giovedì 6 dicembre 2018

Sgroi - Un esempio di intolleranza (e variazione) linguistica

di Salvatore Claudio Sgroi *

Mercoledì scorso, nel programma di Corrado Augias, in RAI-3, "Quante storie speciali", alle ore 13,15, il conduttore ha ritenuto di interrompere, con non molto "flair play", l'ospite di turno, Claudia Conforti, storica dell'architettura, per correggerne la pronuncia "salùbre", piana, da lui giudicata errata anziché la sdrucciola "sàlubre".
            Il comportamento del conduttore è stato quello del parlante che dinanzi a un uso linguistico diverso dal proprio, ritiene che sia errato, senza sospettare minimamente che possa trattarsi di un uso "diverso", non meno legittimo.
            Diciamo subito che le due pronunce -- quella piana (etimologica) "salùbre" (dal latino "salūbrem" con /-lū-/ sillaba lunga) e quella sdrucciola (innovativa) "sàlubre" -- sono entrambe corrette, perché diffuse in tutta Italia e in bocca a persone colte (com'era la prof.ssa, storica dell'architettura).
            Se poi sente il bisogno di una fonte autorevole, quali sono i dizionari generali, che indicano anche la pronuncia, o i dizionari settoriali di pronuncia, il lettore può trovarsi a dover riflettere sul problema della variabilità linguistica e l'etimologia, e sulle diverse posizioni normative, sfumate o contrastanti dei grammatici.
            Dà per es. torto a Corrado Augias un testo istituzionale qual'è quello di A. Camilli - P. Fiorelli (1965) Pronuncia e grafia dell'italiano, per il quale lo sdrucciolo "sàlubre" è un "caso abbastanza frequente di semplice ignoranza" (p 120). Il giudizio è ribadito nell'indice finale: sàlubre "err." (p. 320). Il DOP (1981) ovvero Dizionario d'ortografia e di pronunzia di B. Migliorini - C. Tagliavini - P. Fiorelli conferma il carattere "err." di "sàlubre". E non diversamente il "Nuovo DOP" ovvero Dizionario italiano multimediale e multilingue d'ortografia e di pronunzia (anche on line) per il quale: "non" "sàlubre".
            Danno torto a Corrado Augias anche i dizionari generali della lingua, per es. il Sabatini-Coletti 2007, che ritiene "freq. ma non corretto" lo sdrucciolo "sàlubre". E così pure il Treccani-Simone (2005) "diffuso ma err.".
            Più sfumato è invece il Treccani-Duro (1994, vol. IV), che ritiene "meno corretto" "sàlubre", al pari del Devoto-Oli (2011). Lo Zingarelli (2018) giustifica il suo giudizio: "diffuso, ma etim. meno corretto".
            Per il Garzanti-Patota (2013) "la pronuncia 'sàlubre' si è diffusa (...) ma non è consigliabile".
In conclusione, quindi, il giudizio di correttezza è per i lessicografi e i fonetisti legato alla fedeltà etimologica.
Invece, ammette alla pari le due pronunce, in prima battuta piana "salùbre" (etimologica) e poi quella sdrucciola "sàlubre" (innovativa), il Dizionario di T. De Mauro (2000): "sa·lù·bre, sà·lu·bre".
Il DiPI ovvero Dizionario di pronuncia italiana di L. Canepari (2000) indica prima la pronuncia sdrucciola "sàlubre", e poi la piana "salùbre" definita "tradizionale, la più consigliata un tempo" (implicitamente perché è etimologica).
Ma per il linguista, va ancora spiegato com'è che alla pronuncia piana etimologica ("salùbre") i parlanti colti hanno preferito o affiancato la pronuncia sdrucciola "sàlubre". Se si considera il pacchetto di voci piane in "vocale + -bre", ci si accorge che tranne "ottòbre" ben cinque sono sdrucciole: "cèlebre", "fùnebre", "lùgubre", "ìnsubre", "incèlebre". E la loro "pressione" non è stata senza effetti alla base di "sàlubre".

