sabato 19 giugno 2021

Sull'uso "corretto" di alcuni verbi

 


CALCOLARE — il significato principe del verbo è fare i conti. È un francesismo bello e buono usarlo nel significato di: valutare, soppesare, considerare, pensare, stimare e simili. Chi ama il bel parlare e il bello scrivere non dirà, per esempio, “abbiamo calcolato il pro e il contro prima di prendere questa decisione”, ma “abbiamo valutato il pro e il contro”.

DATARE ─ verbo transitivo. Significa, propriamente, mettere la dataporre la data. Molti lo adoperano alla francese, dandogli un'intransitività (che non ha, appunto), nell'espressione a datare da... Si dirà, correttamente, a cominciare da... e simili.

DECLASSARE — verbo da lasciare ai gerghi ferroviario e marinaro. Una persona non si declassa, si rimuove da un incarico, da un posto. Ecco alcuni verbi che possono fare — secondo i casi — alla bisogna: deporre, retrocedere, rimuovere e simili.

ECLISSARSI ─ altro verbo francesizzante (s'éclipser). Gli amatori della buona lingua useranno, per dire che una persona è andata via furtivamente, i verbi italiani scompariresvignarselaandar via alla chetichella ecc.

ECONOMIZZARE ─ verbo che riprende pari pari il francese économiser. Chi ama la buona lingua dirà, italianamente, risparmiare o ricorrerà alla locuzione fare economia.

ESULARE — significa andare in esilio. Gli amanti della buona lingua non lo usino nell'accezione di essere estraneo e simili: quello che stai facendo esula dalle tue competenze.

FIGURARE — si eviti l'uso del verbo in oggetto nel significato di essere presente: alla cerimonia figuravano le massime cariche dello Stato.

FORMARE — non si adoperi questo verbo nell'accezione di costituire, rappresentare e simili. Non si dica, per esempio, l'appartamento in cui abito è formato da quattro stanze.

GIUBILARE — provare giubilo. È invalso l'uso di dargli l'accezione di mandare in pensione, collocare a riposo. Non tutti, però, giubilano nel momento di andare in quiescenza...

LUSINGARE — verbo adoperato nell'accezione di sperare, confidare e simili, soprattutto nel gergo commerciale: ci lusinghiamo di averla sempre come cliente. In uno scritto (e parlato) sorvegliato si dirà: confidiamo, speriamo di averla sempre come cliente.

(I vocabolari, però, non stanno tutti dalla parte di chi scrive...).

***

La lingua "biforcuta" della radio

(GR 1 RAI - 19/06/2021 ore 8,00; voce femminile poco dopo l'inizio del GR)

 

"... libera scelta ... Mario Draghi sgombra il campo da ogni dubbio e dice sì al mix con prìncipi diversi ..."

 

Si tratta forse di curare il Co.Vi.D contratto da Biancaneve?

(da Pier Paolo Falcone)


5 commenti:

Teo ha detto...

Mi dispiace, ma pur apprezzando moltissimo la sua pagina, le sue osservazioni linguistiche, e le sue giuste critiche a molta stampa e alle sue scorrettezze grammaticali, all'abuso degli anglicismi, ecc., quando invece conduce una battaglia contro i francesismi adattati (e massime se di origine latina) e contro alcune espressioni stigmatizzate dai vecchi puristi, allora proprio non la seguo! Lei ammette comunque che "i vocabolari, però, non stanno tutti dalla parte di chi scrive": beh, nel caso dei lemmi qui biasimati si potrà ben dire che NESSUNO vocabolario degli ultimi 60 anni, ma proprio nessuno, sta dalla parte di chi scrive! Si tratta di usi pienamente legittimati da qualsiasi grammatica e vocabolario: gli ultimi a censurarli sono stati il Dizionario della lingua italiana di Fernando Palazzi e Il Dizionario linguistico moderno di Aldo Gabrielli, opere ancora ispirate al purismo ottocentesco e che attingevano a piene mani al Lessico dell'infima e corrotta italianità di Pietro Fanfani e Costantino Arlia o ai Neologismi buoni e cattivi di Giuseppe Rigutini (comunque più moderato di Fanfani, Arlia, Cesari e Puoti). Per il resto, nessun altro dizionario osa censurare questi vocaboli o usi pretesi francesi, né Zingarelli, né Devoto-Oli, né Treccani, né Garzanti, né Sabatini-Coletti, né De Mauro. E neppure lo stesso Gabrielli nel dizionario in due volumi edito nel 1989. Insomma, io non vedo nessun motivo per cui si debbano disapprovare gli usi qui censurati. Lei una volta si difese dicendo che lo faceva per "amore della lingua italiana". Ma siccome molti di questi usi si trovano anche in Carducci, D'Annunzio, Croce e Contini, sarebbe molto difficile sostenere che costoro non amassero la lingua italiana! Del resto, basta fare un controllo (o preferisce la più "italiana" parola "ispezione"?) sul Battaglia-Barberi Squarotti per appurare come l'uso considerato poco italiano di questi vocaboli abbia dietro di sé ottimi scrittori:

