sabato 20 marzo 2021

Sgroi - 101 - La femminilizzazione dei nomi e le regole della lingua italiana. A proposito di "direttore/direttrice d'orchestra"

 


di Salvatore Claudio Sgroi

 

1. Michele A. Cortelazzo: tempestivo intervento su "direttore d'orchestra" o "direttrice d'orchestra"?

Nel suo blog del 6 marzo Michele A. Cortelazzo, storico della lingua e già presidente della Associazione per la storia della lingua italiana (ASLI), ha tempestivamente commentato la puntualizzazione di Beatrice Venezi che, in occasione del Festival di Sanremo il 5 marzo, ha dichiarato ad Amadeus di voler essere presentata come "direttore d'orchestra" e non già come "direttrice d'orchestra".

   1.1. Contestazione n. 1: non imporre agli altri il proprio uso allocutivo

M.A. Cortelazzo da un lato ha riconosciuto che Beatrice Venezi è sì "libera di voler essere chiamata direttore d'orchestra", ma nello stesso tempo ha precisato che "non ha, naturalmente, il diritto di imporlo agli altri parlanti, che sono liberi di usare l'espressione che ritengono una più corretta".

 1.1.1. Liberi sì, ma la cortesia?

Ora, gli altri sono sì "liberi di usare l'espressione che preferiscono", quando però parlano della Venezi, andava ugualmente precisato. Se invece parlano con la Venezi (uso allocutivo), è buona educazione -- direi -- adoperare il titolo da lei indicato come "corretto", "appropriato", i.e. direttore d'orchestra, a non voler essere scortesi.

 1.2. Contestazione n. 2: "Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è 'direttore d'orchestra' " 

M.A. Cortelazzo ha anche contestato in prima battuta l'argomentazione della Venezi secondo cui "Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è 'direttore d'orchestra'", in quanto "quella di Beatrice Venezi è -- per Cortelazzo -- un'affermazione sbagliata".

La prova per dimostrare l'affermazione "errata" della Venezi apportata da Cortelazzo, è in realtà solo una -- peraltro preziosa -- ricerca delle prime attestazioni del composto largo direttrice d'orchestra, sulla scorta di archivi elettronici, che integra anche il Grande dizionario [storico] della lingua italiana di S. Battaglia, carente al riguardo. Cortelazzo, da agguerrito storico della lingua, data così l'espressione con vari ess. del 1851, 1858, 1874, 1904, 1921, 1938, 1939, 1951, 1969, 2005.

 1.3. Il direttore d'orchestra 2003, 2004

Sarebbe stato invero non meno utile datare l'espressione al maschile direttore d'orchestra riferito invece a una donna. Ricerca più onerosa perché il direttore d'orchestra, è molto più frequentemente adoperato per riferirsi a un uomo, e l'analisi semantica con discriminazione dei due referenti (maschio e femmina) richiede molta pazienza.

Con relativa pazienza ho pescato in "Google books ricerca avanzata" una terna di esempi di direttore d'orchestra riferito a una donna, risalenti al 2004 (ma la ricerca andrebbe certamente approfondita), successivi quindi all'ottocentesco direttrice d'orchestra:

 (i) "Testimonianze su Carmen Càmpori in occasione della Tavola Rotonda sul volume

'Carmen Càmpori : una donna direttore d'orchestra', a cura di L . Navarrini Dell'Atti, Firenze, Consiglio Regionale della Toscana - Commissione, Olschki 2004" (in Il saggiatore musicale, p. 231);

(ii) "prima donna direttore d'orchestra Ethel Leginska [1886-1970]"    ;

(iii) "un sito web che promuove la donna direttore d'orchestra" (entrambi in Storia di una "novità": la direzione d'orchestra al femminile. Atti della Giornata Internazionale di Studi, Firenze, 19 giugno 2003, Consiglio regionale della Toscana, Commissione regionale pari opportunità donna-uomo, 2004, pp. 117, 290).

 

1.4. Criterio di correttezza/erroneità: l'uso piú antico è quello corretto?

Alla luce di quanto sopra, sembrerebbe allora che il criterio implicito di correttezza adottato da M. Cortelazzo è/sia quello dell'uso più antico (direttrice d'orchestra), qui risalente alla seconda metà dell''800. Ma la (retro)datazione non può costituire, ribadisco, una prova per dimostrare l'erroneità di una forma.

