1.
Quante siano le parole dell'italiano è una domanda a cui non solo in pratica ma
anche in teoria è impossibile dare una risposta. Le parole di una lingua sono infatti
infinite, o transfinite, infiniti essendo i bisogni espressivi e comunicativi
di una comunità di parlanti. Tutt'al più è possibile dire quante parole ci
siano in un dizionario, come fa per es. lo Zingarelli 2019 che dichiara di
registrare "145mila voci", con ciò caratterizzandosi come il più
ampio dizionario tra i mono-volumi. Ma non è difficile anche in questo caso
evidenziare lacune di questo o quel termine, di questo o quel significato.
2.
Dinanzi a tale limite invalicabile, è ora disponibile per soddisfare le
pulsioni del lettore affetto da "neologismo-mania" il dizionario di
3.505 "Neologismi. Parole Nuove dai
giornali 2008-2018" direttori
scientifici Giovanni Adamo - Valeria Della Valle, edito dall'Istituto della
Enciclopedia Italiana (pp. xlviii-869, in 8°, su due colonne). Due noti studiosi
"recidivi" con vari trascorsi di "neologite" (Olschki 2003,
Sperling & Kupfer 2005, Treccani 2008).
Le
3505 parole, apparse (prevalentemente) nella prima decade del 2000, sono state
identificate in quanto (potenzialmente) assenti nella vocabolaristica, e datate
nella loro prima apparizione (anche ante 2000),
col nome (quando possibile) del loro glottoplaste.
Il
lemmario è costituito da 2.617 lessemi singoli e 888 espressioni composte, si
puntualizza (p. xi). Delle 3505 entrate un "preoccupante" (p. xiv) per
gli AA. 20,11% sono forestierismi, e un 5,82% calchi lessicali. Il 26% dei 3.505
lemmi sono quindi "doni stranieri", spesso internazionalismi (per es.
il calco nativo digitale 2008
dall'ingl. digital native coniato da
M. Prensky), con qualche regionalismo (paciata 'pacificazione' 2011).
Ogni neologismo, occasionalismo o meno, è
documentato con due-tre citazioni, a volte una (es. neocrusc 'nuovo purista intransigente' A. De Benedetti 2009). Gli
esempi hanno un taglio non strettamente lessicografico ma marcatamente
enciclopedico. Il che ha il vantaggio di rendere piacevolmente leggibile e non
cursoriamente consultabile il dizionario.
3.
Per soddisfare i propri bisogni lessicali una comunità di parlanti ha a
disposizione due possibilità. O (i) ricorrere alle potenzialità della struttura
grammaticale della propria lingua e creare (i.a) parole nuove
("neoformazioni") es. renz/itudine
2014, bergogl/ismo 2014, e (i.b) significati
nuovi ("estensioni semantiche") per es. rottamatore (1988, 2012), cinguettare
'twittare' (2009), cinguettìo 'tweet' (2010).
Oppure
(ii) ricorrere ai "doni stranieri" (prestiti), sia (ii.a) integrali
("esotismi") per es. Brexit 2013, Russiagate 1999, stepchild adoption 2013, indignados
2011, sia (ii.b) adattati ess. adultescenza
2004 (< ingl. adultescence), Watsappite (< ingl. WhatsAppitis), gli ispanismi
bergogliani (non già neoformazioni italiane): inequità 2013 (< spagn. inequidad),
nostalgiare la schiavitù 2014 (< spagn. nostalgiar),
giocattol/izzare 2015 (< spagn. juguetear 'giocherellare' < juguete 'giocattolo'), ovvero (ii.c) tradotti
("calchi") es. indignati 2011
(< spagn. indignados), adozione del figliastro 2016 (<
ingl. stepchild adoption), il fine vita 1998, 2010 < ingl. life's end (già in Zingarelli
2009 e Garzanti 2010).
4.
Se il numero delle parole e dei significati di una lingua è infinito, ogni
lingua ha però una sua grammatica di formazione del lessico, tendenzialmente
chiusa, possedendo la quale il parlante è in grado di capire termini nuovi, non
prima incontrati. E tale grammatica è abbozzata nella "Premessa". Ogni
lemma si conclude così con la esplicitazione della regola alla base della sua
formazione, ovvero etimo sincronico (prefissati, suffissati (es. misericord/ina), parasintetici (ess. s/vacanz/are 'passare le vacanze', s/valvol/are 'uscire di testa', s/vap/are 'fumare una sigaretta
elettronica'), composti, quali bergogliolatria,
papalatria/papolatria,
pseudo-anglicismi es. Papa-day, blends,
conversione (ess. esodando s.m., esodato agg., s.m. da esodare v. da esodo), sigle, acronimi, abbreviazioni, ecc.) ed etimo diacronico (anglicismi
ess. Wags acronimo ingl.; Wikileaks; writing 'graffitismo'; ispanismi es. chino s.m. 'pantalone alla cinese', futsal 'calcio a cinque' (ispanismo o lusismo), ecc.).
Per dare solo un'idea della grammatica
della formazione delle parole in italiano, a partire dall'esempio Renzi è possibile ricostruire un
paradigma di non meno di 41 neologismi, derivati a ventaglio e a catena,
raggruppabili nei seguenti processi:
Tre blends o parole macedonia: Ren[zi X e]xit, Renz[i X Berl]usconi, Renzi[ X eco]nomics.
18 composti, spesso con confissi: filo/renzismo, Renzi-boy, Renzi-girl,
Renzileaks, renzi/mania, Renzi-pensiero, renzi centrismo, renzi/centrico; filo/renziano, neo/renziano, proto/renziano,
turbo/renziano; anti-renzi,
anti/renzismo, anti/renzista, post-renziano, post-renzismo, pre-renziano,
(ma anche suffissati: antirenz/ismo,
antirenz/ista, post-renz/iano, post-renz/ismo, pre-renz/iano).
16 suffissati: renz-ata, -eggiare, -ese, -iano (da cui a ventaglio renzian/ità e renzian/izzare, da quest'ultimo a ventaglio i deverbali renzianizza/tore e renzianizza/zione); e ancora: renz/ino
s.m. (e agg.), renz/ina s.f. (da
lemmatizzare), -ismo, -ista, -ite, -itudine, -izzare (da cui a
ventaglio il part. pass. e per conversione agg. renzizzato e il suffissato renzizza/zione).
Due prefissati: de-renzizzare (da cui il part. pass. e per conversione agg. derenzizzato, e il suffissato derenzizza/zione); e ultra/renziano.
Due agg. per conversione dal part. pass.
i citati derenzizzato, renzizzato.
5. Oltre l'elenco alfabetico delle 3.505
voci (pp. xxiii-xli) e la ricca bibliografia (pp. xv-xx), ma manca l'elenco dei
quotidiani spogliati, prezioso è l'elenco degli "Elementi formanti" (pp.
777-824), ovvero prefissi (per es. s-,
de-, iper-, ultra-, ecc.),
suffissi (per es. -(a)bile, -(i)ale, -ese, -tore, -zione, ecc.),
confissi (per es. anti-, -cidio, dopo-, e- < ingl. e-(lectrocnic), -poli, post-, pro-,
ecc.), e i singoli costituenti delle 3.505 entrate. Senza dimenticare l'elenco
dei nomi citati (pp. 825-69), da cui il lettore può individuare i nomi più
citati e più produttivi lessicograficamente, per es. Berlusconi, Grillo, Renzi, Grasso,
ecc.
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