Teo ha detto...

calcolare: 2. Per estens. Discernere; giudicare, valutare; stimare; tener conto; prevedere (mediante l’esame attento della situazione, delle circostanze); far conto. Guicciardini, 255: Tutto quello che è stato per el pas­sato, parte è al presente, parte sarà in altri tempi ed ogni dì ritorna in essere, ma sotto varie coperte e vari colori, in modo che chi non ha l’occhio molto buono, lo piglia per nuovo e non lo ricognosce ; ma chi ha la vista acuta e che sa applicare e distinguere caso da caso, e considerare quali siano le diversità sustanziali e quali quelle che importano manco, facilmente lo ricognosce, e co’ calculi e misura delle cose passate sa calculare e misurare assai del futuro. Baretti, 1-37: Concedo anch’io che l’uomo non calcola con giustezza i suoi beni e i suoi mali; che nell’annoverare i beni che gode, ne lascia molti fuor della lista e che allunga il catalogo de’ suoi mali con de’ mali che non sono sovente tali in effetto. Beccaria, 1-229: Conosciute le prove, e cal­colata la certezza del delitto, è necessario concedere al reo il tempo e i mezzi opportuni per giustificarsi. Cuoco,1-193: I repubblicani avean professata democrazia si fossero governati con ordini monarchici, i vinti avrebbero seguite idee diverse. L’opinione dunque non dovea calco­larsi, perché non solamente non era volontaria, ma era necessaria e giusta, perché era giusto ubbidire al vincitore. Manzoni, 157: Se nell’ordine civile si tenesse per regola generale d’abolire tutte le leggi che non sono universal­mente eseguite, si terrebbe una regola pessima... Ma nelle cose della religione, la regola sarebbe ben più falsa, perché le leggi essenziali della religione non sono calcolate sugli effetti parziali e temporari, né si piegano alle circostanze, ma intendono di piegar tutto a sé. De Sanctis, Lett. it.,II-102: Il Mondo è rappresentato come una conseguenza, le cui premesse sono nello spirito o nel carattere, nelle forze che lo movono. E chi meglio sa calcolarle, colui vince. Il soprannaturale, il maraviglioso, il caso sono de­tronizzati. Succede il carattere. Rigutini-Cappuccini, 29:* Io calcolo, o fo calcolo, di andarmene a Roma nella prossima settimana ’, è modo nuovo, inutile e preso dal francese. ' D'Annunzio, IV-1-116: Andando al punto di partenza, egli pensava freddamente al metodo che avrebbe tenuto per vincere; e guardava i suoi tre competitori, che lo precedevano, calcolando la forza e la scienza di cia­scuno. [Solo i puristi Rigutini e Cappuccini disapprovano un uso che è perfino di Manzoni! E ovviamente rivelano poco discernimento].

eclissarsi: 6. Intr. con la particella pronom. Andarsene di nascosto, scomparire all’improvviso, alla che­tichella; svignarsela. Campanella, I-133: Tu, marmeggio, visto ch’io mi ecclissi, / ch’io non sapessi vivere argomenti, / o ch’io fossi empio; e perché il sol non tenti, / se del fato non puoi gli immensi abissi? Manzoni, 1054: Quell’apparato non aveva neppur dato il minimo indizio di voler esser nulla più che un apparato, non era riuscito che a un avvertimento dato da un gran Maestro delle cerimonie, e si era eclissato davanti a una fredda ripulsa del paci­fico Bailly. D'Azeglio, ì-517: Ne’ primi anni che esposi quadri a Milano, le esposizioni furono copiose; ma poi adagio adagio mi eclissai volontariamente. Verga, I-235 : Polidori aveva avuto il buon gusto di eclissarsi con garbo, restando a Milano, senza far nulla di teatrale e di convenzionale.

