– Il signore ordina? – Una porzione di
pasta sciocca. Spiacente – risponde l’imbarazzatissimo cameriere, che non aveva
capito la richiesta – questo è un locale alla buona, a conduzione familiare;
non abbiamo piatti ricercati.
– Ma questo non è un piatto ricercato –
ribatté con un moto di stizza l’avventore – è un normalissimo piatto di pasta
senza sale e senza sugo.
Sì, proprio così. Sciocco, particolarmente
adoperato in Toscana e da alcuni vocabolari registrato come toscanismo,
appunto, si può classificare tra le parole così dette idiote; quelle parole,
cioè, che spurgate della loro volgarità entrano a pieno titolo, e quindi in
forma corretta, nel patrimonio idiomatico nazionale.
L’origine, come il solito, è... latina: ex succum, alla lettera senza sugo (quindi
senza sale, insipido). In senso figurato, quindi, uno sciocco è una persona
priva di accortezza, di buon senso, di acume, d’intelligenza; insomma una
persona senza sale in zucca.
Sciocco ci richiama alla mente un
barbarismo orrendo (registrato, naturalmente, anche da alcuni vocabolari): il
verbo scioccare (o, ancora peggio, chokkare) che con l’aggettivo sciocco
non ha nulla che vedere.
È, infatti, l’adattamento del verbo
francese choquer nel significato di colpire, ferire, urtare, turbare, impressionare, derivato, a sua volta,
dall’olandese schokken.
Costa molta fatica dire o scrivere, per
esempio: quella persona è rimasta turbata dalle sue parole? Perché dobbiamo
adoperare scioccare quando – come abbiamo visto – la nostra lingua offre una
vastissima scelta di verbi che fanno alla bisogna? Forse l’uso dei barbarismi
rende la nostra prosa più scorrevole?
Non crediamo proprio.
Anzi... Il
barbarismo – sostiene il grande maestro Tommaseo – «è usare senza
necessità voci straniere, mutare la forma grammaticale e analogica delle voci,
pronunciare o scrivere spropositato».
Di là da ogni dissertazione, comunque, è
meglio leggere scioccare che restare... scioccati davanti a shochàre, come malauguratamente ci è
capitato di vedere in un titolo di un giornale che fa opinione.
***
Due parole, due, sul verbo sfondare, che può essere transitivo e intransitivo. È transitivo
nel significato proprio, cioè rompere,
fare breccia: i bersaglieri sfondarono le mura di Porta Pia. È intransitivo, e prende l'ausiliare avere, nell'accezione figurata di riuscire in un'impresa: Giuseppe,
finalmente, ha sfondato nel suo
lavoro. Prenderà l'ausiliare essere quando sta per sprofondare: il marciapiede gli è sfondato sotto i piedi.
21 commenti:
I tempi verbali, sig. Raso: "risponde" ( presente), "non aveva capito" (trapassato prossimo), "ribatté" (passato remoto).
Si è accorto del pasticcio?
Poldo
Io, accecato dalla mia crassa ignoranza, non vedo pasticci. Attendo, cortesemente, suoi lumi.
Cordialmente
FR
Molto volentieri.
Premessa: si fa riferimento alla parte iniziale della sua "noterella".
1 - Il cameriere compie l'azione di rispondere nel tempo presente ("risponde") e l'avventore compie l'azione di ribattere (alla risposta del cameriere) nel tempo passato ( remoto: "ribatté").
2 - Il cameriere "non aveva capito": decisamente meglio e sicuramente corretto "non ha capito", visto che l'azione di non capire continua e ciò è dimostrato da quanto (il cameriere) afferma subito dopo.
Altro: "imbarazzatissimo" - proprio lei, che di recente ha scritto una "noterella" sull'abuso dei superlativi assoluti (-issimo)?
Altro: "scioccato" e "turbato" hanno significati molto, molto diversi.
Poldo
Gentile Poldo,
la ringrazio, ma non sono del tutto convinto. Quel "risponde" è un normalissimo "presente storico" (passato remoto) che ben concorda con il trapassato prossimo (aveva capito) e il passato remoto (ribatté). Mi piacerebbe sentire anche il parere di qualche suo collega linguista (se per caso "circolasse" da queste parti).
FR
La veda come vuole, ma io sono pienamente convinto che il presente storico, se scelto, debba essere adottato nell'intero testo.
Poldo
Gentile Poldo,
io potrei contestarle quel "debba" in luogo di "deve". "Pienamente convinto" indica una certezza, richiede, quindi, l'indicativo.
FR
Lasci stare...
Poldo
No, linguista Poldo, non lascio stare perché sono pienamente convinto che questo può interessarla.
Anziché stabilire cosa può interessarmi, sig. Raso, le suggerisco di riflettere seriamente sull'uso, errato e illogico, dei verbi in questione.
Eventualmente chieda l'opinione dei "cruscanti" a tale riguardo.
Quanto al congiuntivo "debba" la mia personale certezza è che SIA corretto quanto l'indicativo.
Auguri di buon anno.
Poldo
Gentile linguista Poldo,
la mia personale certezza - sull'uso corretto del verbo - resta quella riscontrata nel fòro dell'Accademia della Crusca (come ha potuto vedere).
Auguri di un proficuo 2019 anche a lei, e che sia foriero di "maggiori certezze linguistiche".
