Il ragionier Piombini era fuori di sé: aveva appena appreso
che il suo collega di stanza sarebbe stato promosso al
grado superiore; mentre lui, piú anziano, era fermo al settimo livello. Era
invidioso, quindi, e trascorreva le giornate pensando a come poter 'stangare'
il suo "amico", vale a dire a quale ostacolo frapporre per impedirgli
l'avanzamento di carriera. Un giorno fu sorpreso dal figlio mentre ad alta voce
diceva fra sé e sé: "devo dargli una stangata, devo dargli una
stangata". Il figlio corse nel ripostiglio, prese una stanga di legno e,
con aria trionfante, la porse al padre: "Ecco la stanga, papà, puoi
toglierti la soddisfazione". Ci volle tutta la pazienza del padre per
convincere il figliolo che egli intendeva dire una stangata metaforica. "Donde
viene, allora, questo modo di dire?", chiese con evidente interesse il
giovinetto. "Innanzi tutto - cominciò il padre - 'essere o venire stangato'
significa ricevere un colpo, in senso figurato, da cui è molto difficile
risollevarsi; subire un rovescio di fortuna; essere fermato da un ostacolo o da
un provvedimento che 'taglia le gambe' in una determinata attività. Per
esempio, tuo fratello ha ricevuto una stangata a scuola perché è stato
bocciato; la stangata, vale a dire la bocciatura, è l'ostacolo che non ha
permesso a Giulio di essere ammesso alla classe superiore". L'espressione
si rifà a un'usanza antica: un tempo nei magazzini dei mercanti che
dichiaravano il fallimento si inchiodava una piccola stanga di legno, con i
bolli dell'ufficio preposto, per indicare che erano stati chiusi al commercio,
di conseguenza i mercanti avevano cessato l'attività. Di qui, per l'appunto,
l'uso figurato dell'espressione.
***
Letifico è la
parola che proponiamo ai nostri lettori. È un aggettivo di origine dotta,
provenendo dal latino "laetificare", a sua volta da "laetus" (lieto,
felice, gioioso, ridente e simili) e vale che dà conforto, sollievo, gioia,
letizia, secondo il contesto.
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