibito le attestazioni straniere
concernenti le due vaccinazioni o comunque le certificazioni necessarie in
Italia per ottenere il famoso “green pass”. Senza però ottenerlo…
Di fronte a questi messaggi che tv, radio,
altoparlanti, personaggi in uniforme, vocalizzano e strombazzano con ritmo jazz
attraverso la penisola, molti turisti penseranno di doversi sottoporre nel
belpaese ad un’ulteriore vaccinazione o comunque a uno speciale trattamento
sanitario per poter ottenere l’ambito, misterioso “green pass”, e poter quindi
spostarsi liberamente attraverso il Paese, andare al ristorante, entrare nei
musei…
Solo in Italia, per designare il passaporto sanitario si è
fatto ricorso ad un’espressione tratta da una lingua straniera: “green pass”;
speciale passaporto sanitario chiamato anche, da alcuni nostalgici,
“certificazione verde”, “certificato verde”, “carta verde”. Senza però migliorare la comprensibilità della misteriosa
formulazione da stele di Rosetta…
I termini “green” e “pass” generano ambiguità. È difficile
infatti per gli stranieri capire cosa si intenda in Italia con “green pass” o
con “certificazione verde”, richiesti dalle Alpi alla Sicilia anche per poter
entrare nel bagno di un esercizio pubblico. Trattasi di un pass di colore
verde? Non mi pare. Ma cosa certifica questo “green” semaforico associato a “lasciapassare”,
termini esprimenti pletoricamente l’idea del “via libera”? Basandosi su questa
strana designazione, è impossibile dirlo. Le parole chiarificatrici “covid”,
“vaccinazione” et similia sono infatti assenti in questo passaporto
all’italiana ben speciale, pienamente degno di un governo e di un popolo per i
quali le magiche parole americane hanno un potere taumaturgico di sapore
hollywoodiano.
Il green pass all’italiana rischia di essere inteso,
all’estero, come un attestato di virtuosità ecologica, in un Paese in preda ad
una ricorrente emergenza rifiuti.
Non si dimentichi poi che “green pass” fa anche
tanto “green card”. Speriamo che nessun turista italiano, sbarcando negli USA,
confonda “green pass” con “green card”…
“Per Greenpeace il Piano di Draghi è una
mezza svolta verde”, leggo sui giornali. Sono sicuro che molti penseranno che
questa “svolta verde” abbia a che vedere con il green pass. Invece no. Il green pass non c’entra
un tubo con questa “svolta verde” celebrata da “Greenpeace”.
Il green pass all’italiana altro non è che un “pass
sanitaire” alla francese, o un “vaccination passport”, o “covid 19 passport”
all’inglese. Ma allora perché non dirlo? In inglese beninteso, in attesa di
poterlo un giorno dire in cinese, lingua che nel futuro senz’altro condizionerà
i nostri italiani versipelle.
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La lingua "biforcuta" della stampa
MONDO
Usa, l’inviato speciale ad Haiti si è dimesso in polemica con le espulsioni di migranti: “Disumane”
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Si è in polemica con qualcuno per qualcosa. Correttamente, quindi: in polemica per le espulsioni. Attendiamo smentite.
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BRESCIA
Caso Laura Ziliani, arrestate due figlie e il fidanzato di una di loro. "Hanno ucciso l'ex vigilessa per appropriarsi del patrimonio"
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Ancora dobbiamo leggere "vigilessa"!? Quando entrerà nella testa dei "massinforma" che la sola grafia corretta è "vigile", anche riferito a una donna (cambia solo l'articolo: la vigile)?
3 commenti:
@ Dott.Antonelli
Bene, ma veniamo al punto: quale può essere il corrispettivo italiano di "green pass"?
A ben vedere lei giudica negativamente l'uso di questo anglicismo, ma non propone un termine italiano appropriato.
Distruggere (metaforicamente parlando) e non ricostruire non porta frutti né chiarezza.
Grazie.
Vittorio Pepe
Non ho capito cosa non va bene con vigilessa...
Vigilessa è voce errata.
Vigile, terminando in "-e", resta invariato nella forma femminile, cambia solo l'articolo: LA vigile, LE vigili.
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