mercoledì 17 gennaio 2024

Le nuove parole (del 2023)

 


L
e parole nuove entrate, nel 2023, nella lingua italiana secondo la Treccani. Purtroppo la quasi totalità è/sono vocaboli barbari che inficiano la lingua di Dante e di Manzoni. La Crusca dà l' "imprimatur"?

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Due parole, due, sull'avverbio invece, che si può scrivere in grafia analitica (in vece) e in grafia univerbata (invece), naturalmente non a caso.
In grafia scissa quando l'avverbio in questione assume il significato di in luogo di, al posto di: alla cerimonia era presente l'assessore alla cultura in vece (al posto) del sindaco.
In grafia univerbata se l'avverbio ha il significato di al contrario, all'opposto e simili: sembrava un galantuomo, invece si è rivelato un mascalzone.
Nell'uso corrente è spesso rafforzato dalle congiunzioni ma o mentre: ha detto di essere uscito, mentre invece è rimasto tutto il giorno chiuso in casa. È un uso prettamente familiare che — in buona lingua italiana — è meglio evitare.

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La lingua "biforcuta" della stampa

Elettra Lamborghini: «Vengo da una famiglia ricca, il mio cognome parla. Cosa e a chi dovrei dimostrare?»

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Nella lingua di Dante (non in quella cispadana) la frase "Cosa e a chi dovrei dimostrare?" va "tradotta", correttamente, in cosa dovrei dimostrare, e a chi?




 

Qui la recensione nel sito della Treccani.






 

(Le immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)


1 commento:

falcone42 ha detto...

L'Accademia della Crusca vuole salvare l'italico idioma; la Treccani reclamizza i vocaboli d'Albione. Secondo me vince la Treccani: fa più "fine"!