Teo ha detto...

economizzare, tr. Risparmiare, evitare sprechi; usare con parsimonia. - Anche assol.: fare economia, ridurre al minimo i costi, le spese. Monti, II-74: Mi conviene economizzare perché questo mese non si riceve paga. La Cassa della Repubblica è vuota affatto. D'Azeglio, 1-330: Quantunque la mia pensione fosse salita a quaranta scudi al mese, non era possibile l’economizzare su essa il valore d’un cavallo. Figur. Non sprecare inutilmente, non di­sperdere (il tempo, le forze, le facoltà intellet­tuali o spirituali). Foscolo, XV-352: Ieri l’altro ho compiuto i trenta anni; il tempo che correva oggi comincia a volare; e fra pochi anni mi fuggirà dinanzi precipitando: devo econo­mizzarlo di più. = Deriv. da economia, sul modello del fr. économiser(nel 1718). Cfr. Panzini, IV-213: «I puristi notano che accettando * economia ’ per * risparmio ’, non ne consegue che si debba accogliere anche ‘ economizzare ’, perché è dal fr. économiser. Ma volendo usare questo rigido criterio, quante altre parole converrebbe scancellare dai dizio­nari!».

figurare: 14. Intr. Risultare, essere compreso, far parte, essere annoverato. Cesarotti,1-68: Pure non solo questo difetto non pre­giudicò punto al favore universale di quel poeta [Ariosto] in tutta l’Italia, ma, quel ch’è più curioso, lo stesso Infarinato Salviati, il persecutore del Tasso, il capo­mastro della bigotteria della lingua, lo ammise senza scrupolo fra i pochi eletti che figuravano alla testa del Vocabolario. Foscolo, XVIII-216: Il mio Britanno figu­rerà e con suo profitto, e con vostro piacere, nella vostra accademia, perché è dotto nella nostra letteratura, e parla esattamente toscano. Carducci, III-16-96: Parecchi nomi figurano in quella raccolta che poi saranno anima dei Trasformati. 15. Apparire, comparire. Manzoni, Pr. Sp., 22 (373): Un’altra guerra ebbe a sostenere con gl’istitutori, i quali, furtivamente e come per sorpresa, cercavano di mettergli davanti, addosso, intorno, qualche suppellettile più signorile, qualcosa che lo facesse distinguer dagli altri, e figurare come il principe del luogo.

Teo ha detto...

figurare: 14. Intr. Risultare, essere compreso, far parte, essere annoverato. Cesarotti,1-68: Pure non solo questo difetto non pre­giudicò punto al favore universale di quel poeta [Ariosto] in tutta l’Italia, ma, quel ch’è più curioso, lo stesso Infarinato Salviati, il persecutore del Tasso, il capo­mastro della bigotteria della lingua, lo ammise senza scrupolo fra i pochi eletti che figuravano alla testa del Vocabolario. Foscolo, XVIII-216: Il mio Britanno figu­rerà e con suo profitto, e con vostro piacere, nella vostra accademia, perché è dotto nella nostra letteratura, e parla esattamente toscano. Carducci, III-16-96: Parecchi nomi figurano in quella raccolta che poi saranno anima dei Trasformati. 15. Apparire, comparire. Manzoni, Pr. Sp., 22 (373): Un’altra guerra ebbe a sostenere con gl’istitutori, i quali, furtivamente e come per sorpresa, cercavano di mettergli davanti, addosso, intorno, qualche suppellettile più signorile, qualcosa che lo facesse distinguer dagli altri, e figurare come il principe del luogo.

