sabato 20 gennaio 2024

Due verbi adoperati impropriamente: mancare e dismettere


C
i sono due verbi, nel nostro lessico, che vengono usati in modo improprio, se non "calpestati", dalla maggior parte dei fruitori della lingua e, soprattutto, dagli operatori dell'informazione (che dovrebbero "informare" dispensando la lingua corretta): mancare e dismettere. Il primo, dunque, contrariamente a quanto attestano quasi tutti i vocabolari (ahinoi!) è solo intransitivo e con due accezioni distinte: sbagliare e morire. Nel primo significato si coniuga con l'ausiliare avere: in quell'occasione, caro amico, hai mancato (sbagliato) gravemente; nella seconda accezione richiede l'ausiliare essere: ieri è mancato all'affetto dei suoi cari il ragionier Giorgini. Oggi, chissà perché, è invalso l'uso ("benedetto" dai  dizionari) di "transitivizzarlo" dandogli l'accezione (che in buona lingua non ha) di "non raggiungere un obiettivo", "fallire uno scopo". Le cronache sportive sono un esempio lampante; si legge sempre che quel giocatore "ha mancato" il gol. Mancare, insomma, non è un sinonimo di "fallire" o, addirittura, di "mantenere". Non diremo, pertanto, "hai  mancato la promessa" ma, correttamente, "non hai mantenuto la promessa". 

E veniamo al verbo dismettere che, alla lettera, significa "non-mettere". Dismettere, dunque, vale "non mettere più", "non usare più". Dismettere un abito, per esempio; oppure dismettere un appartamento vendendolo o, comunque, dando via tutto ciò che vi è dentro. Non riteniamo appropriato, oseremmo dire errato, l'uso del verbo in questione riferito a un oggetto: dismettere il televisore. Tempo fa un quotidiano -- uno di quelli che, si dice, "fa opinione" --  titolava: "In regalo alle scuole i nostri personal computer dismessi". I personal computer (computieri) si dismettono? Poveri "massinformisti", chissà per quanto tempo hanno dovuto indossarli! Quanta fatica hanno dovuto sopportare! E poveri Dante e Manzoni, si saranno rivoltati nella tomba. 

Se saremo contestati dai soliti "linguisti d'assalto" e ci arriveranno i loro strali ci faremo scudo con il vocabolario di Ferdinando Palazzi: "(mancare) essendo intransitivo è errore usarlo col complemento oggetto; perciò non dirai mancare il colpo, ma fallirlo; mancare lo scopo, ma non riuscire allo scopo; mancare una promessa, ma venir meno alla promessa, mancare alla promessa; mancare una speranza, deluderla ll N. trasgredire, diminuire, difettare, fallire, far difetto, scarseggiare, scemare, non frequentare, marinare, disertare, tradire, sbagliare".   

E con il “Dizionario grammaticale” (per il buon uso della lingua italiana) di Vincenzo Ceppellini:"(mancare) verbo intransitivo. Quando significa ‘commettere mancanza o sbagliare’ si coniuga con avere; quando invece significa ‘venir meno, morire, spegnersi’ si coniuga con l’ausiliare essere. (…) Si noti poi che è scorretto l’uso di questo verbo transitivamente (…)".


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La lingua "biforcuta" della stampa

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Senza parole! 

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La Crusca "benedice" il termine ecovandalo, ma senza trattino. Qui,


 

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