Le parole nuove entrate, nel 2023, nella lingua italiana secondo la Treccani. Purtroppo la quasi totalità è/sono vocaboli barbari che inficiano la lingua di Dante e di Manzoni. La Crusca dà l' "imprimatur"?
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Due parole, due, sull'avverbio invece, che si
può scrivere in grafia analitica (in vece) e in grafia univerbata (invece),
naturalmente non a caso.
In grafia scissa quando l'avverbio in questione assume il significato di in
luogo di, al posto di: alla cerimonia era presente l'assessore alla
cultura in vece (al posto) del sindaco.
In grafia univerbata se l'avverbio ha il significato di al contrario,
all'opposto e simili: sembrava un galantuomo, invece si
è rivelato un mascalzone.
Nell'uso corrente è spesso rafforzato dalle congiunzioni ma o mentre:
ha detto di essere uscito, mentre invece è rimasto tutto il
giorno chiuso in casa. È un uso prettamente familiare che — in buona lingua
italiana — è meglio evitare.
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La lingua "biforcuta" della stampa
Elettra Lamborghini: «Vengo da una famiglia ricca, il mio cognome parla. Cosa e a chi dovrei dimostrare?»
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Nella lingua di Dante (non in quella cispadana) la frase "Cosa e a chi dovrei dimostrare?" va "tradotta", correttamente, in cosa dovrei dimostrare, e a chi?
Qui la recensione nel sito della Treccani.
(Le
immagini sono riprese dalla Rete, di dominio pubblico, quindi. Se víolano i
diritti d'autore scrivetemi; saranno prontamente rimosse: faraso1@outlook.it)
1 commento:
L'Accademia della Crusca vuole salvare l'italico idioma; la Treccani reclamizza i vocaboli d'Albione. Secondo me vince la Treccani: fa più "fine"!
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