Riproponiamo un nostro vecchio articolo su uno strafalcione cui cadono buona parte dei cosí detti opinionisti e sedicenti scrittori. Lo riproponiamo perché abbiamo letto su un giornale "che fa opinione" che quel signore guardava e mangiava la televisione.
Non vorremmo peccare di presunzione se diciamo che nessuno dei nostri "venticinque lettori" ha mai sentito parlare dello "zeugma", anche se molto spesso, nel parlare o nello scrivere lo ‘mette in pratica’. Perché? Perché – come sosteniamo – molti sacri testi grammaticali snobbano questa figura retorica. Lo zeugma è, infatti, una figura retorica che riunisce in dipendenza di un solo verbo piú termini dei quali alcuni richiederebbero un verbo proprio. Prende il nome dalla voce greca "zèugos" (giógo) e significa "aggiogamento", "legame" e in alcuni casi è un vero e proprio errore di grammatica. Dante, il grande Dante, "cade" volutamente in questo errore quando riunisce alla dipendenza di un unico verbo due termini, ognuno dei quali vorrebbe altra dipendenza, là dove dice: «parlare e lagrimar vedrai insieme» (Inferno, XXXIII 9). Ora, secondo la logica grammaticale, avrebbe dovuto dire, anzi scrivere: "vedrai lagrimare e udrai parlare". Le lacrime, infatti, "si vedono" e il parlare "si ode". Ma il Divino – come si sa – lo ha fatto per snellire la frase, e in lui lo zeugma non è un errore ma una forma di eleganza stilistica. E a proposito di zeugma, ma forse è meglio dire di strafalcioni, ricordate – se volete parlare e scrivere correttamente – di non dare mai il medesimo complemento a due verbi diversi, ognuno dei quali deve reggere un complemento distinto. Non dite o scrivete, per esempio, «obbedite e rispettate i vostri genitori». Obbedire, solitamente, è un verbo adoperato intransitivamente, non può reggere, quindi, il complemento oggetto come lo ha, invece, il verbo rispettare. Non "zeugmate", la sola forma corretta è: obbedite ‘ai’ vostri genitori e rispettateli. Il primo verbo, infatti, richiede il complemento di termine, il secondo il complemento oggetto. Non rispettando questa "legge grammaticale" si cade in un errore che potremmo definire "zeugma alla rovescia". Cosí pure è errato dire, anche se si sente spesso, «era simpatico e ricercato da tutti». Si dirà, ‘piú’ correttamente, «era simpatico a tutti e perciò ricercato». Un altro errore frequentissimo, e che si riscontra nei massinforma (giornali e radiotelevisioni), è quello di dare alla medesima parola (verbo) due complementi formati in modo diverso come, per esempio, «all’imputato piaceva vedere la televisione e di leggere». Sentite, oltre tutto, la stonatura? L’unica forma corretta ed elegante è: «all’imputato piaceva la televisione e la lettura». Attenzione, però, e non ci stancheremo mai di ripeterlo: in grammatica non esistono regole assolute. Molte volte ciò che è un errore, se commesso per mera ignoranza, può, al contrario, essere una forma di eleganza stilistica quando sia fatto ad arte da uno scrittore per ricavarne un certo effetto. Resta da stabilire una sola cosa: quali sono gli scrittori che si possono permettere di "far testo"? Quelli che un tempo dal salotto di Maurizio Costanzo pubblicizzavano il loro primo (e spesso unico) libro tra un consiglio per gli acquisti e l’altro, cioè tra una lavatrice e un dentifricio?
***
Ancora una parola, un verbo per la precisione, relegata nella soffitta della lingua: lingere. Sarebbe bene, invece, rimettere a lemma nei vocabolari questo verbo aulico essendo pari pari il latino "lingere" che vale accarezzare, lambire, sfiorare con la lingua.
Nessun commento:
Posta un commento