giubilare (ant. e region. giubbilare), tr. (giù­bilo). Collocare a riposo da una carica o da un impiego; mettere in pensione (generalmente per raggiunti limiti di età). L. Bellini, V-356: Mi esentò dallo studio, o mi giu­bilò, come vogliam dire, con lasciarmi tutto lo stipendio, che è di quattrocento scudi. Salvini, 39-III-126: Fu... dichiarato benemerito e giubilato. Pananti, II-47W8; Al più piccolo mal son giubilati, / ottenendo di più tutto il salario. Cattaneo, IV-1-227: Dopo 52 anni di onorevoli servigi fu giubilato col titolo di consigliere. Nievo, 1-516: Giunse a mettersi da un canto cinquecento mila reali col reddito de’ quali, giubilato ch’egli sia, si ridurrà a vivere in una sua bella villeggiatura. Pascoli, 1522: Imperadore, ad altro non mi sento / buono, che a giubilar: da tanto vesto / usbergo e maglia, e porto elmo e visiera! / Ho la febbre, ho bisogno del mio letto, / soffro, alle gambe, d’una piaga aperta. Pirandello, 5-314: Era stato giubilato dal Comune e... per ciò non doveva più venire alla biblioteca.- Figur. Magalotti, 23-189: Quand’ell’è [la materia] condotta a quell’ultima espansione e discioglimento, nel qual ri­dotta ch’ell’è una volta, vien subito giubilata dalla ser­vitù di quattro de’ nostri sensi. Monti, X-3-548: Giubi­larvi mi piace, / e la corte d’Amore / riformar con novelle / elette damigelle, / in cui degli anni il fiore / spieghi le pompe sue. Pratolini, 2-573: La rivoluzione fa affida­mento soprattutto su noi giovanissimi, per difendersi da quelli che la vorrebbero giubilare!= Deriv. da giubilarex, con influenza di giubileo, in quanto avvenimento che accade a una data scadenza di tempo. Cfr. Tommaseo [s. v.]: «‘Giubbilare alcuno’, dispensarlo dal servizio pubblico o privato, lasciandogli tutta la paga o buona parte di quella. Non perché il salario senza l’opera sia giubbilo all’anima e neanco al corpo; ma per memoria del ‘ Giubbileo ’ ch’era anno di riposo e di remissione; e perché ‘giubbileo’ suol dirsi il compimento di cinquant’anni passati in una medesima condizione di vita ».

Teo ha detto...

lusingare; 9. Intr. con la particella pronom. Indursi, lo più con eccessivo ottimismo, a credere, a sperare, a confidare (ed è seguito da una prop. dichiarativa). C. Dati, VII-3-155: Io mi voglio lusingare che questi medesimi, che ora per una certa gara le vilipendono [le matematiche], fra poco ne diventeranno promotori e maestri. L. Bellici, 5-1-186: Mi lusingo... a credere che da queste sì rare proprietà... voi .abbiate fatto qualche concetto di loro talmente nobile, che non vi si possa ragionar. Metastasio, 1-I-447: Lusingarmi potrò d’esser felice, / se la gloria resiste / fra i moti di quel cor pochi momenti. Monti, I-194: Mi lusingavo di trovare nella posta di Firenze qualche riscontro alla lettera che vi scrissi da Siena, ma non vedo ancora alcun segno di vita. Rigutini, 1-104: ‘ Lusingarsi ’ per sperare, darsi a credere e simili, non è italiano, essendo il fr. * se flatter ’ ; e non è proprio, perché nella lusinga c’è sempre un mal senso [l'unico ovviamente a censurare il verbo!. Nievo, 369: Mi lusingo che pel futuro anche chi scrive si ricorderà di esser solito a parlare, e che lo scopo del parlare è appunto quello di farsi intendere. Palazzeschi,1-265: Qual cosa aveva ferito di più la vostra immagi­nazione, o che vi lusingaste di avere immaginata meglio?


Per concludere: anziché condurre battaglie di retroguardia contro questi francesismi acclimatati in italiano da oltre 200 anni, non sarebbe meglio appuntare gli strali contro gli odierni anglicismi non adattati (recovery plan, spending review, computer based, talking show, ecc.) o adattati e ibridizzati malamente (come friendzonare, backuppare, downloadare)? E non sarebbe meglio, prima di fidarsi ciecamente di Puoti, Arlia, Fanfani, Rigutini e Gabrielli, consultare il Dizionario storico di Battaglia & Barberi Squarotti e riscontrare se magari autori come Manzoni o Foscolo non abbiano usato quei vocaboli e quelle accezioni?
Con immutata stima e cordialità.
Prof. Teodosio Orlando