Questo titolo (che
riteniamo errato) ci ha richiamato alla mente un nostro vecchio intervento
sull'uso corretto del verbo "disertare".
"I deputati del gruppo Y hanno disertato, per protesta, l’aula di Montecitorio”. Capita spesso di leggere sui giornali titoli del genere e ci meravigliamo del fatto che nessun giudice abbia mai ipotizzato, nei confronti dei “disertori”, il reato di “distruzione della cosa pubblica”. Sí, perché in lingua italiana coloro che “disertano” l’aula del Parlamento sono dei veri e propri vandali e in quanto tali vanno condannati perché “distruggono”, “devastano” l’aula parlamentare. Questo e ‘solo’ questo è il significato del verbo “disertare” adoperato transitivamente. Se per ipotesi, nel nostro Paese, coloro che non “disertano” Montecitorio varassero una legge che interdicesse le persone con scarsa padronanza della lingua dallo scrivere – non vorremmo essere tacciati di presunzione – moltissime “penne” della carta stampata e moltissimi “fini dicitori” delle radiotelevisioni dovrebbero cambiare mestiere. Ma da noi, ormai si sa, la buona conoscenza della lingua è un “optional” (si perdoni il barbarismo): l’importante è che la nostra “firma” e il nostro volto siano sempre in prima pagina; poi se scriviamo e diciamo delle castronerie – come l’uso errato del verbo disertare – che inducono in errore le persone sprovvedute è un fatto marginale. Bel ragionamento! Coloro, e non sono pochi, che hanno quest’idea sono degni di un premio Oscar: l’Oscar della “truffa linguistica”. Esimio presidente dell’accademia della Crusca faccia qualcosa al fine di porre... fine a queste “sconcerie linguistiche”! Ma veniamo all’uso corretto del verbo, oggetto di queste noterelle.
Il
verbo “disertare”, dunque, ha due forme, una transitiva e una
intransitiva e l’uso dell’una o dell’altra forma fa cambiare di significato il verbo
stesso. La forma transitiva, come abbiamo testé visto, significa “devastare”,
“distruggere”, “guastare” e simili ed etimologicamente è il latino “desertare”,
intensivo di “deserere” (‘abbandonare’). Originariamente, infatti, il verbo
stava per “devastare”, vale a dire “ridurre in deserto”
e, quindi... “abbandonare”, "allontanare" (ci si allontana
"da", giusto?). Di qui l’uso intransitivo di “disertare”
nel senso di “fuggire da un luogo”. I deputati, quindi, che non
prendono parte alle sedute “disertano dall’aula”,
non “disertano l’aula”, in quanto “fuggono dall’aula”, non la...
devastano. Insomma, amici amanti del buon uso della lingua, come fa acutamente
notare il linguista Leo Pestelli “facciamo una pasta dei verbi ‘disertare’
(neutro) e ‘disertare’ (attivo), che sono due cose ben distinte. Il primo vale:
fuggire dall’esercito; il secondo: danneggiare e devastare. Il soldato diserta
‘dal’ reggimento abbandonandolo al suo destino; diserta ‘il’ reggimento
portandogli via la cassa. (...) Dicendo dunque noi per estensione: il pubblico
‘diserta’ il teatro; gli alunni ‘disertano’ la scuola, diciamo altro da quello
che intendiamo dire, cioè che il pubblico con mazze e ombrelli, gli alunni con
gessi e temperini, danneggiano il teatro e la scuola. Proprio cosí (...)”.
Naturalmente
ci sarà il solito Bastian contrario, a cominciare da qualche vocabolario
permissivo, che cercherà di confutare la nostra tesi. Se ciò avverrà, la cosa
ci lascerà nella piú squallida indifferenza, forti dell’appoggio di un linguista
con la “L” maiuscola. Mentre a coloro che sostengono la tesi secondo cui è
l’uso che fa la lingua ricordiamo le parole del grande poeta toscano Giuseppe
Giusti: “L’avere la lingua familiare sulle labbra non basta: senza
accompagnarne, senza rettificarne l’uso con lo studio e con la ragione è come
uno strumento che si è trovato in casa e che non si sa maneggiare”. E c’è da
dire, in proposito, che molte cosí dette grandi firme maneggiano uno strumento
che non sanno... maneggiare. E ciò a scapito, per dirla con Vittorio Alfieri,
del nostro “idioma gentil sonante e puro”. Chi vuole intendere...
intenda.
PS. C’è anche da aggiungere, in proposito, che i vocabolari non aiutano a discernere: attestano disertare, nel senso di abbandonare, sia transitivo sia intransitivo.
Non
si confonda, inoltre, disertare con dissertare.
Quest’ultimo verbo ha tutt’altro significato.
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