 2. Le regole di formazione del femminile in italiano

Se in un'ottica sincronica e strutturale teniamo conto del micro-sistema di regole di femminilizzazione in italiano, l'esempio direttrice (d'orchestra) rientra nella classe dei [I] "nomi mobili" con [I.a] suffisso pieno, ess. attore/attrice, direttore/direttrice, accanto a quelli con [I.b] suffisso zero, per es. bimb-o/a, cavall-o/a. Ma esiste anche la classe dei [II] "nomi ambigeneri" ess. il/la dirigente, il/la presidente, il/la prof (maschio il maschile, femmina il femminile). E la classe [III] dei "nomi promiscui unigeneri" sia "non-umani" ess. il serpente, la volpe, sia "umani" ess. la guida, la spia, la star, entrambi cioè con referenti sia maschi/uomini che femmine/donne.

 2.1. Le regole dei nomi di professione o cariche pubbliche

Nel caso di nomi di professioni o cariche pubbliche, per es. deputat-o, ministr-o, dirett-ore, presidente, i parlanti oscillano -- per ragioni ideologiche -- tra il ricorso alla classe dei [I] "nomi mobili" con due generi grammaticali e due referenti l'uno 'maschio' l'altro 'donna' ess. deputat-o/a, ministr-o/a, dirett-ore/rice, o alla classe dei [II] "nomi ambigeneri" per es. il presidente/la presidente da un lato e dall'altro alla classe dei [III] "nomi promiscui unigenere", ess. il deputato, il ministro, il direttore, il presidente con referente sia 'uomo' che 'donna'.

Detto in altre parole, i parlanti con uno stesso termine possono applicare, a scelta, tre regole:

la [Regola-1] del "nome mobile", con due generi per es. s.m. il deputato, il ministro, il direttore vs s.f. la deputata, la ministra, la direttrice, ecc.

o la [Regola-2] del "nome ambigenere" per es. il presidente vs la presidente, il ministro vs la ministro, in cui si fa riferimento' sia a) al 'ruolo di parlamentare, ecc.' sia al sesso 'maschio' in un caso e 'femmina' nell'altro;

e la [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere", con riferimento a entrambi i sessi, maschio e femmina, ess. il deputato, il ministro, il direttore, il presidente riferito a 'uomo' o 'donna', in cui si focalizza solo il 'ruolo', mentre il sesso rimane non-specificato, ovvero "promiscuo".

L'applicazione della [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere" è preferita dai parlanti-donne che vogliono sottolineare il loro ruolo professionale, azzerando il riferimento al sesso femminile.

 2.2. "Corretta" la scelta della [Regola-1] del "nome mobile" e "scorretta" la scelta della [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere"?

Non è quindi giustificato etichettare quale "corretto uso del genere grammaticale", come sostiene invece M.A. Cortelazzo, solo la [Regola-1] del "nome mobile", ovvero l'espressione direttrice d'orchestra. E per converso giudicare scorretto l'uso di chi, donna, invece -- per precise ragioni ideologiche -- preferisce la [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere", e dire direttore d'orchestra.

Ovvero, le donne, per ragioni opposte, e per me -- laicamente -- legittime scelgono ideologicamente chi la [Regola-1] del "nome mobile" (es. la direttrice) o la [Regola-2] del "nome ambigenere" (es. la presidente) per sottolineare in primo luogo l'essere donna e poi il proprio ruolo, chi invece la [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere" (es. il direttore) per focalizzare il proprio ruolo sociale rispetto alla propria identità sessuale azzerata.

In entrambi i casi, non andrebbe dimenticato che la funzione in prima istanza del "genere grammaticale" dei nomi (animati e non-animati) è quella di contribuire alla coesione morfo-sintattica dell'enunciato.

 3. Criteri della correttezza normativa

Per riprendere, infine, il nodo normativo dell'uso errato, da non confondere col problema storico della datazione o con la individuazione delle Regole strutturali, il criterio pertinente, più volte in questo blog (e altrove) ricordato, è quello dell'uso esclusivamente popolare, cioè dei parlanti semi(n)colti o della incomprensibilità di un uso: condizioni che non si realizzano affatto nel caso di "direttore d'orchestra" in bocca a Beatrice Venezi.

                                             

Sommario

1. Michele A. Cortelazzo: tempestivo intervento su "direttore d'orchestra" o "direttrice      d'orchestra"?

1.1. Contestazione n. 1: non imporre agli altri il proprio uso allocutivo   

1.1.1. Liberi sì, ma la cortesia?

1.2. Contestazione n. 2: "Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è 'direttore d'orchestra' "

1.3. Il direttore d'orchestra 2003, 2004


1.4. Criterio di correttezza/erroneità: l'uso piú antico è quello corretto?

2. Le regole di formazione del femminile in italiano

2.1. Le regole dei nomi di professione o cariche pubbliche


2.2. "Corretta" la scelta della [Regola-1] del "nome mobile" e "scorretta" la scelta della [Regola-3] del "nome promiscuo unigenere"?