Cordialmente
FR
Il linguista Poldo ha scritto: «"scioccato" e "turbato" hanno significati molto, molto diversi».
Non credo sia dello stesso parere il Maestro Aldo Gabrielli dove nel suo "Si dice o non si dice?" possiamo leggere:
“Nel vederlo rimase scioccata”; “La tragica notizia lo scioccò”, “È stata per tutti un’esperienza scioccante”. Il verbo scioccare, ormai di largo uso, non deriva da sciocco ma dal francese choquer, urtare, colpire, a sua volta derivato dall’olandese schokken, che sta all’origine anche dell’inglese to shock. I Francesi dal significato proprio (choquer un passant, urtare un passante) hanno derivato quello figurato: choquer l’oreille, urtare l’orecchio, choquer l’amour-propre, ferire l’amor proprio. Noi abbiamo accolto soltanto il senso figurato del verbo, e lo usiamo per colpire, impressionare. Ma non lasciamoci influenzare dall’abuso che se ne fa. L’Italiano allinea molte possibilità alternative a scioccare. Oltre ai già nominati colpire e impressionare, abbiamo urtare, ferire, scuotere usati in senso figurato, oppure in senso proprio, turbare, sconcertare, sconvolgere, sgomentare, per citarne solo alcuni. In ogni caso, volendo proprio scioccare, evitiamo le ridicole grafie pseudo francesi o pseudo inglesi choccare o shockare. Troppo scioccanti.
Non ho parole, sig. Raso: lei ha scopiazzato dallo scritto di A. Gabrielli (che personalmente non considero un maestro).
Mi arrendo, per sfinimento; certamente non perché grazie a lei io abbia acquisito "maggiori certezze linguistiche".
Poldo
Carissimo linguista Poldo,
non ho scopiazzato - come malignamente sostiene - ho preso degli spunti come fanno - e lei dovrebbe saperlo meglio di me - TUTTI I LINGUISTI e i lessicografi. Questi ultimi, anzi, scopiazzano: basta consultare piú vocabolari su una medesiama parola. Dimenticavo: lei ha appreso le nozioni di linguistica italiana succhiando il latte materno? Quello che ha imparato sulla lingua italiana non lo ha appreso dai libri? E quello che scrive (se scrive di lingua) non è il frutto di quello che ha imparato. La sua "accusa" - come sempre - è del tutto fuori luogo.
Quanto alle "maggiori certezze linguistiche" le acquisirà con il tempo, se riuscirà a mettere da parte la sua supponenza.
FR
Caro Poldo, linguista,
inavvertitamente ho scritto "medesiama" in luogo di 'medesima', spero non mi accusi di scarsa conoscenza della lingua italiana. Potrei sempre prendere lezioni da lei, comunque.
FR
Per le lezioni l'aspetto.
Poldo
Verrò il prima possibile, linguista Poldo e spero che non abbia eccessive pretese economiche...
FR
Dopo "imparato" (veda la sua terzultima risposta) occorreva il punto interrogativo.
Inoltre: le così dette citazioni vanno riportate tra virgolette e con il nome dell'autore, altrimenti diventano scopiazzature. Lei questo dovrebbe saperlo.
Chiudo (per sfinimento!)
Poldo
Carissimo Poldo,
chiudo anch'io. Ho l'impressione che lei abbia bisogno di un paio di occhiali: 1) dopo "imparato" il punto interrogativo c'è (esattamente dopo libri);
2) quanto alle citazioni so perfettamente che occorrono le virgolette, ma nel caso che lei mi contesta non servono perché ho scritto esattamente:« Non credo sia dello stesso parere il Maestro Aldo Gabrielli dove nel suo "Si dice o non si dice?" possiamo leggere», leggiamo, per tanto, ciò che ha scritto Aldo Gabrielli, NON IO.
FR
Caro Poldo, chiedo umilmente scusa: ha ragione non ho messo il punto interrogativo dopo "imparato" (mi sono confuso con un'altra risposta). Mi perdoni.
FR
1 - "E QUELLO CHE SCRIVE NON È IL FRUTTO DI QUELLO CHE HA IMPARATO.": qui occorreva il punto INTERROGATIVO.
2 - NELLA "NOTERELLA", OGGETTO DELLA NOSTRA DISCUSSIONE LEI HA RIPORTATO PARI PARI UNA PARTE DELLO SCRITTO DI GABRIELLI ( DATA 28 DICEMBRE, NON OGGI).
Poldo
Caro linguista,
Questo è quello che ho scritto io:
È, infatti, l’adattamento del verbo francese choquer nel significato di colpire, ferire, urtare, turbare, impressionare, derivato, a sua volta, dall’olandese schokken.
E questo è il testo di Aldo Gabrielli:
Il verbo scioccare, ormai di largo uso, non deriva da sciocco ma dal francese choquer, urtare, colpire, a sua volta derivato dall’olandese schokken, che sta all’origine anche dell’inglese to shock. I Francesi dal significato proprio (choquer un passant, urtare un passante) hanno derivato quello figurato: choquer l’oreille, urtare l’orecchio, choquer l’amour-propre, ferire l’amor proprio. Noi abbiamo accolto soltanto il senso figurato del verbo, e lo usiamo per colpire, impressionare..
I due testi sono identici?
Ai cortesi lettori... "l'ardua sentenza".
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