Un gentile blogghista di Taranto, che desidera conservare l’anonimato, ci chiede chiarimenti circa la corretta grafia di un segno musicale, il “bequadro”. Il nostro interlocutore si è imbattuto, recentemente, nella variante grafica “beqquadro” non registrata da buona parte dei vocabolari (compreso il “suo” Palazzi) in quanto - secondo tutti i linguisti e i grammatici - la sola parola con la doppia “q”, in italiano, è “soqquadro”. “Beqquadro” - si domanda e ci domanda il lettore - sarebbe termine ortograficamente errato? No, gentile amico, solo desueto. Ed è per questo motivo che viene “snobbato” da quasi tutti i vocabolari. Prima di addentrarci nel merito della questione, vediamo il significato che i dizionari danno al termine in oggetto: «Un segno che, posto davanti a una nota precedentemente alterata, la riporta al suo stato naturale». Sotto il profilo prettamente etimologico la voce è composta con “be”, antico nome della nota musicale “si”, e “quadro” in quanto a differenza del “bemolle”, rappresentato con la parte destra tonda, questo l’aveva quadrata. Questo segno, insomma, somigliante a una “b” quadrangolare, ‘distrugge’ l’effetto del diesis e del bemolle. Quanto all’antica grafia con la doppia “q” (si diceva «beqquadro» o «biqquadro») è dovuta al fatto che si tendeva a rappresentare graficamente la pronuncia “forte” della consonante “q”: beqquadro. Oggi i vocabolari privilegiano la grafia con una sola “q”, anche se quella con la doppia non può essere considerata un errore. Leggiamo dal vocabolario “Treccani”:
«Bequadro (o beqquadro; ant. biquadro) s. m. [comp. del nome della lettera b (be) e quadro, perché il b quadratum (o b durum), b di forma quadrata, nella notazione medievale indicava il si naturale, mentre il b rotundum (o molle), b di forma rotonda, indicava la stessa nota abbassata di un semitono]. – Segno del sistema moderno di notazione musicale (♮), la cui funzione è di annullare l’effetto del bemolle e del diesis, sia quando questi segni musicali alterano accidentalmente una nota, sia quando, posti in chiave, indicano una sistematica trasposizione di suono. L’effetto del doppio bemolle e del doppio diesis si annulla, normalmente, col doppio bequadro (♮♮)».
Concludendo, cortese amico, può scrivere tanto bequadro quanto beqquadro e se privilegia quest’ultima grafia nessuno potrà tacciarla di ignoranza.
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