3. Criteri della correttezza normativa




 

                                                                                                                    

1 commento:

Anonimo ha detto...

Direttore d'orchestra,bacchettate e stonature

Molti sostengono che un direttore d’orchestra di sesso femminile andrebbe chiamato « direttrice d’orchestra ». La variante femminile di “direttore” è, infatti, « direttrice ». Del resto, noi da tempo troviamo «direttrice d’orchestra» in dizionari e in testi letterari.
Dice il prof. Sgroi : « Ma la (retro)datazione non può costituire, ribadisco, una prova per dimostrare l'erroneità di una forma. »
Oso dire che l’uso « antico » di « direttrice d’orchestra » mostra non l’erroneità di « direttore d’orchestra » se riferito a una donna, ma semplicemente che l’uso del femminile « direttrice d’orchestra » esiste da tempo.
Noi sappiamo che “direttrice”, per un direttore donna, è ampiamente accettabile. Le “direttrici di asilo” sono più numerose dei “direttori d’asilo”, anche nei testi scritti e nel parlato oltre che nella realtà d’ogni giorno. Ma Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca, fa notare giustamente che il termine direttrice è associato soprattutto alla scuola. Similmente – precisa Marazzini – “segretario” ha una sfumatura diversa da “segretaria” e “maestro” da “maestra”. È quindi comprensibile che certe direttrici d’orchestra preferiscano la qualifica di «direttore» d’orchestra a quella di «direttrice» d’orchestra.
La specificazione «d’orchestra» certamente innalza il termine «direttrice». Ma non poi tanto…
Strano che nessuno abbia sollevato il caso di “conduttore”, “conduttrice”, sempre d’orchestra… Come chiamare una donna che dirige l’orchestra? Conduttrice?
"La posizione, il mestiere ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra" ha dichiarato Beatrice Venezi, ospite al Festival di Sanremo, bacchettando chi aveva osato chiamarla « direttrice d’orchestra ». La Venezi vuole essere considerata, al pari degli altri professionisti della bacchetta, virtuosi delle note come lei, un «maestro» e non una «maestra», un «direttore» e non una «direttrice», un “conduttore” e non una “conduttrice”. Il maestro Venezi, sono sicuro, riserva il titolo di conduttrice alle conduttrici dei tram…
Secondo me, le «quote rosa» rivendicate dalle femministe rischiano di mettere in ombra i meriti intrinseci dei direttori d’orchestra donne, e potrebbero ingenerare in taluni il vago sospetto che queste donne siano riuscite a salire sul podio grazie all’orchestrata regia dei sostenitori del «politically correct» e della parità di genere.
Un rischio, da non sottovalutare, per la donna « direttrice d’orchestra » è la bellezza, virtù che rischia di eclissare le sue capacità professionali. Il capo d’orchestra russo, Vasily Petrenko, ha infatti spiegato che in Russia «le orchestre reagiscono meglio con un uomo davanti» e che una «bella ragazza sul podio può perturbare i musicisti.»
È ormai passato del tempo da quando Herbert von Karajan dichiarò senza tanti riguardi e anche stupidamente: «Il posto delle donne è in cucina e non nell’orchestra. »
Bruno Mantovani, direttore del conservatorio di Parigi, sostiene che per una donna la direzione di un’orchestra è un mestiere complicato, anche perché se diviene madre non potrà allevare il figlio di certo da lontano, continuando a dirigere.
Oggi i direttori d’orchestra donne sono ancora un’esigua minoranza. Ma diventeranno più numerosi anzi più numerose, e allora il termine «direttrice d’orchestra» suonerà meglio alle nostre orecchie. Perché in fondo, come tante altre cose nella lingua italiana, è soprattutto il "suona bene" a stabilire se il femminile del titolo di una professione o mestiere sia ben accetto oppure no. Come fu per « ambasciatrice » che prima "suonava male", ma che ormai sostituisce «ambasciatore» se quest’ultimo è una donna. Il termine “ambasciatrice”, ci dicono i dizionari, designa diplomaticamente anche la moglie dell’ambasciatore. E il marito dell’ambasciatrice? No, lui non ha diritto alla qualifica di “ambasciatore”. Non ancora. Un’altra ingiustizia sessista, questa volta pero’ ai nostri danni.
Claudio Antonelli