* Docente di linguistica generale presso l'Università di Catania






9 commenti:

Fausto Raso ha detto...

Cortese Lettrice,
il suo commento - per un disguido tecnico - è stato cassato. Sono riuscito a "ripescarlo" e a "postarlo" con il mio nome.
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Si scrive fair play, non *flair play! Sgradevole vedere un refuso così evidente proprio nel primo paragrafo del testo, fra l'altro scritto da un docente di linguistica. Inoltre, le virgolette non hanno alcun senso in questo caso: casomai, se ancora il termine fair play, peraltro da tempo entrato nell'uso corrente italiano, è sentito come forestierismo, ci sarebbe voluto il corsivo.
Segnalo poi che il corsivo e le virgolette non vanno MAI usati contemporaneamente: perciò, tutti i termini evidenziati nel testo richiedevano il solo corsivo, non entrambi.

Anna Seri

Fausto Raso ha detto...

Gentilissima Anna,
non "mastico" molto l'inglese, mi sembra, però, che "flair" sia voce corretta.


flair
• n.
• 1 disposizione f., attitudine f.: to have a flair for languages essere portato per le lingue, avere attitudine per le lingue.
• 2 (intuitive discernment) intuito m., acume m., naso m., fiuto m., senso m.: to have a flair for business avere il senso degli affari.
3 (smartness) gusto m., sensibilità f.

Vocabolario Sansoni

Un cordiale saluto
FR

Monmartre ha detto...

Buon giorno,
non so, forse il professro Sgroi ha voluto fare un gioco di parole fra il comune fair play e uno scherzoso flair play (il che giustificherebbe le virgolette).
Per il resto, sono concorde con la lettrice Anna: c'è un eccesso di corsivo fra virgolette. (Forse il professore pensava che mettendo in corsivo semplice sia il titolo dei libri sia le parole straniere qualcuno potesse confondersi.)

Buone prossime feste

Poldo ha detto...

Su "fair/flair play": quel che mi sbalordisce è che il sig. Raso, palesemente (ed eccessivamente) contrario a qualsivoglia forestierismo, non abbia manifestato tale sua avversione ANCHE in questo caso.
Stendo un pietoso velo sull'intervento "ripescato" e pubblicato con il nome del titolare. Velo da intendersi riferito non al contenuto (di scarsa rilevanza, secondo me), ma al fatto che sia stato "ripescato" e postato con il nome del sig. Raso. A pensar male talvolta...

Fausto Raso ha detto...

Caro linguista Poldo,
lei può pensare quello che vuole, ci mancherebbe... Il commento "ripescato" è proprio della signora Anna che, invito - se ci legge - a confermarlo. A pensar male talvolta... si "toppa".

Fausto Raso ha detto...

Cortese linguista Poldo,
inavvertitamente ho messo una virgola dopo il "che" (Anna che, invito). Spero mi perdoni e mi assolva. Grazie

Anonimo ha detto...

Sì, il commento era mio. Evidentemente era finito nello spam.
Sì, il termine "flair" esiste nell'accezione riportata, ma qui non c'entra nulla. *Flair play non è un'espressione esistente in inglese e un eventuale gioco di parole non avrebbe alcun significato né senso logico. Si tratta con tutta evidenza di un banale refuso, flair invece di fair (non credo di dover spiegare ad alcuno qui cosa significa fair play).

Anna Seri

Poldo ha detto...

Sig. Raso, chi toppa è lei, nel giudicare creduloni e sprovveduti i suoi lettori.

Fausto Raso ha detto...

Caro linguista Poldo,
io non giudico affatto i miei lettori sprovveduti e creduloni (come è sua convinzione, in malafede). La signora Anna Seri, che ringrazio per la sua "testimonianza", esiste realmente. Se, poi, lei vuol continuare a credere (sempre in malafede) che detta signora esiste nella mia fantasia non posso certamente impedirglielo, ma la cosa mi lascia nella "piú squallida" indifferenza.
FR